Il sostituto procuratore della Repubblica di Taranto Francesco Ciardo ha disposto accertamenti tecnici irripetibili con il test dello “stub” per stabilire se Camillo Giannattasio, in carcere per concorso nell’omicidio del carabiniere ostunese Carlo Legrottaglie e per il tentato omicidio dei poliziotti del Commissariato di Grottaglie che lo hanno catturato, abbia utilizzato la pistola contro le forze dell’ordine nel corso delle due sparatorie del 12 giugno scorso: gli esami, che saranno eseguiti dai Carabinieri del RIS di Roma, utilizzeranno tecniche di microscopia elettronica e analisi dattiloscopiche per eventualmente rilevare residui di polvere da sparo su mani e vestiti dell’indagato e stabilire se il 57enne di San Giorgio Jonico, incensurato fino al giorno dell’arresto, abbia sparato o meno.
La richiesta, avanzata dalla difesa di Giannattasio già immediatamente dopo il primo interrogatorio di garanzia, era stata inizialmente respinta: l’accoglimento successivo potrebbe avere a che fare con nuovi elementi emersi nel prosieguo delle indagini.
Durante le perquisizioni, sono state trovate armi da fuoco sia nella ferramenta di San Giorgio Ionico riconducibile a Giannattasio, sia nell’abitacolo e nel bagagliaio della Lancia Ypsilon che guidava lo stesso giorno della morte di Legrottaglie.
Su Giannattasio indagano due Procure della Repubblica, quella di Taranto e quella di Brindisi. Durante entrambi gli interrogatori di garanzia, l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Carlo Legrottaglie è stato ucciso a Francavilla Fontana, durante un inseguimento, da Michele Mastropietro, 59enne di Carosino, che esplose più colpi di pistola semiautomatica all’indirizzo del brigadiere capo, colpendolo in una zona vitale e provocandone la morte per emorragia massiva. Mastropietro rimase a sua volta ucciso in un secondo conflitto a fuoco (per il quale sono indagati due agenti per eccesso colposo nell’uso delle armi) durante la fuga.
Marina Poci