Sacra Corona Unita: blitz nel Brindisino contro clan dei mesagnesi

La Polizia di Stato, all’esito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Brindisi e dalla SISCO di Lecce, con il supporto del Servizio Centrale Operativo, dalle prime luci dell’alba di oggi, 11 ottobre, sta svolgendo un’operazione su diversi territori della Provincia di Brindisi, per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e varie perquisizioni nei confronti di quattro soggetti presunti esponenti della Sacra Corona Unita ritenuti responsabili di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore locale impegnato nel settore dei lavori stradali. Si tratta di Lucio Annis, 54 anni, di San Pietro Vernotico, Tobia Parisi, 43 anni, di Mesagne; Francesco Sisto, 51 anni, di Brindisi e Salvatore Esposito, 44 anni, di San Pietro Vernotico. In particolare, Lucio Annis, successivamente all’esplosione di una bomba davanti al portone di ingresso del condominio in cui risiede, alcuni giorni fa aveva inviato una lettera alle testate giornalistiche per dirsi estraneo a qualunque contesto criminale, escludendo quindi di essere il destinatario dell’intimidazione.
Le indagini avrebbero consentito l’acquisizione di elementi investigativi in ordine all’avvicinamento di un locale imprenditore da parte di noti esponenti della Sacra Corona Unita, appartenenti al sodalizio criminale noto come “clan dei mesagnesi”, per il tramite del quarto destinatario del provvedimento coercitivo, sfruttando i pregressi rapporti di conoscenza intercorrenti tra quest’ultimo e la vittima.
Ai fini dell’accertamento dei fatti, di fondamentale importanza è stata la collaborazione dell’imprenditore, il quale, nonostante la caratura criminale dei soggetti che lo avevano intimidito, si è rivolto agli investigatori della Polizia di Stato sporgendo formale denuncia. Gli elementi forniti dallo stesso, opportunamente suffragati da servizi di osservazione, anche mediante l’utilizzo di telecamere, nonché per il tramite di attività d’intercettazione telefonica, hanno permesso di cristallizzare il verificarsi di tre incontri, presso l’abitazione di campagna dell’intermediario, nel corso dei quali gli indagati hanno rappresentato all’imprenditore che per continuare a svolgere la propria attività lavorativa avrebbe dovuto corrispondere la somma di duecentomila euro oltre che assumere una persona da loro indicata, poiché anche loro “dovevano stare bene”. Il giorno fissato per la consegna di una prima tranche della somma di denaro, pari a ventimila euro, a fronte della mancata presentazione all’incontro da parte dell’imprenditore presso l’abitazione dell’intermediario, gli indagati, inconsapevolmente monitorati a distanza dagli investigatori della Polizia di Stato, si sono recati presso il cantiere ove l’imprenditore stava svolgendo la propria attività lavorativa, effettuando diversi transiti, con brevi soste, a bordo di un’autovettura con chiaro atteggiamento intimidatorio. Non paghi dell’intimidazione già effettuata nel corso della mattinata gli stessi, per il tramite dell’intermediario, dopo averlo convocato, lo avrebbero esplicitamente minacciato, intimandogli che entro la giornata odierna avrebbe dovuto consegnare il denaro, pena l’impossibilità di proseguire la propria attività lavorativa sito nel territorio assoggettato al loro controllo.
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