Sono stati celebrati questo pomeriggio, 4 dicembre, ad Andria, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, i funerali di Vincenza Angrisano, la 42enne originaria di Barletta uccisa con un coltello da cucina martedì 28 novembre dal marito, il 51enne Luigi Leonetti, nell’abitazione alla periferia di Andria che condividevano, da separati in casa, insieme ai due figli di 6 e 11 anni.
Accanto all’altare erano stati posizionati un paio di scarpe rosse, simbolo principale del contrasto alla violenza contro le donne, una immagine di Enza e l’elenco delle vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno ad oggi. Anche gli operatori del servizio di onoranze funebri hanno voluto testimoniare la vicinanza alla causa appuntando alla divisa il fiocchetto rosso e disegnandosi il graffio rosso sulla guancia.
Il maggiore dei figli ha letto uno straziante messaggio nel quale ha ricordato il carattere solare di Angrisano e i gesti d’affetto con i quali amava coccolare i suoi bambini, concludendo con “Cara mamma, aspettami lassù perché alla morte non c’è rimedio, ma quando sarò vecchio ti raggiungerò”. Il figlio più piccolo di Enza ha affidato il disegno dedicato alla sua mamma nelle mani della sindaca di Andria, Giovanna Bruno, che ha parlato di “atroce sofferenza” della famiglia condivisa da tutta la comunità cittadina, impegnata a condannare ogni forma di violenza, “senza che vi sia alcuna giustificazione”.
Alla funzione funebre si è registrata una massiccia presenza di colleghe della donna e sembra che mescolati alla folla vi fossero anche alcuni parenti di Leonetti.
L’uomo è attualmente detenuto nel carcere di Lucera: in un primo momento erano trapelate voci secondo le quali l’uomo avrebbe riferito alla giudice per le indagini preliminari Anna Lucia Altamura che l’omicidio sarebbe maturato al culmine di una discussione molto accesa. In realtà, leggendo l’ordinanza di convalida della Gip, il quadro che emerge è tutt’altro, tale da far ritenere contestabili anche le aggravanti della premeditazione e della crudeltà: l’intento omicidiario sarebbe maturato a partire dalla sera del 23 novembre, quando Enza Angrisano si era rivolta al Pronto Soccorso di un ospedale della BAT per farsi medicare, dichiarando di avere ricevuto due ceffoni dal marito dopo che gli aveva manifestato l’intenzione di procedere formalmente con la separazione dando mandato ad un avvocato. Leonetti avrebbe confessato di aver riflettuto, nei giorni precedenti all’accoltellamento, sui possibili modi in cui ammazzare la moglie. Durante l’interrogatorio è anche venuto fuori che, proprio il pomeriggio del giorno dell’uccisione, la donna aveva firmato un contratto di locazione relativo ad un appartamento nel quale intendeva trasferirsi dal 20 dicembre, una volta che il procedimento di separazione fosse stato avviato. Per ciò che attiene alla crudeltà, decisive sarebbero le dichiarazioni degli operatori del centralino del 118, ai quali Leonetti avrebbe detto di avere colpito la moglie, invitandoli a intervenire giacché a lui non interessava aiutarla.
Diversi testimoni sarebbero già stati ascoltati dagli investigatori e avrebbero riferito della gelosia ossessiva di Leonetti e dell’invidia che nutriva nei confronti della moglie per i suoi successi professionali. Anche ad un’amica, con un messaggio vocale, aveva confermato il gesto violento del marito, aggiungendo che negli ultimi giorni cercava di evitare il più possibile di stare in casa, temendo per la propria incolumità.
Marina Poci
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