di Alessandro Caiulo per il7 Magazine
In occasione del tradizionale discorso alla città durante le feste patronali, l’Arcivescovo di Brindisi, prendendo spunto dall’acceso dibattito sull’impianto industriale che Edison vuole realizzare all’interno del porto, aveva invitato le parti al dialogo e a non cedere alle logiche ricattatorie del profitto, anticipando di qualche giorno i temi della Giornata Diocesana della Custodia del Creato, tenutasi il 10 settembre fra il Bosco Preti e il Tempio di San Miserino a San Donaci, alla presenza anche del rappresentante della chiesa greco-ortodossa l’Archimandrita Arsenio Aghiarsenita. Alcune settimane dopo, esattamente il 4 ottobre, Papa Francesco ha pubblicato l’esortazione apostolica Laudate Deum, con cui, sulle orme di san Francesco, ha invitato le persone di buona volontà a prendersi cura del Creato, inteso come casa comune.
Grazie alla gentile disponibilità del segretario, don Donato Pizzutolo, e dello stesso Arcivescovo, sono stato accolto da S.E. Mons. Giovanni Intini, nel settecentesco Palazzo del Seminario in piazza Duomo, per approfondire l’appello del Papa, subito recepito dalla Chiesa brindisina.
Le rivolgo subito la domanda che avevo pensato di fare per ultima, ma che è utile per introdurre gli argomenti successivi: l’uomo è padrone o custode del Creato?
“Certamente custode come emerge sia dalla Laudato sì sia dalla Laudate Deum. Basta leggere la Sacra Scrittura, esattamente il libro della Genesi: l’uomo viene creato come custode supremo di tutto quello che Dio ha creato. Diventa padrone nel momento in cui fa l’esperienza del peccato che altro non è che il voler possedere: l’inganno diabolico è stato quello di ventilare all’uomo la possibilità, attraverso il possesso, di togliere Dio dal suo posto e sostituirsi a Lui. In quel momento, cedendo all’inganno del diavolo, l’uomo si è sentito padrone ed è passato da custode a padrone, ma originariamente, nel progetto di Dio doveva essere custode. Ed è a questo che ci vuole richiamare il Papa per riportare l’umanità ad essere custode di qualcosa che non è di propria proprietà, ma è stata ricevuta in dono e, nella dinamica del custodire, c’è la premura di mantenere viva la cosa per consegnarla a chi viene dopo di noi e rendere conto a Dio di quello che si è fatto.”
Papa Francesco ha scritto a chiare lettere, nella Laudate Deum, di essere costretto a fare le considerazioni in essa contenute, che potrebbero sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che ha trovato anche all’interno della Chiesa. Cosa ne pensa?
“Io penso che, senza doverci nascondere dietro un dito, ad esempio l’esperienza del Covid ha fatto emergere, in piccolo che anche all’interno della Chiesa vi erano posizioni negazioniste, contrarie all’uso delle precauzioni dettate dalle autorità sanitarie, così avviene anche nel campo più grande dell’ecologia dove in molti paesi, sostanzialmente cristiani, davanti al discorso degli interessi e della tecnocrazia di cui parla il Papa, non si fa niente o si raggiungono solo piccoli risultati. E’ chiaro che se il Papa si è sentito in dovere di scrivere prima la Laudato sì e poi la Laudate Deum è perché c’è una responsabilità di fede. L’ultima parte dell’esortazione apostolica è chiarissima: il fedele è chiamato a tutelare la natura, il creato, l’ambiente proprio perché dono di Dio. Gli ecologisti “laici”, quelli che non hanno la fede, partono magari da altri presupposti, noi partiamo dal presupposto che è un dono di Dio”.
Il Papa ha chiesto espressamente di porre termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, verde, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti. È un po’ quello che accade a Brindisi, quando si dà dell’ignorante a chi mostra pubblicamente sensibilità per l’ambiente ed amore per la natura, opponendosi al modello dell’industrializzazione selvaggia?
“Sì, qui fa riferimento proprio a quelle situazioni in cui, anziché dialogare, confrontarsi, ascoltare le ragioni contrapposte, si cerca di criminalizzare o ridicolizzare l’avversario attraverso anche parole più o meno offensive. Per questa emergenza che è climatica ed ambientale, non si deve trovare un contentino; tutte le grandi conferenze internazionali sul clima e sull’ambiente sono partite da grandi prospettive per arrivare, poi, ad accordi che non hanno portato a niente: è così in grande ed è così anche nel nostro piccolo. Dialoghiamo, parliamo, dibattiamo, perché, grazie a Dio, si ha oggi una intelligenza ed una capacità culturale più sviluppata che nel passato, ma se manca il confronto e si comincia a criminalizzare o ridicolizzare la parte avversa, questo non porta a niente, aumenta il rancore e fa passare per radicali ed estremiste alcune persone che stanno semplicemente cercando di attirare l’attenzione verso un problema, un’emergenza concreta per la vita di tutti noi. Dialogando può darsi che le parti si avvicinino, comprendano le ragioni l’uno dell’altro ed il confronto ha funzione anche informativa per l’opinione pubblica che, tranne che in caso di eventi molto gravi, mostra in genere poca sensibilità nei confronti dell’ambiente. Compito anche della Chiesa, della società civile, dei gruppi ambientalisti e di tutti gli attori in campo è proprio quello di educare, formare ed informare in modo che ognuno si possa fare la propria opinione ed alla fine le cose vanno decise democraticamente, ma con coscienza”.
Mi consenta la battuta, sembra quasi che papa Francesco abbia preso spunto dal discorso da lei tenuto in occasione della festa patronale quando ha sottolineato “l’inquietudine che la nostra comunità cittadina vive in questi giorni, per la questione del deposito di gas liquido nel nostro porto che ci dice che queste problematiche interessano anche noi” chiedendo “a chi ha la responsabilità di decidere, uno sguardo diverso, una politica diversa, che tenga in conto i timori della nostra gente e tutte le grandi risorse lavorative, turistiche, paesaggistiche, culturali e storiche che ruotano intorno al nostro porto. Non cedere alle logiche, spesso ricattatorie del profitto e del mercato, non è un gesto di eroismo ma di amore civico per la propria città. Dialogo, trasparenza e informazione nei processi decisionali sono il vero investimento che fa sentire i cittadini responsabili della loro casa comune.”
“Beh, sono io che ho copiato, dato che mi sono ispirato all’enciclica Laudato sì, e voglio ripetere quel che Papa Francesco ha ribadito nella Laudate Deum: “Spesso si dice anche che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico riducendo l’uso di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas, n.d.r.) e sviluppando forme di energia più pulita porteranno a una riduzione dei posti di lavoro. Ciò che sta accadendo è che milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico: l’innalzamento del livello del mare, la siccità e molti altri fenomeni che colpiscono il pianeta hanno lasciato parecchia gente alla deriva. D’altra parte, la transizione verso forme di energia rinnovabile, ben gestita, così come tutti gli sforzi per adattarsi ai danni del cambiamento climatico, sono in grado di generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori. Per questo è necessario che i politici e gli imprenditori se ne occupino subito”. E’ chiaro che noi, soprattutto nel meridione, viviamo in una terra affamata di lavoro e vediamo tanti nostri giovani dover andare a cercarlo altrove. Confesso, a livello personale, che pensavo che questa cosa fosse una peculiarità della Basilicata perché lì il fenomeno è molto evidente; venendo a Brindisi mi sono reso conto che la situazione è la stessa. In una terra come la nostra affamata di lavoro e di preoccupazione per il futuro dei giovani non si può e non si deve usare il lavoro come grimaldello e come spauracchio a favore o contro questa o quella scelta politica. Non si deve morire di fame, ma non si deve porre come alternativa morire di fame o morire di tumore. Se c’è una informazione e formazione vera, senza pregiudizi ci si può confrontare, capire effettivamente come stanno le cose e contemperare le diverse esigenze. Il Papa offre criteri di orientamento che possono valere per tutti, per chi vive in Alaska come per chi vive nel deserto, perché siamo ormai in un mondo, il villaggio globale, in cui qualsiasi scelta di stile di vita ha una ricaduta sulle altre persone.
Il Papa afferma che “la decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi. Con l’aiuto di questi meccanismi, quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti della zona vengono illusi parlando del progresso locale che si potrà generare o delle opportunità economiche, occupazionali e di promozione umana che questo comporterà per i loro figli”. E’ questo, più o meno, il teatrino a cui si sta assistendo a Brindisi in questi giorni?
“Questa esortazione apostolica del Papa è, come lui stesso dice, l’aggiornamento della Laudato sì e vuole offrire dei criteri per attualizzarla. È sotto gli occhi di tutti che chi ha maggiore forza economica fa un uso esasperato del marketing, riuscendo a orientare l’informazione in una certa direzione, per questo il Papa denuncia, con respiro universale, la mancanza di un potere politico di riferimento che abbia la forza di controbilanciare certe scelte. Già nella dottrina sociale della Chiesa, Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno denunciato il pericolo derivante dalla supremazia dell’economia sulla politica, perché l’evoluzione dei tempi ha portato a questo capovolgimento. La debolezza della politica, a livello internazionale, la vediamo dai conflitti in atto e dal fatto che le risoluzioni dell’ONU sono quasi carta straccia, se non bloccate ancora prima dai veti incrociati. La mancanza di un potere politico eticamente forte, che sappia farsi rispettare, insieme al marketing ed all’informazione usata in un certo modo, condizionano la vita umana.
Nella Laudate Deum c’è un passaggio in cui il Papa afferma che è assurdo dare la colpa di questa crisi climatica e ambientale ai poveri, perché fanno troppi figli, proprio ora che stiamo vivendo una crisi demografica senza precedenti, che in Italia stiamo toccando con mano, quando le colpe sono altrove; sono sicuramente antropiche, ma dipendono dalle scelte circa lo stile di vita e l’uso della tecnologia. L’esortazione papale è un campanello d’allarme, una sorta di chiamata in extremis per salvare il salvabile”.
Un cenno viene fatto anche all’Intelligenza Artificiale; quali pericoli possono derivare dal suo uso e abuso?
“L’orizzonte etico riguardo la tecnologia risale, per quanto riguarda la Chiesa, al Concilio Vaticano II e alla Gaudium et Spes che, allora, parlavano dell’energia atomica che, pur essendo stata ideata per scopi positivi, è stata utilizzata durante la seconda guerra mondiale per distruggere centinaia di migliaia di vite. È così per tutte le tecnologie che si sviluppano; la tecnologia va avanti, la ricerca raggiunge sempre nuovi risultati ma non si deve privare tutto questo di un orizzonte etico in cui la dignità dell’uomo è prioritaria rispetto al profitto. L’intelligenza artificiale è tutta d’avanti a noi, la dobbiamo scoprire ma il pericolo è, ancora una volta, che venga usata contro l’uomo. In mano a persone che hanno intenzioni malvagie può essere utilizzata contro popolazioni, contro nazioni, contro la persona umana. Di questo si tratta e non che la Chiesa ed il Papa sono retrogradi: non si vuol negare la tecnologia e il progresso, ma chiediamo che lo sviluppo tecnologico legato ai tempi sia eticamente orientato e non sia distruttivo per la persona umana, per la salute e per la vita anche degli altri esseri viventi, perché tutto il Creato, nel suo insieme è il dono di Dio che va preservato.
Tornando al tema iniziale (Custodi o Padroni del Creato?), vuole lanciare un’esortazione alle persone di buona volontà della nostra comunità, perché seguano le orme di Francesco?
“Lo faccio con grande piacere e voglio tornare sulle parole dette in occasione della festa dei santi patroni Teodoro e Lorenzo. Non voleva essere un gettare benzina sul fuoco, anzi, ma dare un contributo alla riflessione perché anche la nostra Chiesa brindisina che vive sul territorio non è estranea a questa vicenda ma, per quello che può, per l’esperienza che ha, per i valori millenari che incarna, può dare un contributo alla riflessione ed al rispetto dell’ambiente; non si vuole interferire nelle scelte politiche, che non competono a noi, ma essendo anche noi cristiani dei cittadini che vivono nel territorio è giusto aprire gli occhi su queste situazioni e contribuire alle riflessioni sui temi della città cercando di la migliore soluzione per queste problematiche. È chiaro che l’appello è alla sensibilità di ciascuno, ma soprattutto a chi ha la responsabilità di decidere, agli organismi imprenditoriali ed anche alle associazioni che si impegnano per la tutela dell’ambiente, intanto a dialogare e poi, a trovare delle soluzioni per la salvaguardia di quella che è la casa comune. Penso che nessuno deve perseguire il proprio interesse personale, ma il bene comune perché altrimenti lo sbilanciamento su determinati interessi individualistici finisce per condizionare in senso negativo le sorti della città. Provare a lavorare insieme per il bene di tutti è la migliore cosa da fare. Tutti siamo stati dalla Provvidenza invitati a vivere su questo territorio. È chiaro che io mi associo all’appello del Papa e non vuole essere né una interferenza, né un sostituirsi a nessuno, ma solo un appello al buon senso, alla riflessione, al dialogo ed alla capacità di poter prendere a cuore queste tematiche prima che sia troppo tardi. Il Papa non esorta soltanto la Chiesa, i vescovi, i sacerdoti, il popolo di Dio, ma si rivolge espressamente – dall’alto della sua statura morale riconosciuta anche da chi non è credente o segue altre religioni – a tutte le persone di buona volontà, incoraggiando ed invitando tutti noi a riflessione e a diventare artefici del nostro futuro e della nostra vita».