Resta in carcere il giovane che ha accoltellato la ex a Racale: per il Gip è “irascibile e incline alla violenza”

Non è servito dirsi pentito e mostrarsi interessato alla sorte della ragazza sul cui giovane corpo soltanto due giorni prima aveva dato sfogo a tutta la sua rabbia: al termine dell’interrogatorio di garanzia, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce Marcello Rizzo ha convalidato l’arresto in flagranza, applicando al contempo la misura della custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato della stessa specie, nei confronti del 23enne di Racale Giuseppe Proce, indagato per l’ipotesi di reato di tentato omicidio, aggravato dai futili motivi e dalla relazione affettiva, della ex fidanzata 21enne, accoltellata nella propria abitazione nella notte tra il 24 e il 25 giugno scorsi.
Proce è stato definito dal Gip “un soggetto irascibile, privo di autocontrollo e incline alla violenza, visto che, per futili motivi di gelosia, sulla base di generiche confidenze fattegli da un amico e senza chiedere spiegazioni alla diretta interessata, non ha esitato ad aggredire Giorgia Prete con due coltelli in maniera violenta e proditoria, dopo aver fatto irruzione due volte nella abitazione di lei e dopo aver aggredito anche la madre e il fratello della stessa”.
Rispondendo alle domande del Gip e del PM Alessandro Prontera, il ragazzo ha innanzitutto smentito che lui e Giorgia, dopo sei anni di fidanzamento, si fossero separati (asserendo, quindi, di essere ancora fidanzato con la ragazza) e ha poi confermato di avere accoltellato la giovane in quanto un amico comune avrebbe insinuato dubbi sulla fedeltà di lei che, stando a quanto riferito dall’amico a Proce, avrebbe iniziato una relazione parallela con un altro ragazzo (relazione di cui tutti, nella comitiva della coppia, erano a conoscenza meno che lui e che costituirebbe il movente dell’aggressione). Ha inoltre aggiunto di non essere riuscito a controllare la rabbia, di non ricordare molto di quanto accaduto la sera dell’episodio e di non essersi reso conto di avere infierito al punto da poter provocare la morte della ragazza.
Secondo la ricostruzione operata dagli investigatori, Giuseppe Proce, 23 anni compiuti pochi giorni prima, si sarebbe presentato una prima volta a casa della ex soltanto per minacciarla (“questa sera ammazzo te e tua madre”) e vi sarebbe tornato poi, poco dopo, armato di due coltelli da cucina con lame di 21 e 19 centimetri, oggetto di sequestro da parte dei Carabinieri intervenuti dopo l’aggressione (insieme a un paio di pantaloncini macchiati di sangue, a un telefono cellulare e a della droga – marijuana e cocaina – rinvenuta nella sua macchina).
Sarebbe entrato dalla porta finestra, riuscendo a fare irruzione nel salotto in cui la ragazza, insieme alla madre e al fratello, nel tentativo di scampare alla furia dell’ex, si era rifugiata, spostando un divano dietro la porta nella speranza di riuscire a bloccare l’ingresso dell’aggressore. A salvare la 21enne, ferita in maniera grave ad un braccio e al collo, è stato il fratello: la giovane, inizialmente trasportata al Pronto Soccorso dell’ospedale di Gallipoli, è stata poi trasferita d’urgenza all’ospedale Cardinale Panico di Tricase per essere sottoposta ad un delicato intervento chirurgico grazie al quale sembrerebbe è stato scongiurato il pericolo di amputazione del braccio. Le condizioni della vittima sono migliorate al punto che la ragazza ha lasciato la Rianimazione ed è stata trasferita in un reparto di degenza ordinario.
La difesa di Proce ha chiesto la concessione degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico.
Marina Poci
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