di GIANMARCO DI NAPOLI
L’imprenditore che si è aggiudicato la gara d’appalto per la gestione della ristorazione di Cala Materdomini, proditoriamente ribattezzata “Seaty Beach”, ha fatto il suo mestiere, inutile prendersela con lui. Ha individuato nelle pieghe del bando del Comune possibili falle che gli hanno consentito, almeno per il momento, di erigere una palizzata che privatizza anche esteticamente quella che doveva essere la prima spiaggia comunale brindisina togliendola di fatto alla vista dei passanti. In più ha ritenuto di poter estendere la gestione di cui sopra non solo al bar e al ristorante che si affacciano sulla cala ma di mettere in vendita quattro file di lettini con ombrelloni, a prezzi per altro considerevoli, nonostante l’Amministrazione comunale avesse celebrato Cala Materdomini come uno stabilimento balneare completamente gratuito. Un imprenditore, per definizione, investe denaro per trarne profitto e dunque è legittimo pensare che chi ha ottenuto quella concessione abbia come obiettivo quello di guadagnare il più possibile. Se lo fa rispettando il bando, o sfruttando le sue possibili lacune, non può essere condannato. Le responsabilità sono altrove.
Dal Comune fanno sapere che “l’interpretazione del bando da parte dell’imprenditore che ha ottenuto la concessione è sbagliata”. Un’affermazione che già in sé fa ipotizzare un’ambiguità nella stesura dell’annuncio di interesse pubblico. La redazione di un bando, per una pubblica amministrazione, è un atto di assoluta importanza e ne vanno misurate non solo le parole, ma anche i punti, le virgole e i punti e virgola. Un bando non può essere “interpretato” ma rispettato e se chi lo vince riesce a insinuare un dubbio evidentemente non è scritto bene.
Non sappiamo come si concluderà il “blitz” con il quale il gestore del punto di ristoro ha prima oscurato la vista del mare dalla strada, alzando le palizzate, e poi ha addirittura pubblicato un listino prezzi attraverso il quale è possibile prenotare per tutta la stagione ombrellone e due sdraio, disposti in quattro file diverse, per tutta la stagione estiva. Il Comune fa sapere di aver convocato con urgenza il gestore “per opportuni chiarimenti”.
Magari l’imprenditore si lascerà convincere e abbandonerà il suo progetto di dedicarsi, oltre che al ristoro, anche alla creazione di uno stabilimento balneare nella spiaggia comunale. Ma non è escluso che vada avanti per la sua strada, aprendo da subito una battaglia legale con l’ente (l’affidamento dura tre anni) e impugnando eventuali provvedimenti davanti al Tar, tentando di scavallare l’estate con una sospensiva in tasca.
Ma non è questo il punto.
Comunque vadano le cose, il Comune non ci ha fatto una bella figura. Prima ritrovandosi davanti al fatto compiuto della palizzata eretta al confine con la strada. E poi dovendo rincorrere il listino prezzi relativo alla sua spiaggia, costretta a giustificarsi con l’opinione pubblica che, legittimamente, contestava al sindaco (e non al privato) il mancato rispetto dell’impegno alla base del progetto “Cala Materdomini”, ossia quello di offrire una spiaggia e suoi servizi completamente gratis ai brindisini e ai turisti. Tanto che è in circolazione un video che paracula il sindaco.
Ora, comunque si concluda questa storia, speriamo diventi uno spunto di riflessione per l’Amministrazione comunale. La gestione del settore turistico viene interpretata da mesi come se l’obiettivo non sia quello di promuovere il patrimonio storico e paesaggistico della città, ma di promuovere se stessi. Esiste una specie di “giunta del sopralluogo a prescindere”, i cui assessori effettuano sopralluoghi, immancabilmente documentati da foto che li ritraggono meditabondi nel sito da “sopralluogare”, con la sistematica promessa di sviluppi turistici, da venditori d’aria pura in lattina ai negozi di souvenir. Così come banale, fuori luogo e inutile è apparsa questa svolta anglofona imposta al marchio della città.
E mentre la giunta sopralluogante si arrovellava sul nuovo brand “Sea”, al Seaty Beach scavavano i buchi per gli ombrelloni a 1.700 euro.
La precisazione dell’Amministrazione comunale
“Ad ulteriore chiarimento di ciò che è stato scritto nel bando comunale, voglio precisare che la spiaggia di Cala Materdomini è libera e gratuita e tale resterà.
Nel bando è affidata la gestione della struttura presente come locale di somministrazione; ciò significa che i gestori possono allestire una parte (B3) con tavolini ed ombrelloni esclusivamente per la somministrazione, come previsto nel regolamento comunale Dehors che si applica a tutti i locali di pubblica somministrazione in città.
In termini più semplici, sedute, tavolini e ombrelloni non possono essere affittati ma sono funzionali all’attività di ristorazione.
Tutto ciò è stato ulteriormente spiegato ai gestori nel corso dell’incontro avvenuto ieri. Così come è stato richiesto di rimuovere il canneto realizzato senza alcuna richiesta di autorizzazione presentata”, lo dichiara il sindaco Riccardo Rossi.