di Lucia Pezzuto per IL7 Magazine
Ci hanno detto che ci daranno le case, c’è l’hanno promesso. E’ vero che ci daranno le case?” Maria 82 anni, più della metà trascorsi in una delle tante abitazioni, oramai fatiscenti, di Parco Bove al quartiere Paradiso di Brindisi spera ancora che qualcuno le dia un alloggio dignitoso. La donna abita in quella casa umida con il soffitto che cade a pezzi insieme a suo nipote Danilo, la moglie e una bambina.
“Abito qui da 59 anni” dice Maria seduta sul divano aspettando l’ora di cena, fuori fa freddo, oggi ha persino nevicato e lei si riscalda con una stufetta. “Il Comune ha detto che ci deve dare le case nuove, quelle che stanno costruendo alla Torretta”.
Maria è paziente aspetta ma i suoi occhi si fanno grandi quando il nipote Danilo le dice: “Nonna non sappiamo se ce le danno, ancora non si sa”.
Dopo tanti anni questa gente ancora non ha la certezza che qualcuno si farà carico delle loro difficoltà e temono che le promesse fatte dai sindaci che nel frattempo si sono succeduti al Comune di Brindisi siano bolle di sapone.
“Il sindaco Mennitti ci aveva detto che saremmo andati via da qui e ci avrebbero assegnato una casa, poi è arrivato Consales e anche lui ci ha detto che le case in costruzione alla zona 167 erano per noi- racconta Danilo- Ora nessuno ci dice più niente”.
Attualmente a Parco Bove risiedono diciotto famiglie, l’ultimo censimento del Comune di Brindisi risale al 2006, nel frattempo la popolazione dei residenti è cresciuta, ci sono nuovi nuclei famigliari, coppie giovani, senza lavoro e con figli a carico.
Sono gli ultimi residenti di quelle costruzioni che negli anni 30 furono realizzate come capannoni e non come civili abitazioni. Nel 2014 le ruspe cancellarono una trentina di queste pseudo case oramai fatiscenti. Furono abbattuti i capannoni abitativi più pericolanti dell’intera area contestualmente con la materiale consegna dei nuovi alloggi agli aventi diritto (22 famiglie). Ulteriori sei unità abitative furono assegnate sulla base di documentazione fornita al Settore Casa e comprovante gravi disabilità di membri dei nuclei familiari, eventualità ordinanze di sgombero già eseguite, nonché lo “storico” di residenza. Così il Comune assegnò ventotto nuovi alloggi ad altrettante famiglie riservandosi però di sistemare al più presto le restanti diciotto. A distanza di quattro anni quelle famiglie oggi sono ancora qui, dimenticate dall’amministrazione e dalla città.
Sandro è un ragazzo giovane, vive con la moglie e i suoi due bambini di nove e due anni, in una di queste case che si affacciano su di un piazzale desolato. Dentro le pareti delle camere sono corrose dall’umido, i giochi dei bimbi sono per terra accanto al muro nero. In camera da letto tra l’armadio e la culla del più piccolo c’è un enorme buco sul soffitto.
“E’ pericoloso, lo so- dice Sandro- ma non abbiamo scelta. Preghiamo che non succeda nulla. Negli ultimi giorni ha piovuto tanto e il soffitto ha assorbito tanta acqua. Ma io non lavoro e non so dove andare”.
Quella di Sandro è una delle tante storie che si incontrano a Parco Bove, ad aiutare il giovane con la sua famiglia è il padre che abita di fronte sullo stesso piazzale. L’uomo oltre ad aiutare economicamente Sandro, aiuta anche un altro figlio anche lui sposato con figli che risiede nello stesso circondario.
“Ci sono intere generazioni che abitano qui-racconta Danilo, il nipote di Maria- siamo nati e cresciuti qui, molti sono anche morti nell’attesa di avere una casa vera. Viviamo alla giornata, alcuni lavorano, altri no. Così chi può aiuta l’altro ma in tutta questa storia c’è un lato paradossale: per queste baracche paghiamo anche l’affitto”.
Le case di Parco Bove sono di proprietà del Comune di Brindisi, sulla carta sono alloggi popolari così il Comune pretende dagli occupanti un canone mensile di 27 euro che non tutti possono permettersi, soprattutto chi ha reddito zero.
“L’Abaco vuole gli arretrati, molta gente non ha pagato per anni l’affitto perché non aveva un lavoro e oggi chi finalmente lo ha trovato si è visto bloccare la busta paga perché l’Abaco vuole i soldi con la mora- aggiunge Danilo- Il Comune non mette piede da anni in queste case ma sa bene in che condizioni sono. Allora io dico che sono disposto a pagare l’affitto ma il Comune mi deve aggiustare casa. Io e la mia famiglia rischiamo la vita qui dentro e tutti i lavori per tamponare li ho fatti io, a mie spese”.
Le abitazioni di Parco Bove cadono a pezzi e molte di queste hanno come tetto intere lastre di eternit.
“Qui ci sono intere famiglie morte di cancro, gente che si è ammalata- prosegue Danilo- ci chiediamo se quelle tettoie siano regolari. A mio avviso andrebbero rimosse, lo sanno tutti che l’eternit è veleno, noi abbiamo ancora le vecchie tubature in eternit e dire che tempo fa sono stati fatti i lavori per la fogna nuova ma poi non è stata mai allacciata e continuiamo ad utilizzare l’acqua dei rubinetti che non sappiamo se è buona o meno visto che le tubature si trovano tutte insieme, acqua e fogna”.
Un altro problema di Parco Bove è la spazzatura, qui i mezzi per la raccolta dei rifiuti non passano perché tanto nessuno fa la differenziata.
“Sono andato a chiedere le pattumelle perché volevo fare la raccolta differenziata e contribuire a tenere pulita la mia città- dice Marcello che abita nella stessa zona con moglie e due figli- ma non avendo pagato la rata della spazzatura mi hanno detto che non avevo diritto a ritirare i mastelli. E’ vero non posso permettermi di pagare la spazzatura ma come devo fare. Qui nessuno la paga perché nessuno a soldi, allora mi chiedo dove andiamo a buttare la spazzatura? Siamo costretti a lasciare i sacchetti per strada e poi parlano di discariche abusive”.
“Io spero che questa situazione si risolva- prosegue Marcello- abbiamo bisogno di una sistemazione diversa, non tanto per noi quanto per i nostri figli. Immaginate per un bambino cosa significa vivere qui, mio figlio non fa venire i compagni di scuola a casa perché si vergogna”.