Con le accuse di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, alla riduzione in schiavitù e alla tratta, perpetrati in danno di donne straniere di varia nazionalità, i poliziotti della Questura di Lecce hanno eseguito questa mattina, 12 marzo, un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Antonio Gatto su richiesta delle PM Giovanna Cannarile per la Direzione Distrettuale Antimafia, ed Erika Masetti e Rosaria Petrolo, della Procura ordinaria, nei confronti di ventidue persone, ventuno di nazionalità bulgara, in carcere, e un 51enne di Porto Cesareo, agli arresti domiciliari. Le ragazze, secondo il teorema accusatorio accolto dal GIP, arrivavano in Italia ingannate dalla promessa di un lavoro ma, una volta giunte a Lecce, venivano costrette a prostituirsi e picchiate, persino con mazze da baseball, qualora si rifiutassero.
La sede logistica dell’associazione era un appartamento nel centro del capoluogo salentino, nel quale i poliziotti avevano posizionato alcune telecamere per monitorare quanto accadeva: in un’occasione, il sistema di videosorveglianza avrebbe catturato l’immagine di una bimba di pochi anni (forse quattro o cinque) che passa ad alcuni frequentatori della casa d’appuntamento un piatto con della droga, probabilmente cocaina, mentre una donna viene picchiata.
Complessivamente le persone indagate sono trenta.
Nei prossimi giorni si terranno gli interrogatori di garanzia.
Marina Poci
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