di Lucia Pezzuto per il7 Magazine
Aveva chiamato il magistrato di turno perché il Pronto Soccorso era intasato ed era stata anche indagata per la morte di una donna in astanteria, medico si licenzia. In un momento in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza dei Pronto Soccorso di Brindisi, proprio a causa della carenza di personale, l’ospedale Perrino perde un altro medico. La sua presa di posizione aveva fatto discutere perché in un Pronto Soccorso intasato dall’arrivo di pazienti che necessitavano cure, aveva allertato il magistrato di turn che sua volta aveva allertato i carabinieri. Era la sera del 7 novembre scorso e nel Pronto Soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi vi erano solo due medici di turno sommersi dai pazienti molti dei quali arrivavano anche dall’intera provincia con i mezzi del 118 e mezzi propri.
I due sanitari erano in affanno tanto da non riuscire a garantire l’assistenza entro i quindici minuti, così come prevedevano i codici di accesso. Ad un certo punto si erano ritrovati a doversi occupare di più di trenta pazienti. I due professionisti dopo aver tentato invano di chiamare i vertice dell’ospedale per spiegare la situazione e chiedere aiuto, come ultima istanza avevano allertato il magistrato di turno, che a sua volta ha fatto intervenire i carabinieri al Pronto Soccorso.
Da una relazione stilata dai due medici venne evidenziato che quella sera c’erano in attesa 24 pazienti in codice arancione che attendevano il loro turno, ed altri 10 erano in codice verde e azzurro. Ai quali si aggiungevano i pazienti lasciati in consegna dai colleghi del pomeriggio. Prima di chiamare in Procura i due operatori sanitari avevano tentato invano di contattare i vertici dell’ospedale, senza alcun riscontro. Quella notte in astanteria morì la ventitreesima paziente in attesa, una donna di 77 anni che era arrivata dall’ospedale di Ostuni in ipoglicemia. Un vicenda complessa per la quale la Procura di Brindisi ha aperto le indagini dopo la denuncia della famiglia della 77enne. Per la morte della donna risultano iscritti nel registro degli indagati i due medici di turno quella sera al Pronto Soccorso, il direttore generale, quello sanitario ed il capo dipartimento. Un atto dovuto e per il quale ora la giustizia farà il suo corso. Uno dei due medici indagati il mese scorso si è dimesso. La professionista, originaria della Sicilia, era in servizio presso l’ospedale Perrino di Brindisi da circa due anni. Specializzata in Medicina Interna aveva vinto il concorso proprio per il Pronto Soccorso.
“Una persona coscienziosa ed in gamba- dicono i colleghi- uno tra i professionisti più validi. Non perdiamo semplicemente un medico, ne perdiamo due, perché vale doppio”. La professionista nei mesi scorsi aveva già presentato la richiesta di aspettativa ma l’Azienda Sanitaria l’aveva rigettata perché il Pronto Soccorso era già da tempo in affanno con il gravissimo problema legato alla carenza di personale. Evidentemente il medico ha ritenuto di non avere altra scelta ed allora ha deciso di licenziarsi. Lo scorso 22 dicembre la dottoressa ha svolto il suo ultimo turno, è stata presente tutta la notte nel Pronto Soccorso e poi al mattino ha salutato i colleghi ed è andata via.
“Le dimissioni della dottoressa sono state un ulteriore elemento di allarme- dice il direttore generale della Asl di Brindisi- Flavio Roseto- non è dato sapere quali siano le motivazioni di questa sua scelta ma al tempo stesso ha acceso un ulteriore faro sulle difficoltà del Pronto Soccorso. Ora stiamo prendendo degli accorgimenti , decisioni che a non tutti piacciono ma il servizio di assistenza al Pronto Soccorso è garantito”. Il 30 dicembre scorso è stato dichiarato lo stato di emergenza dei Pronto Soccorso di Brindisi, il direttore generale della Asl, Flavio Roseto, lo ha cmunicato al prefetto. La situazione era e resta, i Pronto Soccorso della provincia di Brindisi erano già da tempo in difficoltà ed a nulla sono valse le strategie adottate sino a questo momento per risolvere la cronica carenza di personale che mette in ginocchio le strutture di Brindisi, Ostuni e Francavilla.
Lo dice anche il direttore generale Roseto nella sua missiva indirizzata al prefetto nella quale due settimane fa annunciava lo stato di emergenza. “Dal lato assistenziale si continuano a garantire i LEA, dall’altro le procedure di reclutamento ad oggi non hanno consentito di ripristinare l’organico di ruolo con tutte le difficoltà che ne derivano”. Allo stato attuale nei tre Pronto Soccorso della provincia di Brindisi vi sono, infatti, 13 medici in tutto, di cui 7 di ruolo, a fronte di 45 unità previste dal Piano Triennale del Fabbisogno di Personale. Di queste una unità è andata in quiescenza qualche giorno fa.
“Lo spostamento dei medici dalle unità operative di degenza al Pronto Soccorso , nel medio-lungo periodo creerà difficoltà nella gestione dei posti letto, nell’assicurazione di tutte le attività delle unità operative, nella gestione delle liste d’attesa e là dove si dovessero contrarre posti letto, nello stesso Pronto Soccorso per difficoltà al ricovero del paziente che vi accede”. Alla luce di tutto questo e dopo il vertice con i sindaci della provincia di Brindisi svoltosiil mese scorso, la Asl ha chiesto ed ottenuto dalla Regione Puglia l’adozione di misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza. La direzione strategica aveva chiesto in particolare di essere autorizzata ad adottare misure straordinarie, come ad esempio distaccare temporaneamente, nei Pronto soccorso, medici provenienti da altri reparti. “Abbiamo accolto senza indugio l’appello dei sindaci” ha dichiarato il direttore generale Asl Brindisi Flavio Maria Roseto “perché siamo consapevoli che l’emergenza al Pronto soccorso richiede soluzioni immediate, indifferibili e straordinarie”. Senza considerare che qualche mese prima , il 5 settembre per la precisione , proprio i medici avevano dichiarato lo stato di agitazione.
La vicenda delle dimissioni della dottoressa si aggiunge, quindi, ad una serie di eventi che in questo momento rendono molto teso il clima nel Pronto Soccorso brindisino. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà tra le quali lavorano i pochi medici rimasti e gli sforzi che tutti loro impiegano per garantire la sicurezza delle cure. Sulla durata di questo stato di emergenza nessuno si esprime, o meglio come già detto dall’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, bisogna considerarla come una “seconda pandemia, quanto durerà ? al momento pensiamo ad affrontarla”.