Erchie: dopo la conferma degli arresti domiciliari, il sindaco Nicolì si è dimesso

All’indomani del rigetto, da parte del Tribunale del Riesame, della richiesta di revoca dell’ordinanza che ne ha disposto la misura degli arresti domiciliari, il sindaco di Erchie Pasquale Nicolì si è dimesso.
Con una lunga nota diffusa per il tramite del suo difensore, rivolgendosi direttamente ai suoi concittadini, Nicolì, che ai sensi della legge Severino era già stato sospeso dalle funzioni dalla Prefetta di Brindisi Michela La Iacona, ha esordito appellandosi a quel principio di legalità che, stando alle tesi della Procura di Brindisi sposate dalla GIP Barbara Nestore, avrebbe ripetutamente violato e dichiarando con una certa solennità che il “sogno del cambiamento”, che ha animato la sua amministrazione “è divenuto irrealizzabile”. Ha poi parlato di “efferato, continuo e costante accanimento delle opposizioni contro ogni forma di cambiamento” e “granitica, gattopardiana volontà della struttura amministrativa del comune di conservare i propri privilegi”, giustificando la sua azione amministrativa con la “volontà di innovazione, progresso e cambiamento”, a cui si sarebbe opposta la volontà di “autoconservazione della struttura amministrativa e della politica bramosa di potere” (“Ci tengo tuttavia a farvi sapere, lo crediate o meno, che il mio unico intento è stato quello di attuare il cambiamento in tutti i settori del vivere civile e nell’organizzazione della macchina amministrativa, per renderla finalmente efficiente e dinamica e porla al servizio esclusivo della comunità. Purtroppo, però, così non è stato”, ha scritto).
Nicolì ha concluso con un’esortazione ai cittadini di Erchie a non perdere la speranza di vedere attuato in paese quel cambiamento che”gli arresti” avrebbero impedito a lui di mettere in atto: “Quando i riflettori su questa vicenda saranno spenti e la verità sarà venuta alla luce, la mia amministrazione, comunque, non sarà più in carica, ma voi non dovete credere che il cambiamento sia impossibile ed è per questo che vi invito a non abbandonare la speranza, perché di certo altri più fortunati di me ve lo assicureranno”.
Nell’ambito del terremoto giudiziario che ha scosso Erchie, portando a due misure cautelari di arresti domiciliari (per il sindaco e l’assessore Vito Oronzo Bernardi) e a due divieti di dimora (per l’assessora Pamela Melechì e l’ex dirigente di area Ciriaco Pasquale), risulta a vario titolo indagata l’intera giunta comunale per reati che vanno dalla concussione all’abuso d’ufficio, dagli atti persecutori (il cosiddetto stalking) alla violenza sessuale aggravata dall’aver commesso il fatto contro un incaricato di pubblico servizio e dall’aver abusato di autorità e relazione d’ufficio, passando per il falso ideologico in atto pubblico, l’induzione indebita a dare o promettere utilità, nonché la raccolta, il trasporto e l’abbandono incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi.
Con le dimissioni di Nicolì si apre la strada al commissariamento, in attesa di nuove elezioni.
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