Ha annegato la sua bambina nel water: domiciliari in Puglia dai genitori per l’infanticida del Padovano

Di Marina Poci per il numero 374 de Il7 Magazine
È arrivata in Tribunale con una felpa nera e un paio di jeans chiari, il passo svelto, lo sguardo basso, il cappuccio calato sul volto per evitare di essere fotografata: Melissa Russo Machado, la ballerina 29enne di origini italo-brasiliane nata a Ceglie Messapica e residente nel Barese, accusata di avere ucciso la sua bambina annegandola nel water appena dopo averla partorita, si è avvalsa della facoltà di non rispondere oggi, 31 ottobre, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, all’esito del quale il Giudice per le indagini preliminari le ha accordato gli arresti domiciliari in Puglia, presso l’abitazione dei genitori.
La telefonata che ha squarciato il velo sull’orrido di cui è stata capace è arrivata al Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica dell’Azienda ospedaliere universitaria di Padova intorno alle quattro e mezza del 29 ottobre: non era già più notte e non era ancora pienamente mattina quando una voce trafelata ha bucato l’aria frizzante dell’autunno veneto urlando “Venite subito, una mia amica ha appena partorito in bagno, ma la bambina è rimasta incastrata nel water, è sommersa d’acqua”. Chi era presente racconta che l’operatore del SUEM sia impallidito di colpo, che un brivido di repulsione l’abbia colto mentre informava i sanitari ripetendo quanto appena ascoltato e fornendo le coordinate del posto da raggiungere, una delle unità immobiliari della foresteria di un nightclub di periferia a Piove di Sacco. Lo stesso brivido ha attraversato il personale del 118 chiamato a intervenire, i Carabinieri sopraggiunti pochi istanti dopo, il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Padova, Sergio Dini, arrivato per osservare di persona il teatro di quel degrado.
La scena che si è presentata ai loro occhi inorriditi era esattamente quella descritta nella telefonata: una bimba perfettamente formata (51 centimetri per tre chili e mezzo: peso e altezza medi di un bambino italiano sano) era a testa in giù nel water, ricoperta d’acqua, già morta, senza particolari segni di violenza sul corpicino immobile. Melissa Russo, la donna che l’aveva appena partorita, era lì accanto, apparentemente in stato di shock: da un paio di mesi era domiciliata in provincia di Padova, dove si esibiva come ballerina di lap dance al Serale Club, locale notturno attualmente sottoposto a sequestro, in cui lavora(va)no cinque ragazze, lei compresa. Mentre i militari di Piove di Sacco hanno avviato le indagini, immediatamente affiancati dai colleghi del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Padova, Russo è stata trasferita in ospedale per gli accertamenti e le cure necessarie a una puerpera: la sua debole difesa, tra un “non sapevo di essere incinta” e un “ho fatto tutto da sola”, non è bastata ad evitarle il provvedimento di fermo arrivato dopo appena un giorno. L’accusa è delle più infami, forse la più turpe ipotesi di reato per cui possa essere indagato un essere umano: risponde di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela, perché – secondo i primi accertamenti resi noti dalla Procura – quella bimba era nata viva e sana ed è stata Melissa Russo, la donna che l’aveva appena vista sgusciare fuori dal suo ventre, ad ucciderla, tentando poi di disfarsi del corpo tirando lo sciacquone.
Non è escluso che la sua intenzione fosse quella di ammazzare la piccola per poi chiamare il 118 e dire di aver partorito una bambina morta. Quella della neonata nata morta, peraltro, è un’ipotesi che, nel riserbo che circonda le indagini, serpeggia con convinzione: potrebbe derivare dalle poche dichiarazioni già rese dalla donna ai Carabinieri e, malgrado il silenzio all’interrogatorio di oggi, potrebbe costituire l’ossatura della linea difensiva di Russo nel prosieguo.
La nota diffusa dalla Procura di Padova parla di una neonata trovata all’interno del water “con un livello dell’acqua definito dal personale sanitario come prossimo alla tracimazione”, una circostanza che induce gli investigatori a ritenere che la donna abbia tirato lo scarico per spingerla giù: la testa della bambina, quasi incastrata nel collo del gabinetto, “ostruiva il deflusso dell’acqua”, rendendo il water colmo. Il che, sempre secondo i primi esiti delle indagini, lascerebbe pensare a una morte per annegamento.
Intanto, Piove di Sacco fa i conti con quanto accaduto, tra la presa di distanza di Augusto Desirò, vecchio gestore del Serale Club, la cui licenza è stata ceduta da alcune settimane ad un imprenditore cinese (“non la conoscevo di persona, l’ho vista poche volte, a quell’ora dormivo, quello che è successo l’ho saputo il mattino dopo) e le dichiarazioni dei proprietari degli esercizi commerciali vicini al locale notturno, che parlano di una ragazza di corporatura esile, in evidente stato di gravidanza, che però spesso negava di essere incinta e tentava di nascondere il pancione con una panciera (“era troppo avanti, difficilmente può aver ballato sul palo in quelle condizioni, sicuramente al locale lo sapevano”).
Ed è qui che potrebbe aprirsi un secondo – parallelo – filone di indagini: lontano da telecamere e registratori, gli abitanti di Piove ammettono di non avere mai visto di buon occhio i “traffici” intorno al Serale. Qualcuno è certo che circolassero sostanze stupefacenti, qualcun altro dice che è improprio definire quelle ragazze ballerine (“erano spogliarelliste”), qualcuno infine parla apertamente di un giro di prostituzione nelle stanze della foresteria (proprio dove si è consumato l’omicidio), stanze che non sarebbero servite soltanto per ospitare le giovani dipendenti appena assunte in attesa che trovassero sistemazioni migliori. Questa ipotesi sarebbe avvalorata dal fatto che, quando i Carabinieri sono arrivati nell’appartamento, Melissa Russo era da sola, ma le telecamere della officina che si trova di fronte al locale, la Autoricambi Rap, hanno ripreso quattro donne che venivano fatte salire in un’automobile da un uomo per essere allontanate, poco dopo la telefonata al SUAM.
Mentre si continua a indagare per comprendere se vi siano responsabilità di terze persone, anche in ordine al tipo di attività che si svolgevano nel nightclub, il corpicino della neonata si trova attualmente presso la camera mortuaria dell’ospedale di Padova, in attesa che sia conferito ad un medico legale l’incarico per svolgere l’autopsia, i cui esiti saranno dirimenti: se verrà trovata acqua nei polmoni, difficilmente la donna potrà sostenere davanti all’autorità giudiziaria di aver partorito una bambina nata morta.
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