Salvatore Legari: le sorelle “festeggiano” sui social il compleanno a 7 mesi dalla scomparsa

Di Marina Poci per Il7 Magazine
Ci sono la voce di Pino Mango che squarcia il silenzio insopportabile di mesi di assenza, l’immagine di una torta con crema e frutta e un’unica candelina, azzurra, al centro, accesa com’è accesa la speranza di potere un giorno tornare a festeggiare insieme: Nunzia Legari, una delle sorelle di Salvatore, l’imprenditore edile originario di San Pancrazio Salentino scomparso da Modena il 13 luglio dello scorso anno, il 13 febbraio ricorda il compleanno dell’amato fratello con parole di una dolcezza struggente, facendosi “aiutare” dal testo de “La rondine”, recentemente tornato in auge grazie all’interpretazione sanremese della figlia di Mango nella serata delle cover. “Nonostante tu sia la mia rondine andata via, sei il mio volo a metà, sei il mio passo nel vuoto. Dove sei?”, canta Nunzia, che affida a un reel di Facebook il ricordo di Salvatore, 55 anni compiuti senza poterli condividere con chi lo ama e, nonostante di lui non sappia niente da sette mesi, gli ha comunque preparato il suo dolce preferito. Parla di cuore che “batte a metà”, di “respiro sospeso”, del desiderio di vedere il fratello soffiare sulle candeline e vivere serenamente, mentre dalle 16,19 di quel 13 luglio, ora della prima telefonata senza risposta, la serenità ha abbandonato i due figli, le sorelle, gli anziani e sofferenti genitori e la compagna rumena di Salvatore.
Floriana Legari, invece, per ricordare il fratello cita “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry: “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice”, le parole famose che esprimono il senso pieno dell’attesa felice e la ritualità dell’amore, a fronte di una quotidianità spezzata dalla voragine di incertezza in cui tutta la famiglia è precipitata da quando il telefono di Salvatore ha iniziato prima a squillare a vuoto e poi a risultare staccato. Scorrendo il profilo di Floriana, emerge prepotente l’immagine del fratello, vitale, spiritoso, spensierato, mentre canta in un inglese un po’ improbabile alla guida della sua auto, o del suo furgone magari, quello che a pochi giorni dalla scomparsa è stato ritrovato a Sassuolo.
Maglietta grigia, sorriso scanzonato, le braccia robuste e l’incarnato scuro di chi è abituato ad un lavoro fisico e all’aperto: così Floriana Legari ricorda il fratello, invocando il risveglio delle coscienze addormentate di chi sa e non parla e aspettando una verità che, per quanto tragica, sarebbe capace di allentare la morsa cattiva provocata dall’annaspare tra i dubbi.
Se Floriana parla di verità, la parola scelta da Valentina, la terza sorella Legari, è “giustizia”. I suoi ultimi post pubblici risalgono al 13 gennaio, a sei mesi esatti dalla scomparsa di Salvatore (“angoscia incondizionata”, così descrive lo stato d’animo della famiglia davanti all’incertezza sulla sorte del fratello) e prima ancora al 13 dicembre, quando del suo fratellone parla al passato (“nessuna notizia di te che per noi eri vita, leggerezza e soprattutto allegria”), promettendogli, anche a nome di Nunzia e Floriana “non ci arrenderemo nel cercarti perché tu fai parte di noi e il non sapere dove sei ci fa essere incompleti”.
Insomma non arretra di un millimetro, questa famiglia, rispetto ad un’esigenza di verità e giustizia che non si possono imbrigliare nelle maglie strette di un’indagine che ormai da mesi sembra condurre ad un vicolo cieco e scorrere su un binario morto e che, incredibilmente, ha avuto nei giornalisti d’inchiesta della trasmissione televisiva di Rai Tre “Chi l’ha visto?” alcuni degli approdi più interessanti e meno scontati.
Mentre Nunzia, Floriana e Valentina continuano a pensare che vi siano connivenze e mancate collaborazioni che certamente stanno rallentando il lavoro degli investigatori e rinnovano gli appelli alla cooperazione, anche in forma anonima, l’unico indagato per la scomparsa di Salvatore Legari, per quanto consta, è il 37enne Alex Oliva, che nega ogni addebito e nei confronti del quale si procede per sequestro di persona: si tratta del proprietario della villetta di Lesignana (in provincia di Modena, frazione Quattro Ville) nella quale è ormai certo che l’imprenditore si sia recato nel pomeriggio del 13 luglio a riscuotere il compenso (una somma di denaro ammontante a circa 16mila euro) per i lavori di efficientamento energetico svolti nelle settimane precedenti. A Oliva sono stati sequestrati alcuni dispositivi elettronici (telefono, tablet, computer) per estrarne copia forense e ricostruire i rapporti intercorsi tra lui e Legari, anche in considerazione del fatto che, quel 13 luglio, il telefono di Salvatore ha agganciato sino alle 19,31 la cella sita alle spalle dell’abitazione dell’indagato (squillando a vuoto a partire dalle 16,19) e dalla serata del 13 luglio sino alle 10 del giorno successivo ha agganciato la cella di Sassuolo, corrispondente all’area di ritrovamento del furgone.
Per il deposito della perizia da parte dell’ingegnere Giuseppe Ferraro, tecnico nominato dalla Procura di Modena per svolgere le analisi informatiche, i tempi dovrebbero essere già maturi. Nel frattempo, dovrebbero essere sulla dirittura d’arrivo anche gli accertamenti tecnici sugli oggetti personali ritrovati all’interno del furgone (auricolari bluetooth, da cui sembra che Legari non si separasse mai, matita e agenda). Il Jumpy bianco che l’imprenditore utilizzava per i suoi spostamenti di lavoro è stato ritrovato a Sassuolo (che si trova ad una distanza di circa 25 chilometri da Lesignana), parcheggiato sulla pubblica strada (via Cinque Giornate di Milano) in divieto di sosta, davanti ad un passo carrabile (non, quindi, come si era sempre ritenuto, sulla strada sterrata che dal centro abitato di Sassuolo conduce all’argine del fiume Secchia). Un particolare svelato dall’inviato di “Chi l’ha visto” Vittorio Romano, il quale ha anche svelato che per quella infrazione del codice della strada, Legari, ben nove giorni dopo la scomparsa (!), ha preso una contravvenzione. Dirimente rispetto al caso potrebbero essere le immagini della telecamera di videosorveglianza che insiste sulla facciata di un condominio prospiciente sulla strada che porta allo sterrato adiacente al fiume. Una telecamera scoperta proprio dal giornalista Rai e di cui i Carabinieri di Modena, che indagano sin dall’inizio sulla scomparsa dell’uomo, hanno ignorato l’esistenza sino a quando non l’ha scoperta l’inviato. Anche rispetto a quei filmati, che potrebbero aver catturato l’ultima immagine in vita di Salvatore Legari e rivelare se il furgone sia arrivato lì guidato da lui o da qualcun altro, non si conosce al momento l’esito delle indagini.
Ciò che è emerso, di nuovo, nelle ultime settimane, è che nel fascicolo aperto sulla scomparsa vi sarebbe un’ulteriore ipotesi di reato, l’estorsione (anche se non è dato sapere se per questa si proceda contro ignoti o nel registro degli indagati vi sia iscritto qualcuno). Non è nemmeno chiaro se l’ipotetica estorsione che la Procura di Modena suppone sia stata perpetrata in danno di Legari sia riconducibile al suo incontro, avvenuto la mattina della scomparsa a Campogalliano, con due collaboratori della ditta edile che gestiva con Doru, il suo socio rumeno: i due uomini, due fratelli pugliesi che l’imprenditore conosceva bene da anni, avevano effettuato per lui alcuni lavori di posa per i quali non erano ancora stati pagati (del debito Legari aveva parlato anche con la ex moglie, alla quale aveva espresso la propria preoccupazione per il fatto che non era nella sua disponibilità il denaro dovuto ai collaboratori). Sembra che queste persone, nei giorni successivi alla scomparsa, abbiano ripetutamente provato a contattare il figlio Nicolas proprio perché, una volta incassato il compenso per i lavori effettuati a Lesignana, Legari avrebbe dovuto dividerlo con Doru e poi pagare proprio i due fratelli.
Niente di nuovo, dunque, sotto il cielo nebuloso di questa scomparsa inspiegabile, mentre l’apprensione di chi è legato a Salvatore non accenna a diminuire: i famigliari dell’imprenditore hanno capito, già dalle settimane immediatamente successive alla scomparsa del loro caro, che Carabinieri, Vigili del Fuoco e Protezione Civile, scavando con l’ausilio delle unità cinofile (prima nel terreno intorno alla villetta di Alex Oliva e poi lungo l’argine del Secchia), non erano alla ricerca di una persona in vita. Lo aveva detto tra le lacrime, nell’unica intervista concessa, quella all’inviato di “Chi l’ha visto?”, anche la mamma: “Se non fossi così malata, andrei a riprendermelo io stessa. Non importa come, basta che torni a casa”. Continuano a ripeterlo il resto della famiglia e le sorelle, che alla scomparsa “senza un perché” di Salvatore e a un addio senza un corpo da vegliare non si rassegnano.
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