Narcotraffico e SCU tra Lecce e Brindisi: un nuovo pentito dopo il blitz di dicembre

Ha deciso di collaborare con la giustizia il 27 dicembre, tra Natale e Capodanno, a pochi giorni dall’operazione di polizia nel corso della quale era stato arrestato, quel blitz del 12 dicembre scaturito dalle indagini su un gruppo attivo nel narcotraffico, che, diviso in due articolazioni e con due capi, agiva a cavallo tra le province di Brindisi e Lecce.
La notizia della collaborazione del sampietrano Cesare “Alberto” Sorio, 46 anni, è stata però diffusa soltanto ieri, 23 gennaio, durante l’udienza in camera di consiglio che si è celebrata davanti al Tribunale del Riesame di Lecce per discutere altri quattro appelli avanzati dalla Procura per contestare il diniego del gip Sergio Tosi alle misure cautelari, fondato sulla convinzione che quella attiva tra San Pietro Vernotico e Trepuzzi non fosse una associazione di tipo mafioso ma una associazione semplice, dedita al traffico di sostanze stupefacenti.
Carmen Ruggiero, la PM della Dda che coordina le indagini, dopo aver dato comunicazione dell’avvio delle procedure di collaborazione, ha depositato i primi verbali che sono a disposizione delle difese. Si tratta, per quanto consta, di dichiarazioni molto embrionali, che dovranno essere attentamente vagliate nei prossimi tempi.
L’accusa ha sostenuto sin dal principio che quella su cui si sono concentrate le indagini fosse una frangia della Sacra Corona Unita, con influenza geografica degli Annis su San Pietro Vernotico e di Salvatore Perrone (detto Friculino) su Trepuzzi.
Ieri si è discusso l’appello riguardante proprio Sorio, che durante l’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere, Raffaele Pietanza, 39 anni, di San Pietro Vernotico, Massimiliano De Marco, 52 anni, di San Pietro Vernotico e Vincenzo Catalano, 44 anni, di Trepuzzi. La decisione sarà nota nei prossimi giorni.
La Procura insiste nella tesi secondo cui il gruppo in questione fosse organizzato come un clan mafioso, sulla scorta della struttura gerarchico-verticistica e della determinazione a gestire in via esclusiva il mercato degli stupefacenti, sanzionando con forza chiunque si sottraesse al “monopolio” e destinando ai detenuti i proventi della vendita.
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