I primi 100 anni di Giustino Durano, maestro del teatro e del cinema italiano

di Giovanni Membola per il7 Magazine

Figura poliedrica di spicco nell’ambito dello spettacolo italiano, un grande attore autodidatta di teatro e cinema, ma anche mimo, imitatore, cantante, autore, regista e fantasista. Un vero vanto per Brindisi. Giustino Durano il 5 maggio avrebbe compiuto 100 anni, un secolo da autentico mattatore delle scene accompagnato dal suo tipico e originale humor, mai volgare, ricco di ironia e raffinatezza.
La sua era una famiglia di giornalisti e tipografi brindisini molto conosciuta, ha vissuto la sua adolescenza nell’area della parrocchia di San Benedetto, abitava infatti in via Alfredo De Sanctis (altro grande attore locale). Nel piccolo teatrino parrocchiale ebbe modo di dimostrare, sin da piccolo, la sua naturale attitudine per la recitazione teatrale, una dote coltivata negli anni e che lo ha condotto a diventare quell’uomo di successo, con uno stile del tutto personale, che in tanti ancora oggi ricordano con affetto.
“Un grande fantasista, l’ultimo attore definibile con una parola oggi passata dal teatro al calcio. Immaginatevi un personaggio capace di attraversare i diversi generi con totale nonchalance, conservando quel gusto della deformazione che lo rendeva unico, perché lo estraniava da ogni prevedibile identificazione con la parte che recitava imponendole il suo stampo allampanato e un po’ lunare”, scrisse di lui il noto critico Franco Quadri su ‘La Repubblica’ in occasione della sua morte avvenuta in una clinica di Bologna il 18 febbraio del 2002, dove era ricoverato in seguito a un malore. Lottava da tempo contro un cancro, le sue spoglie da allora riposano nel cimitero di Brindisi.
Durano aveva esordito nel 1944 proprio a qui, nella sua città, in uno spettacolo di arte varia per le Forze Armate angloamericane diretto dal maggiore Anton Giulio Majano, assumendo il nome provvisorio di Justin Duran e imitando Bing Crosbi, Al Jolson, Luis Armstrong e altri. Con lo stesso spettacolo si esibì anche a Bari, dove tornò nel ’47 per recitare accanto a Peppino De Filippo. Nel frattempo, rientrato a Brindisi, si era esibito come cantante alla Grotta Azzurra, il night club-ristorante del cosiddetto ‘Rascaporte’ – racconta Gianfranco Perri – e poi all’Hotel Internazionale dell’amico Ginetto Passante, sempre accompagnato dalla sua Orchestra Frascaro. “Mangiavamo rane fritte e bevevamo cioccolata per sopravvivere”, amava ricordare così l’artista i suoi anni di gavetta, anni difficili, ricchi di speranza e di fame.

Durano con Roberto Benigni in “La vita è bella”

La sua riconosciuta ed esclusiva duttilità vocale gli permise di fare numerose e ripetute esperienze di successo anche in radio, proprio lì ebbe modo di conoscere Dario Fo e Franco Parenti, insieme formarono un memorabile trio sostenuto da Paolo Grassi, che gli concesse il Piccolo Teatro di Milano. Nel loro breve ma intenso sodalizio, durato poco più di due anni, presentarono spettacoli del tutto innovativi, dando “inizio alla rivista da camera per l’acceso impegno politico degli sketch” (F. Quadri) che gli valsero un’immediata popolarità. Dario Fo, durante la sua ultima visita a Brindisi, dichiarò: “Giustino era eclettico, geniale e con una intelligenza superiore, un monumento vivente dell’umanità. Con lui ho condiviso alcune battaglie determinanti per la nostra storia di attori e commediografi. Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto”.

La sua esperienza si era già arricchita con l’avanspettacolo al Teatro Puccini, insieme a Febo Conti, ampliata con il cabaret al Teatro dei Gobbi e nella rivista tradizionale affianco a Wanda Osiris, Gino Bramieri e Raimondo Vianello. Ha calcato i palcoscenici più famosi con Macario, Milva, Giorgio Albertazzi, Alida Valli, Paola Borboni, Irene Papas e tanti altri ancora, dedicandosi alla prosa e seguendo Giorgio Strehler in opere di Shakespeare, Pirandello, Goldoni e Molière. Proprio aderendo al gruppo Teatro e Azione di Prato aveva scelto come sua abituale residenza la caratteristica cittadina toscana, diventando a tutti gli effetti pratese d’adozione. Ma la sua Brindisi gli è sempre rimasta nel cuore, ci tornava sempre volentieri non appena era libero dai tanti impegni lavorativi, e non solo per incontrare i numerosi amici. Uno di loro era Luigi Grassi, l’imprenditore teatrale venuto a mancare poche settimane fa, i due compagni di classe si vedevano spesso e si scambiavano idee su spettacoli di teatro e cinematografici. Anche quando non gli era possibile venire, si teneva informato su tutto, chiamava regolarmente Carmelo Grassi, il figlio di Luigi, “ogni volta finiva con il parlare in dialetto – ricorda il Direttore artistico della Fondazione del Nuovo Teatro Verdi – seppure con alcuni errori e limiti terminologici. Amava farlo, gli ricordava la sua infanzia”.

Giustino Durano ha recitato pure al vecchio Teatro Verdi, ma alcune sue opere erano probabilmente troppo innovative per quell’epoca, una comicità all’avanguardia e satirica inadatta per un pubblico di provincia, non ancora pronto a quel genere di spettacolo. Di tutto ciò era consapevole e manifestava la sua delusione agli amici più intimi. Nei primi anni ’90 ha portato un paio di spettacoli al Teatro Impero dell’amico Grassi, quando il Nuovo Teatro era ancora chiuso. Brindisi, dopo la sua dipartita, gli ha dedicato la piazzetta che affianca l’attuale politeama (anche se, una volta aperto, avrebbe potuto portare il suo nome) e il Liceo Artistico Musicale, “e poi, i premi… quanti premi mi danno a Brindisi”, dichiarò sorridente durante un suo passaggio.
Possedeva una straordinaria mimica, inimitabile, grazie anche a questa sua originale espressività che gli permetteva di passare facilmente dalle scene del varietà al teatro e al cinema, è riuscito a ottenere nel 1998 il premio come miglior attore non protagonista al “Nastri d’Argento” per il film di Roberto Benigni “La vita è bella”. La sua magistrale interpretazione di Eliseo, il mite e surreale zio-cameriere del protagonista, contribuì non poco all’assegnazione di tre premi Oscar al magnifico film italiano. Purtroppo, l’ultimo dell’attore brindisino. Durano nel grande schermo però non raggiunse il medesimo successo ottenuto sul palcoscenico, riuscì comunque a dare vita a tanti personaggi significativi, al fianco di attori importanti come Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Marcello Mastroianni, sotto la direzione di Lizzani, Blasetti e De Sica.

Negli ultimi anni di vita è sempre stato impegnato in produzioni teatrali importanti, in due di questi spettacoli (“Arkeologic Kabaret” del 2000 e “Ed io le dico” del 2001), di cui è stato autore e regista, c’è stata anche la partecipazione della figlia Olga, attrice e registra teatrale, con alcune presenze cinematografiche e televisive.
Tanti auguri Maestro indiscusso del teatro italiano, elegante artista dall’umorismo sottile ed antiplateale, che hai saputo dare voce a soggetti complessi, sempre con grande disinvoltura. Brindisi ti sarà sempre grata.

Giustino Durano tra Franco Parenti e Dario Fo nel Dito nell’occhio nel 1953