Omicidio Cairo: Morleo davanti al pozzo in cui gettò i resti

L’aveva dichiarato nella scorsa udienza del processo per la morte degli imprenditori di casalinghi Salvatore Cairo e Sergio Spada e, se non altro, è stato di parola: l’imputato Enrico Morleo, che ha confessato di aver sezionato e occultato (ma non ucciso) Cairo, ha condotto la Corte d’assise del Tribunale di Brindisi, presieduta dal dottor Maurizio Saso, il Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, Milto De Nozza e i poliziotti della Questura di Brindisi, sul luogo in cui si troverebbero i resti dell’uomo. Si tratta di un casolare in contrada La Rosa, ai margini della zona industriale, cu cui insiste un pozzo, profondo una decina di metri e privo di acqua, nel quale i Vigili del Fuoco di Brindisi si sono calati per verificare se vi siano ancora tracce del cadavere. Morleo ha dichiarato di aver trovato il corpo di Cairo in un’azienda a qualche chilometro dal casolare oggetto delle operazioni di sopralluogo, di averlo sezionato sul posto e di averlo infilato in un bidone, a cui poi, una volta giunto al casolare a bordo di un’ape, ha dato fuoco. Secondo quanto sostiene l’imputato, quindi, nel pozzo ci sarebbero i resti di Cairo e la motosega con cui ha sezionato il cadavere, mentre del bidone si sarebbe liberato gettandolo in un canale che si trova nei pressi del casolare.
Al sopralluogo sono presenti anche i famigliari della vittima, parti civili nel processo.
Ad un primo esame, il pozzo è risultato pieno di terra ed erbacce e, apparentemente, non sembrerebbero esserci tracce utili a confermare la versione di Morleo. Si procederà pertanto ad un lavoro di bonifica del sito: tutto quanto verrà recuperato sarà sottoposto ad accertamenti scientifici.
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