Le perite confermano in aula: appartengono all’imprenditore Cairo i resti ossei trovati nel pozzo

La notizia era trapelata qualche giorno fa, ma oggi c’è stata la conferma nel corso dell’udienza istruttoria dinnanzi alla Corte d’Assise di Brindisi presieduta da Maurizio Saso (giudice a latere Adriano Zullo): appartengono all’imprenditore di casalinghi Salvatore Cairo, scomparso nel maggio 2000, i resti ossei fatti ritrovare lo scorso dicembre in fondo ad un pozzo nella zona industriale di Brindisi da Enrico Morleo, imputato con il fratello Cosimo nel processo per la morte di Cairo stesso e del collega Sergio Spada.
Nonostante le difficoltà degli accertamenti scientifici sui reperti (buona parte dei quali non adatti a essere sottoposti a campionature biologiche), la genetista Giacoma Mongelli ha confermato in aula quanto scritto nella perizia e cioè che il confronto del dna estratto con quello di Anna e Sebastiano, sorella e fratello della vittima, consente con assoluta certezza di affermare che in quel pozzo, dopo essere stato fatto a pezzi con la motosega, c’è finito il corpo di Salvatore Cairo. Dal canto suo, l’altra perita, il medico legale Liliana Innamorato, che ha esaminato i resti ossei (tra cui due omeri, pezzi di calotta cranica, vertebre e falangi), ha dichiarato che il corpo di Cairo venne sezionato completamente, privato anche delle braccia e delle gambe, prima di essere bruciato (circostanza, questa, che era stata recisamente negata dal presunto killer Enrico Morleo e che invece era stata indicata dall’unico testimone oculare, un giovane dipendente dell’azienda in cui avvenne l’omicidio).
I due imputati hanno seguito il processo da remoto: in particolare,
Cosimo Morleo in videoconferenza dal carcere di Voghera (da dove ha letto una lunga dichiarazione in cui ribadisce la sua estraneità alle accuse di essere il mandante dei due omicidi) e il fratello Enrico dal carcere di Palermo.
La prossima udienza del processo si terrà l’11 giugno: in quella occasione sarà presumibilmente ascoltata, ai sensi dell’articolo 507 del codice di procedura penale, la moglie di Sergio Spada, Paola Annicchiarico, che ha manifestato la volontà di rendere ulteriori dichiarazioni testimoniali dopo aver visto da vicino Enrico Morleo, nell’ipotesi che sia lui lo sconosciuto che nelle ore precedenti al rapimento di Spada si aggirava con fare sospetto davanti all’abitazione della coppia.
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