Si è concluso ieri, 24 giugno, con una sentenza favorevole, il procedimento penale iniziato nel 2014 nei confronti dell’ex sindaco di Brindisi Mimmo Consales e dell’ingegnere Gaetano Padula, al tempo dirigente del settore Pubblica Istruzione, accusati a vario titolo di induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso d’ufficio e falso ideologico e materiale.
Il Tribunale di Brindisi in composizione collegiale (presidente Valerio Fracassi, con Tea Verderosa e Giuseppe Caputo) ha dichiarato l’intervenuta prescrizione dei reati ascritti agli imputati, e accogliendo la tesi dei difensori Massimo Manfreda, Vincenzo Farina e Carlo Carrieri, ha escluso la sussistenza dell’aggravante del secondo comma dell’articolo 476 del codice penale, pure contestata dalla Procura (aggravante che ricorre quando oggetto della presunta falsificazione sia un atto avente pubblica fede, cioè un atto la cui efficacia probatoria – quanto alla provenienza dal pubblico ufficiale e quanto ai fatti che il pubblico ufficiale assume essere avvenuti in sua presenza – non può essere messa in discussione se non proponendo querela di falso).
La vicenda giudiziaria, che si inserisce nell’ambito della gara per l’affidamento del servizio di refezione scolastica del Comune di Brindisi, prese avvio quando gli imprenditori Vito e Domenico Ladisa querelarono l’allora sindaco Consales asserendo che questi aveva preteso, in cambio della vittoria della gara, una tangente di 200mila euro, che sarebbe servita a finanziare il Brindisi Calcio, l’assunzione di quattro lavoratori, nonché l’assicurazione che un imprenditore vicino al primo cittadino avrebbe dovuto realizzare il centro cottura dei pasti destinati a servire tutte le scuole brindisine. Consales ha sempre definito infondate le accuse rivoltegli dai due, ritenendole un gesto di ritorsione nei confronti del sindaco, che si rifiutò di annullare la gara persa dai Ladisa.
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