Da Jaddico a Torre Testa, sulla rotta delle tartarughe

Una delle zone costiere più belle ed interessanti, sia dal punto di vista storico che naturalistico, di Brindisi è, senza ombra di dubbio, Giancola che, con le sue spiagge sabbiose, l’antica torre costiera, il canale, gli stagni temporanei, la ricchezza di vegetazione e di fauna selvatica, le antiche fornaci romane, i cui resti sono ancora visibili, come anche l’antico tracciato di basole della via consolare Appia-Traianea e la palude, fino alla foce del canale, non avrebbe nulla da invidiare alla vicina Torre Guaceto, se non fosse lo stato di degrado che, da alcuni anni a questa parte, regna in gran parte del litorale nord.
Probabilmente non sono molti quelli che conoscono l’origine del toponimo Giancola che altro non sarebbe che la contrazione del nome di battesimo del proprietario dell’antica masseria costruita nel XVI secolo e che comprendeva, fra i suoi vasti possedimenti, anche l’intera zona, vale a dire Giovanni Nicola (da cui Gian-Cola) Villanova.
Il canale Giancola è quello che costeggia il Santuario di Jaddico e giunge fino al mare dove si biforca in una doppia foce: quella a nord sfocia a margine della ex-spiaggia della Provincia; quella a sud, senza ombra di dubbio più suggestiva e spettacolare, sbuca sotto il promontorio roccioso sopraelevato su cui sorge l’antica torre costiera, costruita nel XVI secolo, conosciuta come Torre Testa, ma il cui nome completo originario è Torre delle Teste di Gallico, in brindisino antico “Jaddico”, derivante non tanto da gallo – anche se un altro dei nomi con cui viene chiamato il promontorio costiero dove sorge la torre è Capo Gallo – quanto dall’antica parola longobarda “wald”, cioè foresta, a testimonianza di quello che doveva essere, in tempi antichi, quella zona ricca di acqua dolce e, appunto, foreste.
Non è un caso, infatti, che uno dei primi insediamenti di uomini preistorici, per quanto concerne le zone costiere brindisine, fu proprio alla foce di Giancola, dove gli archeologi hanno rinvenuto testimonianze certe (utensili in selce lavorata) di presenza umana risalente al periodo Paleolitico, cioè alla cosiddetta età della pietra, databili a 12.000 anni addietro, quando i primi abitanti trovarono riparo nelle cavità naturali ancora visibili in prossimità della foce ed a cui madre natura forniva anche acqua dolce e cibo a volontà, sia dalle piante che dagli animali selvatici che si andavano ad abbeverare, nonchè dal ricco mare pescoso dove abbondavano anche crostacei e molluschi.
L’area di Giancola fu abitata anche nei successivi periodi Mesolitico, Neolitico e fino all’età del Bronzo.
Ma Giancola, dalla costa fino all’entroterra, è anche la zona dove, in età romana, furono fiorenti l’agricoltura, con la coltivazione di rinomati vigneti da cui si ricavava il miglior vino dell’impero e l’industria dell’epoca: infatti famosissime sono le antiche fornaci in cui più di duemila anni addietro, si producevano anfore per la conservazione di vino ed olio, i più classici ed intramontabili prodotti locali.
A dire il vero, ancor oggi, le paludi di Giancola sono inframmezzate da ricchi e rigogliosi vigneti delle Tenute Rubino che, in onore di questo passato, hanno commercializzato alcuni dei loro vini più pregiati con i nomi degli antichi romani Visellio ed il liberto Saturnino che, come è testimoniato da incisioni ritrovate sulle anse delle anfore di terrecotta prodotte nelle fornaci di Giancola, hanno gestito le fornaci nel periodo di maggiore splendore, vale a dire quello augusteo
Tornando alla situazione di degrado in cui abbiamo trovato la zona di Giancola durante la consueta passeggiata naturalistica in compagni della biologa Paola Pino d’Astore, probabilmente a breve le cose potrebbero cambiare, in senso positivo, dal momento che verso la fine dello scorso anno la Regione Puglia ha accolto la richiesta di finanziamento di un progetto presentato dal Comune di Brindisi che consentirà di accedere a fondi per dare ben più di una pulitina alla zona dal momento che si dovrebbe procedere alla demolizione dei ruderi della ex spiaggia della Provincia con il ripristino dello stato naturale dei luoghi e del suo vasto arenile sabbioso, alla creazione di una passeggiata ecologica attraverso un sentiero che da Giancola condurrà fino al Bosco del Compare, con la creazione anche di due capanni per il birdwatching, cioè per osservazione di uccelli e fauna selvatica in generale, una generale manutenzione e sistemazione del vasto canneto che ha una estensione di oltre cinquanta ettari e, cosa davvero importante, la riqualificazione, finalmente, di Torre Testa, che dovrebbe essere adibita a centro visite dell’area protetta.
Ricordiamo che Torre Testa fu interessata una decina di anni fa da alcuni lavori di messa in sicurezza, atti ad evitarne il crollo e la rovina definitiva, ma che, in mancanza di ulteriori interventi, abbiamo potuto constatare di persona che si trova in una situazione a dir poco fatiscente.
Particolarmente allarmante è, in loco, anche la situazione dell’alta falesia rocciosa, interessata da crolli fin sotto la base della torre, che lascia temere, se non si dovesse effettuare un qualche intervento mirato, un possibile crollo del costone in mare con buona pace della vecchia torre costiera.
Siamo partiti dal Santuario di Jaddico per giungere, dopo aver attraversato ricchi vigneti e zone paludose, seguendo sempre il corso del canale, fino alla sua foce, sotto Torre Testa; durante il tragitto abbiamo avuto modo di vedere, purtroppo intervallati da cumuli di immondizia di ogni genere, anche zone incontaminate dove la natura selvaggia la fa ancora da padrona e dove gli animali selvatici quasi non avvertono la presenza dell’uomo.
Come di consueto, durante la passeggiata, abbiamo posto, a beneficio dei lettori, qualche domanda alla dott.ssa Pino d’Astore che, ancora una volta, ci ha fatto da guida in questo percorso naturalistico
Quali sono gli elementi naturali che caratterizzano maggiormente la zona di Giancola?
“Percorrendo la litoranea a nord di Brindisi, Giancola appare all’istante come un naturale belvedere, proteso sul mare con il suo suggestivo promontorio dove resiste (all’incuria, al tempo ed ai marosi) la torre costiera, Torre Testa, testimonianza di una storia antica.
Ai lati della torre, acque interne raggiungono il mare, attraversando (dal lato a nord ovest) una bella spiaggia sabbiosa, conosciuta come ex lido Provincia.
Ma da dove arriva quest’acqua? Basta voltare lo sguardo verso l’interno per accorgersi che vi è un ambiente naturale palustre caratterizzato da un vasto canneto di cannuccia di palude che si sviluppa lungo la valle imbrifera di un corso d’acqua. Si tratta del Canale Giancola che nasce a circa 8 km di distanza presso Masseria Marmorelle in agro di Brindisi, oltre la ex SS16 (Brindisi – San Vito dei Normanni). L’acqua (proveniente da falda freatica superficiale e da apporto meteorico) da tempo si è fatta strada lungo terreni limo-argillosi e sabbiosi, fino a modellare le pareti dei versanti prossimi alla foce.
La presenza di habitat come i “Pascoli inondati mediterranei” e “Stagni temporanei mediterranei”(habitat anche prioritario) ha attribuito alla foce di Giancola il valore di Sito di Interesse Comunitario (SIC) che porterà, come iter istitutivo, alla sua designazione come Zona Speciale di Conservazione, oltre ad essere Oasi di protezione faunistica ed area oggetto di vincoli paesaggistici ed ambientali.
Il vasto canneto ospita uccelli acquatici come Folaga, Gallinella d’acqua, Tuffetto, Tarabusino (airone di piccole dimensioni) e le immancabili anatre di superficie come il Germano reale che in tre si sono sollevate in volo da uno stagno, durante la nostra passeggiata. Tra le canne, vive anche l’elusivo Porciglione e si ascolta il verso della Cannaiola o dell’Usignolo di fiume. Più di un Falco di palude sorvola il canneto in attività di caccia, alla ricerca di piccoli mammiferi (topi d’acqua), uccelli e rettili e durante la passeggiata ne osserviamo due vicini a bassa quota. Ma non solo. Infatti l’ambiente palustre è arricchito da anfibi come la Raganella italiana, il Rospo smeraldino e serpenti come la Natrice dal collare, più nota come biscia d’acqua.
Affacciandoci sulla vallata, abbiamo potuto ben osservate i versanti ricoperti da macchia mediterranea arbustiva e cespugliosa (dove nidificano passeriformi quali Capinera, Cardellino, Occhiocotto, Verdone e Verzellino), mentre un Gheppio (castarieddu) passa sulle nostre teste, intento a raggiungere e a perlustrare la zona di confine tra la macchia e gli incolti o coltivi. Camminando tra la vegetazione troviamo le piste, ovvero piccoli sentieri ben tracciati e percorsi con una certa frequenza da mammiferi come la Volpe e chissà, a cercarlo bene, anche dal Tasso”.
Ricordo che da piccolo, perciò un bel po’ di anni fa, nel canale Giancola, anche dalle parti del santuario di Jaddico, era possibile vedere, con una certa frequenza, delle belle tartarughe col carapace nero, picchettate di giallo; ci sono ancora le testuggini palustri?
“Assolutamente si e fortunatamente si tratta della nostra specie europea, la Emys orbicularis, protetta dalla Direttiva Habitat e da Convenzioni internazionali. Attraverso il lungo lavoro svolto dal Centro Fauna Selvatica della Provincia di Brindisi (prossimo alla riapertura), sappiamo che la specie è ben distribuita negli ambienti palustri del nostro territorio provinciale, ma le popolazioni sono in declino a causa dell’inquinamento delle acque, degli interventi di bonifica dei corsi d’acqua con frammentazione o perdita di habitat, fino ad arrivare alla diretta competizione in natura con la specie esotica, la Trachemys spp, (di origine americana e meglio conosciuta come testuggine dalle orecchie rosse o gialle). La vendita, in quanto animale d’allevamento, è ormai vietata e in ogni modo chi ancora le detiene in casa non le deve assolutamente abbandonare in ambiente naturale.
Lungo il decorso del canale Giancola verso la sorgente, superato il Santuario di Jaddico ed oltre la SS379 , ricordo l’osservazione in natura di 4 esemplari di Emys placidamente esposte al sole, come piace tanto fare ai rettili. Con me c’era l’indimenticabile veterinario erpetologo Paolo Friz, grande amico, sempre pronto a prestare soccorso ad ogni creatura selvatica bisognosa di cure.”
Al termine di questa bella passeggiata siamo giunti al promontorio, dove sorge la torre, quali sono gli elementi che attirano maggiormente la tua attenzione?
“Frammenti di terracotta e selce a forma di punta di freccia, ovvero tracce della storia antica del luogo. Subito dopo, l’osservazione di altri due habitat di interesse comunitario, uno sul promontorio definito gariga costiera, ovvero l’insieme di quelle piante che resistono ad estreme condizioni di vita nella loro forma cespugliosa e l’altro, quello delle dune mobili, la cui sabbia bianca è modellata dall’azione del vento e del moto ondoso, fino ad accumularsi lungo la litoranea e a ridosso di uno degli stagni di Giancola.
E soprattutto, il ricordo di una grande emozione: la prima nidificazione accertata e documentata nel territorio provinciale brindisino di una tartaruga marina della specie Caretta caretta, proprio lì, nella spiaggia ex Lido Provincia.
Era il pomeriggio del 03 ottobre 2013, quando la Capitaneria di Porto mi contattò, come referente del Centro Fauna Selvatica della Provincia di Brindisi, per una segnalazione di piccoli di tartaruga rinvenuti sulla spiaggia di Giancola dal custode del lido. In effetti si è trattato di 33 neonati di Caretta caretta, che alla nascita avevano preso la direzione sbagliata (opposta al mare) e che quindi sono stati assistiti per il rapido raggiungimento del loro ambiente naturale. Alle operazioni parteciparono, oltre al Centro Fauna Selvatica della Provincia, la Capitaneria di Porto, il Servizio Veterinario ASL/BR e la Polizia Provinciale.
Non si può affermare che Giancola è un sito di nidificazione di tartarughe marine perché un solo caso noto, occasionale e per giunta tardivo non è sufficiente per dirlo, ma resta, come punto fermo, l’affascinante ed interessante scelta di quella femmina di Caretta caretta verso la bellissima spiaggia sottostante Torre Testa di Gallico, che merita di essere ripulita e mantenuta tale. Chissà, un giorno, potrebbe ritornare una tartaruga marina esploratrice, alla ricerca di nuovi siti riproduttivi e trovare attraente e sicura la distesa sabbiosa, dove sfocia il canale Giancola”.
(La foto di copertina è di Pier Paolo Cito)