Maxi operazione contro la Sacra Corona Unita, tra le province di Brindisi e Lecce, stamattina, 12 dicembre, alle prime luci dell’alba: 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite da Squadra Mobile di Brindisi, Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, Cisco e della Squadra Mobile di Lecce ed equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Bari e di Lecce e Volo di Bari. Riguardano numerosi soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di reati di associazione dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi tra San Pietro Vernotico, Squinzano e Trepuzzi, territori che le evidenze indiziarie indicano come sottoposti a frangia storica della Sacra Corona Unita.
I provvedimenti arrivano a conclusione di un’indagine particolarmente complessa coordinata dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, dottoressa Carmen Ruggiero, nell’ambito della quale sono stati raccolti significativi elementi di reità in ordine all’esistenza e operatività di un gruppo criminale nei territori a nord della provincia di Lecce e a sud della provincia di Brindisi, costituito da un gruppo riferibile a Perrone Salvatore, 57 anni, detto “friculino” e un altro gruppo riferibile ai fratelli Annis Fabrizio e Gimmi e al loro uomo di fiducia, De Marco Massimiliano.
I due sodalizi interagirebbero tra loro in rapporto sinergico, effettuando reciproche forniture, trattando partite di stupefacenti e avvalendosi in alcune occasioni dei medesimi pusher.
La struttura presenterebbe un’organizzazione gerarchico-verticistica autonoma fondata sulla ripartizione dei ruoli tra i vari partecipi e articolata nei due gruppi suddetti, distinti perché operanti su piazze di spaccio diverse, ma comunque in continui rapporti d’affari in quanto entrambi facenti capo a Perrone Salvatore. Quest’ultimo avrebbe imposto il prezzo dello stupefacente da lui rifornito in modo pressoché esclusivo, nonché i “punti” da destinare ai carcerati.
L’associazione si rifornirebbe tramite diversi canali di approvvigionamento tra cui quelli calabresi, fasanesi, e lucani: le dinamiche sono state ricostruite anche a partire dal sequestro di ingenti quantitativi di sostanze di tipo marijuana, hashish, cocaina e eroina.
Le indagini hanno consentito di acquisire elementi indiziari indicativi del fatto che alcuni indagati si sono avvalsi della forza di intimidazione derivante dai loro legami con i capi storici detenuti della frangia brindisina e leccese della SCU e hanno utilizzato la fama criminale dell’organizzazione, consolidatasi nel tempo, per la pretesa del pagamento del cosiddetto “punto” sulla vendita di stupefacenti effettuata da terzi, intervenendo nei confronti di coloro che si mostravano riottosi al rispetto delle regole imposte dai clan per il controllo delle attività.
I diversi gruppi delle associazioni, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avevano la disponibilità di armi ed esplosivi, così come dimostrato con il sequestro di un fucile mitragliatore israeliano del tipo IMI Uzi, con due caricatori (10 proietti dei calibro 9×21, 1 proiettile di calibro 9 luger e 1 proiettile calibro 7,65 parabellum), rinvenuti nella disponibilità materiale di Renna Massimiliano che lo custodiva nell’interesse del gruppo di riferimento, tanto che dalle attività tecniche emergeva come gli altri partecipi si preoccupavano della possibilità che questi potesse rendere dichiarazioni in tal senso con una loro chiamata in correità, essendo stato tratto in arresto l’11 marzo 2021.
Tra le armi a disposizione dell’associazione risultavano anche diverse pistole e una ingente quantità di esplosivo, occultato in luoghi ignoti per evitarne la scoperta nel corso delle perquisizioni.
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