La zona industriale ad alto rischio: ma il Piano di sicurezza non è pronto

di Lucia Pezzuto

La zona industriale di Brindisi ad alto rischio di incidente rilevante, si attende l’aggiornamento del Piano per la sicurezza, la città come una bomba ad orologeria. Sono sei gli impianti industriali a rischio che insistono sul territorio brindisino, ma altri ancora pur non essendo contemplati nel Piano di Sicurezza rappresentano una criticità da non sottovalutare. Da mesi la Prefettura di Brindisi, in collaborazione con enti locali, forze di Polizia, Protezione Civile e Vigili del Fuoco, sta lavorando sull’aggiornamento del Piano di Emergenza Esterna, il PEE, che dovrebbe consentire, l’intervento immediato di messa in sicurezza del territorio qualora si verifichi un incidente nella zona industriale. Il PEE , frutto di un lavoro congiunto, ora è al vaglio della Regione Puglia, ma sebbene nel suddetto piano si parli in particolare degli impianti ad alto rischio di incidente rilevante ve ne sono molti altri che in caso di emergenza potrebbero innescare una reazione a catena.
L’incidente accorso martedì scorso, 10 maggio, con l’incendio della torre di raffreddamento all’interno dello Zuccherificio della Srb riporta l’attenzione su di un territorio che presenta molteplici criticità sul fronte della sicurezza. A Brindisi, così come riporta la mappatura del Comune, sono sei gli impianti ad alto rischio rilevante: la Chemgas (impianti chimici), la Sanofi (produzione farmaci), la Basell Poliolefine ( fabbrica di plastica-gomma), Ipem (stoccaggio GPL), Versalis (fabbricazione plastica) ed Enel (produzione, fornitura e distribuzione di energia). Guardando la planimetria redatta dai tecnici è facile evincere come la città sia letteralmente circondata da questi impianti, senza contare il resto delle aziende di produzione che vi sono intorno. Ciascuno di questi impianti industriali, come legge prevede, ha un singolo Piano di sicurezza, tanto per la protezione interna quanto esterna, che si dovrebbe incrociare con il Piano generale. “Il problema- dice Doretto Marinazzo, Legambiente- è che non esiste un unico Piano di emergenza.

La sicurezza dovrebbe contemplare un Piano unico. A fronte di questo dovrebbe anche essere fatte delle simulazioni che di fatto non vengono eseguite”.
Il Piano di Emergenza Esterna, il PEE, come noto, definisce le misure per gestire un’eventuale emergenza esterna ai siti industriali e contenere al massimo le conseguenze di un potenziale evento calamitoso sulla popolazione, nonché coordinare le attività di soccorso. Il documento deve contenere le seguenti informazioni: la descrizione e le caratteristiche dell’area interessata dalla pianificazione; la natura dei rischi; le azioni previste per la mitigazione e la riduzione degli effetti e delle conseguenze di un incidente; le autorità pubbliche coinvolte e l’attribuzione dei rispettivi compiti; le azioni concernenti il sistema degli allarmi in emergenza e le relative misure di autoprotezione da adottare. Per la città di Brindisi, come di evince dalla pubblicazione sul sito del Comune, l’ultimo PEE risale al 2019 ma come sostengono gli ambientalisti si tratta di un vecchio piano.

“Ci stiamo lavorando- dice Maurizio Bruno, Presidente Comitato Regionale Permanente di Protezione Civile- è una questione particolarmente importante e delicata sulla quale si sta discutendo. Brindisi continua a pagare un prezzo troppo alto per la presenza di questi impianti industriali ecco perché sostengo la nascita di impianti off shore. Senza considerare che vi sono molteplici fondi europei da investire in sicurezza”. Da qui la necessità di un aggiornamento urgente sulle misure da adottare.
A Brindisi l’unico Pee predisposto dal Prefetto risale al 3 luglio 2006. Questa approvazione avvenne dopo una campagna pubblica di pressione promossa proprio dal Forum Ambiente Salute e Sviluppo. E sempre a seguito di ulteriori pressioni il Piano fu portato a conoscenza della popolazione dall’Amministrazione Comunale nel 2008 con un opuscolo diffuso alle famiglie del capoluogo. “La normativa che riguarda la questione della sicurezza della popolazione in caso di incidenti industriali rilevanti, prevede che il PEE debba essere “riesaminato, sperimentato e se necessario aggiornato, previa consultazione delle popolazioni, dal Prefetto ad intervalli appropriati e, comunque, non superiori a tre anni”- dice il Forum- Sul sindaco ricade, poi, il compito di portare il piano a conoscenza dei cittadini. Il 26 gennaio 2022 sul sito della Prefettura di Brindisi è stato approvato e pubblicato il nuovo PEE.
Il Forum, che aveva chiesto nel settembre 2020 e poi al nuovo Prefetto nel febbraio 2021 quando si sarebbe revisionato questo importante strumento di sicurezza, ha partecipato alla fase di consultazione pubblica avviata dalla Prefettura il 21 dicembre scorso con la pubblicazione del documento sul sito del Comune di Brindisi e il 19 gennaio 2022 ha inviato cinque proposte di miglioramento”.

Le proposte avanzate sono le seguenti: con la prima si chiedeva di prevedere la comunicazione al Sindaco e quindi alla popolazione anche di eventi di allerta 0, cioè di quelli “senza prevedibili evoluzioni peggiorative all’interno e/o all’esterno dello stabilimento, ivi compreso l’impatto visivo e/o di rumore avvertibile dalla popolazione”, che nella bozza venivano esclusi. Inoltre poiché il PEE prevedeva che “le informazioni da divulgare devono essere preventivamente concordate con i componenti del Ccs”, si è chiesto che la comunicazione sia ispirata ai principi di tempestività, continuità e verità delle notizie divulgate. Colmando questa carenza, scrivevano al Prefetto, il PEE avrebbe acquisito autorevolezza agli occhi della popolazione la quale avrebbe visto così superati comportamenti del passato in cui situazioni incidentali si sono accompagnate a reticenze e ritardi nella comunicazione dell’accaduto.

Nelle proposte si chiedeva anche di includere tra gli strumenti di comunicazione dell’emergenza i social che, sono usati efficacemente in altri paesi europei come la Germania (anche in caso di attacchi terroristici) per dare istruzioni alla popolazione. Le proposte sono state recepite nel PEE. Le due seguenti sono state invece girate alle amministrazioni competenti. In particolare si faceva osservare che circa il coinvolgimento di Arpa sarebbe necessario chiarire quali inquinanti essa potrebbe essere chiamata a monitorare in caso di incidenti, considerate le sostanze presenti negli stabilimenti in questione, e che l’Agenzia debba essere attrezzata per tale attività facendo presente all’autorità regionale, che considerato il pericolo di incidente rilevante, il locale dipartimento debba essere adeguatamente potenziato. L’altra proposta riguarda il coinvolgimento della Asl. Il PEE precisa le risorse a disposizione del 118 e prevede anche la costituzione di un presidio medico avanzato in caso di incidente di 24-30 posti. “Nulla si dice circa il personale sanitario necessario per l’assistenza dei feriti, da dove debba essere attinto e con quale modalità- dice il Forum- In analogia a quanto detto per l’Arpa, anche per il locale servizio sanitario, in riferimento al dipartimento all’emergenza ed al centro grandi ustionati, andrebbe assicurato che proprio per il rischio di incidente industriale la dotazione strutturale e professionale venga dimensionata in misura adeguata”. Nel frattempo lo scorso mese , al termine di una consultazione pubblica, è stato approvato dal Prefetto di Brindisi il nuovo Piano di Emergenza
Esterna relativo al deposito della IPEM ed agli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante siti nel Polo Petrolchimico di Brindisi, Versalis S.p.A. – Chemgas srl – Basell Poliolefine Italia srl, sito industriale di particolare rilievo. Il Piano, comprensivo delle relative cartografie, ed il relativo decreto di approvazione sono disponibili al pubblico sul sito istituzionale della Prefettura, nella sezione “Protezione Civile”, ma quello generale è ancora al vaglio della Regione Puglia.