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Un agente di Polizia Penitenziaria è stato aggredito nei giorni scorsi nel carcere di Taranto da un detenuto di alta sicurezza, ex collaboratore di giustizia riportando diverse ferite e una frattura ad una vertebra: lo ha comunicato la Fp Cgil, precisando che “l’agente è stato sorpreso alle spalle mentre apriva una cella, ma fortunatamente, nonostante i pochi poliziotti presenti in servizio in quel momento, l’intervento tempestivo dell’ispettore di sorveglianza e del comandante di reparto ha impedito conseguenze più gravi”.
“La situazione che si è verificata è la diretta conseguenza di decisioni inadeguate da parte dell’amministrazione centrale e del Ministero della giustizia, che hanno optato per una riduzione delle piante organiche negli istituti penitenziari, aggravando le condizioni di lavoro già estreme per il personale”, ha dichiarato Mimmo Sardelli, segretario generale della Fp Cgil Taranto.
Per Luca Lionetti della Fp Cgil Polizia Penitenziaria, gli agenti “sono costretti a lavorare in turni estenuanti, ben oltre le 6 ore previste, in un modello organizzativo che non garantisce i minimi livelli di sicurezza. Le criticità si estendono anche all’area sanitaria, rendendo insostenibili le condizioni quotidiane di lavoro”.
Quella del 26 aprile nel carcere di Taranto non è l’unica aggressione nei penitenziari pugliesi nel corso degli ultimi giorni: come ha riferito Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto dell’OSAPP, l’organizzazione sindacale della Polizia Penitenziaria, il 22 aprile a Foggia “un agente ha riportato 10 giorni di prognosi per un calcio inferto da un detenuto di origini albanesi”, mentre il 24 aprile a Lecce “un poliziotto è stato colpito da un pugno al volto dopo aver provato a calmare un gruppo di detenuti coinvolti in una rissa”.
“Quanto accaduto è grave specie perché mancano nelle carceri pugliesi i requisiti di sicurezza per l’incolumità degli agenti. Servono interventi strutturali e un aumento degli organici della polizia penitenziaria”, ha denunciato Montesano.
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