di Marina Poci
Chi al Lena Boutique Resort c’è stato, anche soltanto da visitatore e non da ospite, si spinge a dire che nemmeno nel giro di cento chilometri esiste un posto altrettanto lussuoso, curato e confortevole. L’imprenditore francavillese Massimo Ferrarese, che ha creduto fortemente nel progetto di trasformare una vecchia villa di famiglia in un punto di riferimento per il turismo d’élite in un territorio che non ne è esattamente la meta privilegiata, su questo aspetto non si sbilancia, se non commentando sbrigativamente con “Abbiamo fatto le cose con lo scopo di ospitare turisti abituati a standard di qualità molto alti. Penso sia andata bene”.
Poi Ferrarese, commissario per la realizzazione delle opere e presidente del Comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, di Villa Lena racconta la storia, lo spirito che ne ha animato la ristrutturazione e, soltanto di striscio, le questioni che in questi giorni sono emerse a causa della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini da parte della Procura di Brindisi per presunte irregolarità che riguarderebbero piscina e pista di atterraggio per elicotteri (già sottoposta a provvedimento di sequestro nel 2021).
“Investire in ambito turistico è sempre stato uno dei miei più grandi obiettivi. Qualche tempo fa mi era anche venuta in mente l’idea, poi sfumata, di realizzare un albergo diffuso, proprio su Oria. È una città a cui sono molto legato, anche perché a pochi chilometri ci sono le aziende del nostro gruppo. Mi sarebbe piaciuto valorizzarla e creare qualcosa di unico in un territorio che meriterebbe molto di più di quello che nel corso degli anni le è stato offerto. Per Villa Lena l’idea iniziale era di venderla a privati, poi ho visionato il progetto di ristrutturazione e me ne sono innamorato. Così abbiamo cominciato a lavorarci con l’intenzione di farne un resort di extra-lusso”.
La ristrutturazione di Villa Lena, costruita nei primi anni Settanta in contrada Palombara, a una manciata di chilometri dal centro storico della cittadina, è iniziata nel 2019 e terminata poco dopo: si tratta di un immobile di grande fascino, capace di ospitare sino a 20 persone in 8 suite, posizionate su tre livelli e caratterizzate da arredamenti e rifiniture di pregio a cura dei migliori ebanisti e marmisti in circolazione (tra i tanti caminetti, spicca quello imponente in marmo nero presente nell’area relax). La struttura dispone di piscina con solarium (completamente rinnovata rispetto a quella originaria, perché è stata ridotta di dimensioni e ne sono stati sostituiti gli impianti), barbecue in muratura con camino e forno, aria condizionata in ogni ambiente, cassaforte in tutte le suite, internet wi-fi, due vasche idromassaggio nelle suite, riscaldamenti, tv led in ogni ambiente, sala biliardo e tavernetta, una magnifica spa ed un’attrezzatissima palestra. “Spesso gli ospiti ci arrivano con i loro domestici”, spiega Ferrarese, “ma per coloro che ne sono sprovvisti il nostro personale (compresi chef, camerieri, concierge e chauffeur) è sempre a disposizione. Adiacente alla villa c’è un enorme vivaio, per cui, una volta completati i lavori della struttura, abbiamo pensato che fosse opportuno realizzare un pavimento in calcestruzzo in modo da poter accedere al vivaio con i mezzi. Quello che chiamano eliporto in realtà è soltanto un pavimento con una “H” al centro che, eventualmente, qualche ospite provvisto di elicottero potrebbe utilizzare per atterrare, senza usare le aree ricoperte da terriccio o pietrisco. Il tutto nel rispetto della legge, che prescrive che qualunque area di dimensioni idonee a permettere operazioni occasionali di decollo e atterraggio velivoli, sino a cento movimenti all’anno, non richieda autorizzazioni particolari”.
Insomma, nel progettare il resort, Ferrarese non si è affatto risparmiato: “Abbiamo puntato in alto e a qualche anno dall’apertura posso dire che è stato un ottimo investimento. Questa è una zona che ha bisogno di crescere molto sotto l’aspetto turistico e io continuo a sperare in una classe imprenditoriale che sia all’altezza del territorio. Certo, se ogni tanto ci facessero lavorare in pace…”, si lascia scappare e, alla richiesta di precisare il concetto aggiunge: “Ci sarà modo di dimostrare che tutto quanto concerne la ristrutturazione della villa è stato fatto in completa trasparenza e nel pieno rispetto della normativa vigente in materia. Ci viene contestato che il manufatto, ossia la pista, disturbi il cono d’ombra del castello, che si trova a tre chilometri, e che, di conseguenza, non fosse sufficiente solo la scia, regolarmente presentata, ma anche un’autorizzazione paesaggistica. Noi riteniamo questa posizione più che opinabile, tenuto anche conto del fatto che abbiamo smantellato l’originario pavimento di pertinenza della villa (di 1400 metri quadrati) per realizzarne uno che è di meno di un terzo e di uno spessore che non va assolutamente a interferire sulla visuale. Per quanto riguarda la piscina, invece, fu realizzata nel 1972 e fu accatastata 40 anni fa e poi di conseguenza dichiarata agibile. Alla fine, come richiestoci dal Comune, abbiamo anche accettato di fare la sanatoria ex art. 36 e ne è stata diminuita la lunghezza. È paradossale che quando era di dimensioni maggiori, ma inutilizzata, andasse bene, mentre adesso che quella stessa piscina serve un’attività imprenditoriale costituisce un abuso edilizio. Al di là del caso specifico, del quale ci occuperemo nelle sedi opportune, questo dimostra una volta di più come fare impresa sia veramente complicato. Ma è una delusione che dura mezza giornata, non ho certamente perso la voglia di investire nel territorio”, conclude Ferrarese.
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