È il pentito di camorra Nino Capaldo l’uomo indagato e fermato per l’omicidio di Massimo Lodeserto, l’operaio 58enne di origini oritane scomparso a Torino lo scorso 30 agosto, il cui cadavere è stato ritrovato ieri nella cantina di un condominio di case popolari nel centro della città sabauda.
Capaldo, già affiliato al clan di camorra Gagliardi-Fragnoli, si trovava a Torino in quanto inserito in un programma di protezione per la collaborazione offerta successivamente alla condanna a 15 anni, confermata nel 2019 dalla Corte di Cassazione, per aver ucciso a Mondragone un corriere della droga, al cui corpo dopo l’uccisione diede fuoco.
Sembra che al presunto killer, che avrebbe già fatto le prime ammissioni, i Carabinieri di Torino siano arrivati attraverso l’analisi delle intercettazioni telefoniche. Capaldo risiede in un’appartamento contiguo alla cantina nella quale era occultato, sotto un cumulo di masserizie, il cadavere di Lodeserto, scovato dai cani molecolari specialisti nel rintracciare corpi in stato di decomposizione. Il movente dell’omicidio sarebbe di natura economica, ma non si conosce, allo stato, quali fossero i rapporti tra Lodeserto e il presunto killer.
La scomparsa della vittima era stata denunciata dal fratello Giacomo: era stato visto in vita da alcuni vicini di casa intorno alle 17 del 30 agosto, poi l’ultimo accesso sul social WhatsApp poco dopo le 18, dopodiché più nulla. Alla famiglia, pochi giorni prima, aveva detto che non sarebbe tornato in Puglia per le vacanze, perché alle prese con un nuovo impiego in una ditta di pulizie, nella quale era stato assunto da poco.
Marina Poci
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