di Lucia Portolano per IL7 Magazine
La Corte dei conti chiede oltre mezzo milione di euro agli ex consiglieri comunali, sindaco compreso, come presunto danno erariale nei confronti del Comune di Brindisi, per aver salvato tra il 2013 e il 2014 le Farmacie comunali. In questi giorni gli ex amministratori stanno ricevendo la notifica della Corte dei conti e la richiesta di presentare entro 45 giorni le proprie deduzioni, cioè la propria memoria. Si tratta dei consiglieri comunali che hanno fatto parte della legislatura a guida di Mimmo Consales, ma molti questi siedono tuttora in consiglio. Un provvedimento che ha colpito sia quelli di maggioranza che di opposizione. Esattamente la Corte dei conti riconosce un presunto danno erariale di 533mila euro, soldi che sono serviti per salvare la società a totale capitale pubblico che era in stato di liquidazione dopo oltre sei anni di bilanci in negativo. Vengono contestate due delibere di variazioni di bilancio approvate in consiglio comunale con il voto favorevole sia dei componenti di maggioranza che di opposizione. Soldi che sono serviti per il ripiano delle perdite e la ricapitalizzazione della società Servizi farmaceutici. Per la Corte dei conti quella società non andava salvata in quanto aveva presentato tre bilanci consecutivi in rosso, e in questi casi la legge prevede la chiusura. Non solo, ma era stata anche avviata la fase di liquidazione: l’allora sindaco Consales nominò Gianluca Quarta come liquidatore, lo stesso che poi fu confermato amministratore. Dopo il salvataggio le Farmacie chiusero i loro conti in attivo. Lo stesso sindaco di allora si giustifica dicendo che lo stato di liquidazione era stato rimosso proprio perché Quarta aveva riportato un piccolo utile rinvenuto dai guadagni. La contestazione è su due delibere approvate tra il 2013-20014 dal consiglio comunale per ripianare debiti degli anni 2011-2012. Delibere approvate con il parere favorevole del collegio dei Revisori dei conti e di due dirigenti.
Il presunto danno sarebbe stato compiuto dai consiglieri comunali che hanno espresso voto favorevole in sede di approvazione, i dirigenti comunali che hanno espresso parere tecnico e contabile favorevole, e i componenti del collegio dei revisori dei conti. Gli amministratori comunali sono stati accusati di “Assoluta noncuranza nell’approfondire la vicenda, provvedendo ad assumere supinamente i due deliberati senza curarsi di verificare quali fossero i contenuti di merito degli stessi e nonostante i provvedimenti in questione comportassero gravosi oneri finanziari a carico del Comune per una società che era in liquidazione”.
Tra gli ex amministratori ci sono cinque degli attuali consiglieri comunali più il sindaco Riccardo Rossi. Si tratta di Salvatore Valentino, Antonio Elefante e Antonio Manfreda della maggioranza, di Luciano Loiacono e Massimiliano Oggiano dell’opposizione. Il Testo unico degli enti locali riconosce incompatibile il consigliere comunale o il sindaco che ha una lite pendente nei confronti del Comune o che ha un debito nei confronti di questo. Negli ultimi giorni in tanti si interrogano su una presunta incompatibilità di questi amministratori alla luce del provvedimento della Corte dei conti e del danno creato al Comune. “Per il momento nessuna incompatibilità – spiega l’avvocato amministrativista, esperto in queste questioni, Lorenzo Durano – almeno sino a quando non ci sarà una sentenza definitiva e sarà stato accertato il debito. In quel caso l’incompatibilità diventerà operativa”. Un processo di questo genere, che prevede tutti i gradi di giudizio, si svolge in un tempo minimo di tre anni, quando Rossi e gli altri saranno oltre il giro di boa.
In questo caso non si può parlare neanche di lite pendente.
“La norma – aggiunge l’avvocato Durano – parla di lite pendente in quanto il consigliere o il sindaco sono parte di un procedimento civile o amministrativo nei confronti del Comune. La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha chiarito che il concetto di lite pendente esclude dal suo ambito di applicazione la particolare lite determinata dall’azione di responsabilità amministrativa o contabile promossa dal procuratore generale presso la Corte dei conti”. La Corte di cassazione avrebbe assunto questa decisione in una sentenza del 1992 in riferimento proprio ad una vicenda che ha riguardato il sindaco di Brindisi dell’epoca, Bruno Carluccio. “Un eventuale incompatibilità potrebbe sorgere – conclude Durante – solo nel caso in cui vi fosse un debito accertato con sentenza della Corte dei conti passata ingiudicato. Ma anche in questo caso l’incompatibilità sarebbe rimediata attraverso il pagamento del debito”.
Insomma per almeno un po’ di anni i consiglieri e il sindaco possono occupare la loro poltrona.
La preoccupazione di molti ex attuali amministratori non riguarda solo questo provvedimento, dove la massima cifra richiesta è di 19mila euro pro capite da versare all’ente, ma spunta anche il dubbio sulla delibera approvata il 22 dicembre del 2014 quando il consiglio voto il ripiano delle perdite 2012 e la ricapitalizzazione di 3milioni 600mila euro per salvare l’altra società partecipata del Comune: la Multiservizi. Anche in quel caso la società presentava bilanci in perdita da oltre tre anni, l’unico positivo è stato quello chiuso lo scorso anno a guida Palasciano, l’amministratore nominato dal commissario straordinario del Comune Santi Giuffrè. In ballo c’erano duecento dipendenti.
Nel dettaglio per la questione Farmacie comunali la Corte dei conti ha calcolato una suddivisione del danno di oltre 19mila euro per Mimmo Consales (allora sindaco), stessa cifra per i consiglieri Luciano Loiacono, Salvatore Valentino, Enrico Latini, Salvatore Giannace, Massimiliano Cursi, Ferruccio Di Noi, Riccardo Rossi, il dirigente Angelo Roma, i revisori dei conti Vittorio Dell’Atti e Massimo Mangiameli, oltre 17mila euro per i consiglieri comunali Antonio Monetti, Antonio Muccio, Cosimo Elmo, Lucio Licchello, Cosimo D’Angelo, Giampiero Epifani, Giuseppe De Maria, Maurizio Colella, Antonio Manfreda, Antonio Pisanelli, Francesco Cannalire, Massimiliano Oggiano, Mauro D’attis, il dirigente Antonio Gagliani, e il revisore dei conti Rita Saracino, oltre 2mila euro per i consiglieri Antonio Elefante, Giuseppe D’Andria, Antonio Ferrari, Massimo Pagliara, Raffaele Iaia, Francesco Renna, Luigi Sergi, Giampiero Pennetta, Mirella Destino (dirigente).