
Ha smentito in modo chiaro e deciso per parole che il presidente della Regione Michele Emiliano aveva pronunciato dal palco di piazza del Ferrarese nel corso della manifestazione “Giù le mani da Bari”, a sostegno dell’attuale amministrazione contro la possibilità del commissariamento paventata dal Governo: il sindaco di Bari Antonio Decaro ha negato recisamente di essersi mai recato a casa della sorella del boss Antonio Capriati quando, da assessore al Traffico della giunta comunale Emiliano, fu minacciato dalla mafia per la decisione di pedonalizzare Bari vecchia.
Il presidente della Regione aveva dichiarato di aver accompagnato personalmente Decaro per spiegare alla sorella del boss che con un magistrato antimafia come sindaco le cose a Bari sarebbero cambiate e che Decaro avrebbe dovuto essere lasciato libero di lavorare per il bene della città.
Il sindaco ha precisato che incontrò la signora Lina Capriati per strada, “come raccontarono le cronache dell’epoca, molto tempo dopo la chiusura al traffico” e ci litigò “perché non si rassegnava all’installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto”.
Anche la Capriati stessa ha confermato al TG1 la versione del sindaco, dicendo semplicemente “ma quando mai Decaro è stato qui”.
La donna non ha precedenti per mafia, ma è stata arrestata e condannata in.diverse occasioni per furti nei negozi e a suo carico risultano anche alcune denunce per evasione. Non è soltanto la sorella di Tonino Capriati, ma anche la madre di Francesco Annoscia, uno dei condannati per l’omicidio di Michele Fazio, il 16enne ucciso per uno scambio di persona nel 2001 a Bari Vecchia, mentre tornava a casa dopo aver lavorato in una pizzeria. La vittima designata del commando era un affiliato al clan Strisciuglio. Annoscia, all’epoca dei fatti 18enne, chiese perdono ai geni di Fazio con una lettera dal carcere, dove sta scontando una pena di sedici anni di reclusione.
Intanto infuria la polemica politica tra i sostenitori del sindaco e la Destra di governo, i cui rappresentanti ritengono le parole di Emiliano “degne di un approfondimento della commissione antimafia” (D’Attis), perché “davanti alle minacce si va in Procura e non a casa dei parenti dei boss” (Gasparri).
A proposito delle posizioni dei parlamentari pugliesi che tornano a invocare pulizia nella città, Emiliano stesso ha tenuto a ricordare come, quando era ancora un magistrato, fu lui stesso a sostenere in giudizio l’accusa contro Antonio Capriati, poi condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso e omicidio.
Marina Poci