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Scomparsa di Salvatore Legari: concluse le indagini contro il presunto killer

Di Marina Poci per il numero 410 de Il7 Magazine
Al 38enne originario di Sassuolo Alex Oliva, ritenuto dalla Procura della Repubblica di Modena l’unico responsabile dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere, mai ritrovato, dell’imprenditore edile di San Pancrazio Salentino Salvatore Legari, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (che precede normalmente la richiesta di rinvio a giudizio) è arrivato pochi giorni prima del secondo anniversario della scomparsa dell’uomo che è accusato di avere ucciso ucciso: glielo hanno notificato i Carabinieri nel carcere modenese nel quale è rinchiuso dallo scorso 14 gennaio, quando furono proprio i militari dell’Arma a eseguire la misura della custodia cautelare emessa dalla Giudice per le indagini preliminari Antonella Pini Bentivoglio su richiesta delle PM Monica Bombana e Francesca Graziano. Una misura che, malgrado la richiesta del difensore di Oliva, la magistrata non ha mai ritenuto di dover attenuare, a dimostrazione della solidità del compendio indiziario raccolto dagli investigatori e della attuale e non cessata sussistenza delle esigenze cautelari.
Due anni, dunque, perché Salvatore Legari, 54 anni al momento della (ora lo si può dire ufficialmente) morte, scomparve da Lesignana, frazione di Modena, a metà pomeriggio del 13 luglio del 2023. Si trovava lì, in località Quattro Ville, nell’abitazione in cui viveva insieme alla famiglia l’idraulico caldaista Oliva, per riscuotere il compenso (una somma di denaro ammontante, forse, a 20mila euro) per i lavori di efficientamento energetico che vi aveva svolto nelle settimane precedenti insieme al proprio socio e per recuperare gli attrezzi edili che aveva lasciato.
Il movente dell’omicidio, secondo la prospettazione della Procura, la cui tesi fu sposata dalla Gip nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare, sarebbe quindi di tipo economico: Oliva non avrebbe avuto intenzione di corrispondere a Legari la somma che lo stesso esigeva a titolo di compenso per i lavori svolti e, al culmine di una violenta lite, lo avrebbe ucciso occultandone il corpo, forse proprio nella villetta teatro dei lavori.
In quella villetta si è scavato, purtroppo senza esito, in più di un’occasione: coadiuvati dalle unità cinofile, Carabinieri, Vigili del Fuoco e Protezione Civile, seguendo il fiuto dei cani molecolari, hanno cercato, senza trovarlo, il corpo di Legari o almeno qualche traccia della sua presenza sul terreno che circonda l’abitazione di Oliva.
Il telefono di Legari agganciò sino alle 19,31 la cella sita alle spalle dell’abitazione dell’indagato (squillando a vuoto a partire dalle 16,19). Dopodiché, dalla serata del 13 luglio sino alle 10 del 14 il telefono agganciò la cella di Sassuolo, corrispondente all’area vicina al fiume Secchia in cui, nove giorni dopo, fu ritrovato il Jumpy bianco che l’imprenditore utilizzava per i suoi spostamenti di lavoro. Il veicolo era quindi ad una distanza di circa 25 chilometri da Lesignana, parcheggiato sulla pubblica strada (via Cinque Giornate di Milano, per la precisione), in divieto di sosta (con tanto di multa infilata tra il tergicristallo e il parabrezza): all’interno, insieme ad alcuni indumenti e alle carte di credito, c’erano un paio di auricolari, dai quali pare che l’uomo non si separasse mai, ritrovati sul sedile passeggero, un’agenda e una matita, strumenti che utilizzava per ragioni lavorative, che erano nel cruscotto. Tutti reperti sui quali sono stati svolti accertamenti tecnici (di cui si ignorano gli esiti) tesi a cercare eventuali tracce di DNA e impronte digitali non riconducibili all’imprenditore.
Stando a quanto emerso da una perizia foto-antropometrica disposta dalla Procura modenese sui fotogrammi estratti dai sistemi di videosorveglianza della zona, che hanno catturato l’immagine del furgone dell’imprenditore, a guidare il Jumpy da Lesignana a Sassuolo quella sera non c’era Legari, ma Alex Oliva che, per depistare gli inquirenti, dopo avere ucciso il salentino presso la propria abitazione, ne avrebbe indossato la maglietta nera e si sarebbe disfatto del corpo, probabilmente occultandolo, insieme al cellulare (anch’esso mai ritrovato), nei pressi del vicino Secchia.
A consentire l’avvio delle indagini fu la denuncia della giovane compagna di Legari: il primo dei messaggi della convivente a cui Legari non diede riscontro risale ad appena due ore dopo l’allontanamento dalla casa di Modena in cui i due vivevano insieme. A questo ne seguirono altri, oltre ad una serie di telefonate, anch’esse rimaste senza risposta. L’ultima chiamata della compagna avvenne pochi minuti dopo le 20: qualcuno (Oliva, secondo la Procura) riagganciò, inviando dopo pochi secondi un messaggio preimpostato (“sto tornando”), di quelli che il sistema invia automaticamente quando viene respinta una chiamata. Dopodiché la donna, allarmata per il mancato rientro del compagno, avverti la famiglia (le sorelle e i due figli, poco più che ventenni, che Legari ebbe dal precedente matrimonio) e il mattino dopo si recò presso la Caserma dei Carabinieri di Modena.
Alex Oliva ha sempre negato tutti gli addebiti che gli sono stati contestati dalla Procura della Repubblica di Modena: il 16 gennaio, quando comparve davanti alla Giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio di garanzia, durato circa quattro ore, rispose alle domande della magistrata dicendo di essere estraneo ai fatti e asserendo di aver pagato Salvatore Legari e di non sapere che fine avesse fatto l’imprenditore una volta che, intorno alle 18, si allontanò dall’abitazione di Lesignana. Oltre alle risultanze della perizia foto-antropometrica, che danno per certo Oliva alla guida del furgone, e oltre ai tabulati telefonici dell’utenza intestata a Legari, che collocano il cellulare dell’imprenditore a Lesignana sino alle 19,31 del 13 luglio 2023, c’è un altro elemento che induce a sospettare di Oliva: quando i Carabinieri andarono nella villetta dell’uomo per acquisire i filmati di videosorveglianza, scoprirono che l’hard disk dell’impianto era stato sostituito. L’ipotesi è che Oliva avesse voluto impedire l’acquisizione delle immagini di quanto accaduto sul cantiere una volta che Legari pretese il pagamento dei lavori. Che l’idraulico sassolese non sia proprio una persona dal temperamento quieto, è circostanza pacifica: è infatti agli atti che alcuni anni fa, per evitare il pagamento di un debito, aggredì a pugni un altro imprenditore, che poi lo denunciò (a suo carico risulta infatti una condanna con pena sospesa, insieme al padre 75enne, a sei mesi di reclusione per lesioni personali). Una reazione altrettanto violenta è documentata dall’inviato della trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto?, Vittorio Romano, al cui indirizzo Oliva proferì inequivocabili minacce di morte condite da espressioni volgari Condotte che potrebbero avere avuto anche una certa rilevanza nel rigetto da parte della Gip della richiesta di attenuazione della misura cautelare.
Ora Alex Oliva, entro il termine di venti giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, ha facoltà di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere alla Procura il compimento di atti di indagine, nonché presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio. Sembra scontato che, alla scadenza del termine, le due PM procedenti chiederanno il rinvio a giudizio.
In questi anni le sorelle dell’imprenditore, Nunzia, Valentina e Floriana, insieme al figlio Nicolas, hanno continuamente chiesto di poter riavere il corpo di Salvatore Legari, per poterlo seppellire degnamente: la speranza di sapere dove si trovi si era riaccesa al momento dell’arresto di Oliva, quando la famiglia aveva fiduciosamente atteso una confessione mai arrivata. Ora i tempi si allungano: il processo, qualora disposto, non inizierebbe prima del prossimo autunno e, sempre che Oliva (per il quale vale comunque la presunzione di non colpevolezza sino all’ultimo grado di giudizio) non abbia un sussulto di resipiscenza, il corpo di Salvatore Legari potrebbe non trovare ancora la strada di casa.