All’ex primario del reparto di Oncologia Medica dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, Vito Lorusso, è stato contestato dalla Corte dei Conti un danno erariale di circa 500mila euro tra indennità di esclusività illegittimamente percepite in un quinquennio e danno di immagine causato all’Oncologico: si sarebbe fatto pagare, ovviamente “in nero”, dai pazienti malati di cancro, infusioni di farmaci e prestazioni che erano in realtà gratuite, perché garantite dal Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, Lorusso aveva un rapporto di esclusività con l’IRCCS barese di cui era dipendente, rapporto in forza del quale gli erano stati assicurati circa 158mila euro in più rispetto allo stipendio, eppure – secondo quanto accertato – avrebbe svolto attività extramoenia.
L’ex direttore di reparto si trova da circa un anno nell’istituto penitenziario di Turi, dopo che è divenuta irrevocabile la condanna a cinque anni patteggiata il 14 maggio del 2024 nel processo in cui era accusato di peculato, concussione, truffa aggravata e accesso abusivo al sistema informatico commessi da giugno 2017 a luglio 2023: nei processi fu accertato che il primario intascò denaro dai pazienti per velocizzare i ricoveri e far saltare le liste d’attesa. Uno degli episodi gli costò l’arresto in flagranza mentre riceveva 300 euro, perché la persona a cui aveva chiesto i soldi si era nel frattempo rivolta alle forze dell’ordine.
Lorusso, padre dell’ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso e genero dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, entrambi coinvolti nell’indagine Codice Interno sullo scambio elettorale politico-mafioso al Comune di Bari, risulta a sua volta coinvolto anche in quest’ultimo processo in quanto, stando alla ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia barese, per favorire l’elezione della figlia alle elezioni amministrative del 2019, si sarebbe accordato per curare un nipote del boss Savinuccio Parisi, ottenendo in cambio i voti del clan.
L’uomo fu inoltre sottoposto a procedimento disciplinare, in seguito al quale fu licenziato dall’Istituto Tumori.
Marina Poci