Brindisi e i disabili: tanta strada ancora da fare

di Giancarlo Sacrestano

Ci sono storie che non si vogliono conoscere, che non è giusto che avvengano. La storia di questa settimana spacca in due il cuore e fa urlare la mente per l’assenza totale di una politica della comprensione e della gestione del handicapp, che nelle sue versioni più drammatiche, inacidiscono e rendono difficilissima la sopravvivenza.
Lo scorso 24 giugno, a Brindisi nei pressi del centro commerciale “Brin Park”, un signore disabile cade, con la propria sedia a rotelle, dal marciapiede e finisce al pronto soccorso
Era uscito dal Centro commerciale e si stava dirigendo verso la propria autovettura accompagnato dalla sua compagna, percorrendo la strada su un marciapiede abbastanza lungo, quando alla fine dello stesso si accorse che mancava lo scivolo per scendere.
Non potendo tornare indietro, visto che il marciapiede misurava appena un metro di larghezza, ha deciso di scendere dallo stesso aiutato dalla sua compagna. Ma qualcosa è andato storto ed il disabile si è ritrovato sulla strada, catapultato dalla sua carrozzina.
Momento drammatico proprio perché in quel tratto la viabilità è abbastanza sostenuta.
Soccorso grazie alla prontezza di un automobilista, che con la sua vettura ha fatto da argine, è stato soccorso anche da altre persone.
Successivamente, dopo qualche ora, a casa sua. si è sentito male ed è stato trasportato al pronto soccorso e solo verso le tre di notte è stato dimesso. Pare senza evidenze di prognosi, antipatiche e dolorose.

Con la speranza che la vicenda non abbia ulteriori ricadute per la salute del nostro concittadino, ho deciso di intervistare Cosimo Lupo, presidente di ItaliAbile, una importante e nota associazione che sviluppa la sua azione proprio nel campo della promozione di quanto ha stabilito la legge e facilita il dialogo con le Amministrazioni Pubbliche per l’adozione del Piano per la Eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A.)
Caro Cosimo, la vicenda è dramma personale ed umano. Grazie all’intervento buono e rapido di alcuni automobilisti, ma quel tratto di strada, come molto gravi sono altre testimonianze che si possono registrare in città, creano un enorme impegno per il trasporto delle persone affette da handicap.
“Al di là della vicenda umana che solo per miracolo non si è trasformata in tragedia, c’è da sottolineare la mancanza totale del Comune di Brindisi, più volte, negli anni trascorsi, invitato a rispettare la legge 41/86 che prevede l’adozione per tutti gli enti pubblici del P.E.B.A. (piano eliminazione barriere architettoniche).
Le barriere architettoniche nonché quelle culturali sono considerate generalmente fattori fortemente limitativi della partecipazione sociale ancor più dei deficit funzionali, sostiene amareggiato, Cosimo Lupo”.

Abbiamo difficoltà enormi, ma quelle culturali che ci impediscono di comprendere quanto il tema sia vicinissimo alle nostre vite, non ci rende responsabili per vicende di vita che sembrano lontane, ma che ci potrebbero coinvolgere in pochi minuti.
“La vita di ognuno può cambiare in un secondo e tutti potrebbero trovarsi a vivere sulla propria pelle l’esperienza di una sofferenza che rende impotenti.
Questa consapevolezza non deve spaventare, ma dovrebbe spingere ciascuno di noi a lavorare per costruire una società più giusta e solidale.
Le Istituzioni non possono eliminare la sofferenza e il dolore, ma senza dubbio devono tutelare i più deboli e cogliere quelle sfide importanti che, se non hanno risposte concrete e immediate, alimentano ogni giorno di più paura, disagio e disperazione”.

Qual è la cura per la paura, del disagio, della disperazione?
“Il Comune di Brindisi è stato più volte sollecitato e diffidato ad adottare il P.E.B.A., attraverso strumenti di dialogo, di convegni, di proposte ma evidentemente l’amministrazione presente e passata preferisce rimanere nel proprio immobilismo e nella propria indifferenza piuttosto che mantenere fede ai propri impegni morali, sociali e di legge”.
Quello che è successo a Brindisi qualche giorno fa è un fatto molto grave che per miracolo non si è trasformato in tragedia.
“Non vengono rispettate le leggi sull’abbattimento delle barriere architettoniche!!!”.

I disabili, quindi promettono battaglia senza quartiere. Ma cosa sono le barriere architettoniche? Quali sono gli strumenti che ci permettono di abbatterli?
“Le barriere architettoniche sono un vero e proprio malessere della società civile.
Nata da una errata interpretazione degli architetti fra ambiente e progettazione ne è venuto fuori un mostro sociale per creare disuguaglianze e dipendenza.
Viene definita barriera architettonica qualunque elemento costruttivo che impedisca o limiti gli spostamenti o la fruizione di spazi e servizi nei confronti di chiunque abbia una limitata capacità motoria o sensoriale”.

Quali sono gli strumenti legali?
“Strumenti giuridici ce ne sono in Italia e sono tra i migliori, ma manca la cultura per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche e mentali. Uno di questi strumenti è senz’altro il P.E.B.A.”.
Potresti spiegare cos’è il piano per la eliminazione delle barriere architettoniche?
“Il P.E.B.A. (Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche) è un documento disciplinato dall’art. 32, comma 21 della legge n. 41/1986 e dall’art. 24, comma 9 della legge n. 104/1992. Si tratta di uno strumento di partenza utilizzato per conoscere gli ostacoli presenti all’interno di un edificio pubblico o privato, così da arrivare alla redazione dei Piani Pluriennali di Abbattimento delle stesse barriere. Sostanzialmente, quindi, aiutano alla realizzazione di interventi per superare i conflitti uomo-ambiente, così come definiti dal documento ICF del 2001”.

Qualche esempio di barriera architettonica?
“Esempi classici di barriera architettonica sono: marciapiedi troppo stretti o senza scivoli, scalini, porte strette, pendenze eccessive, spazi ridotti ma anche i banconi dei bar, degli uffici postali, delle banche, degli uffici pubblici troppo alti, sentieri di ghiaia o con fondo dissestato, semafori privi di segnalatore acustico o oggetti sporgenti;
Possiamo affermare che dalla definizione di barriera architettonica, anche attraverso la lettura del documento ICF del 2001, siamo passati al concetto di conflitto uomo-ambiente, ovvero a quella serie di ostacoli e impedimenti, di forma temporanea o permanente, che impediscono all’utente di fruire in piena sicurezza di tutta quella serie di funzioni, attrezzature e servizi che lo spazio antropizzato dovrebbe garantire a tutte le categorie d’utenza. In tal senso accanto alle barriere fisiche e percettive si apre il mondo delle barriere comunicative, ovvero di tutti i segnali che l’ambiente genera nei confronti dei propri fruitori”.

La legge impone comportamenti tecnici ed amministrativi per rendere vivibile lo spazio anche per coloro i quali hanno eventuale difficoltà a muoversi.
“Attualmente, se si progetta per gli spazi ed edifici pubblici o per quelli privati bisogna fare riferimento a due distinti filoni normativi, da un lato quello pubblico, con il D.P.R. 503/1996 (Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici) e dall’altro il privato con il D.M. 236/1989 (Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche).
Si tratta di due decreti importanti che contengono i requisiti tecnico progettuali per una progettazione accessibile e dettano criteri e specifiche tecniche per spazi e componenti. Questi provvedimenti si ricollegano a due diverse normative, la legge 30 marzo 1971, n. 118, art. 27 (Barriere architettoniche e trasporti pubblici), e la legge n. 13 del 9 gennaio 1989 (Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati).
Sebbene le normative indichino quando e cosa fare, per sapere come farlo è necessario studiare i decreti attuativi. Ma i progettisti si trovano difronte a un quadro frammentato di disposizioni che, in mancanza di un sostegno formativo adeguato, rischiano di generare insicurezza nelle scelte progettuali da adottare nei diversi casi”.
Siamo di fronte ad un complesso sistema di regole e di leggi che vanno applicate, com’è giusto nel rispetto della Costituzione.
“Se alle due citate norme aggiungiamo la legge 104/1992 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, Art. 24 – Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche), i Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A. – art. 32, comma 21, legge 41/1986) e il DPR 380/2001 (Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, artt. 77- 82 – Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, pubblici e privati aperti al pubblico), il quadro si complica ulteriormente.

L’eliminazione delle barriere architettoniche è un diritto sancito dalla nostra Costituzione; una legge del 1989/13 ha successivamente definito le modalità secondo le quali questa eliminazione deve avvenire, stabilendo che i criteri da seguire per l’abbattimento degli ostacoli sul cammino delle persone disabili devono tener conto di tre condizioni: l’accessibilità, intesa come garanzia di transitare comodamente in un luogo, presuppone la possibilità di raggiungere in sicurezza e autonomia un determinato ambiente, anche da parte di persone con capacità motoria ridotta o impedita; l’adattabilità rappresenta la possibilità che un luogo sia modificato, nel tempo e nello spazio, allo scopo di renderlo completamente fruibile anche da quei soggetti che presentino limiti della capacità sensoriale o motoria; la visitabilità, infine, è l’opportunità offerta a tutti, quindi anche alle persone disabili, di accedere agli spazi di relazione di un edificio, siano essi luoghi di lavoro, di soggiorno, di servizio o di alloggio”.

Caro Cosimo, fin qui regole e discipline, ma ora anche un po’ di cronaca. Qual è la situazione in provincia di Brindisi?
“In alcuni comuni della Provincia di Brindisi, come Mesagne, Erchie, Torre Santa Susanna, Latiano, san Vito dei Normanni è stato predisposto un piano P.E.B.A. per l’eliminazione delle barriere architettoniche, grazie al lavoro di ItaliAbile e dei suoi architetti, illustrando che cosa sia il P.E.B.A., come lo si scrive, come accompagnare i Comuni nella adozione di questo strumento legislativo voluto da una legge del 1986/41 e come ottenere i finanziamenti .
Per gli altri Comuni, in particolare per il Capoluogo, Brindisi, ItaliAbile presenterà un esposto alla Procura di Brindisi per violazione di legge sulla adozione del P.E.B.A. e abuso d’ufficio. Ci sono delle leggi, vanno rispettate – sostiene il presidente Cosimo Lupo – . Ogni giorno i disabili toccano con mano – prosegue nella sua condivisa analisi – la non osservanza delle leggi e mi rendo sempre più convinto che le leggi sull’abbattimento delle barriere architettoniche sono forse tra le meno rispettate dagli amministratori pubblici”.
La vita di un disabile non è facile e scarso è l’aiuto che riceve.

“Ogni giorno ci trovano a combattere contro le barriere architettoniche: scalini per entrare negli edifici, mancanza di pedane che facilitano l’accesso alle carrozzine, marciapiedi e strade sconnessi, vero pericolo non solo per i disabili ma per tutti di cittadini. Ma anche nessun tipo di accorgimenti per tutelare i non vedenti e sordomuti. Per non parlare poi di nessun programma di sprono, di inserimento di cittadinanza attiva nei vari settori come lo sport, se non quelli di puro intervento assistenzialistico che ItaliAbile rifiuta a priori.
Eppure le leggi esistono, sia nazionali che regionali e in esse sono indicate norme, procedure e finanziamenti per abbattere le barriere architettoniche sia per gli enti pubblici che per i privati cittadini.
In genere gli amministratori rispondono che non ci sono soldi, che non ci sono risorse economiche.
Ma che tipo di risposta è questa!!! Ma perché in campagna elettorale fanno promesse di abbattimento e poi ci dicono che non ci sono soldi?
Qui comunque siamo di fronte ad una legge e l’unica promessa è quella di rispettarla!!!”.