Accertamenti tecnico-scientifici non ripetibili sono stati disposti dalla Procura di Modena su alcuni oggetti personali rinvenuti all’interno del furgone Citroen Jumpy dell’imprenditore edile 54enne Salvatore Legari, originario di San Pancrazio Salentino, scomparso nel pomeriggio del 13 luglio scorso da Lesignana, in provincia di Modena, dove si era recato a riscuotere il compenso per dei lavori di efficientamento energetico compiuti in una villetta nelle settimane precedenti.
Si tratta di un paio di auricolari, dai quali pare che l’uomo non si separasse mai, ritrovati sul sedile passeggero, e di un’agenda e una matita, strumenti che utilizzava per ragioni lavorative, che erano nel cruscotto. L’esame è teso a rintracciare eventuali tracce di DNA e impronte digitali non riconducibili all’imprenditore.
Al momento le indagini, per quanto consta, sarebbero concentrate esclusivamente sul 37enne di Lesignana, debitore di Legari, proprietario della villetta nel cui giardino si è scavato a settembre: all’uomo, che sarebbe stato l’ultima persona a vedere l’imprenditore prima della scomparsa, sono stati sequestrati dispositivi elettronici personali (telefono cellulare computer e tablet) sui quali il perito nominato dalla Procura di Modena sta svolgendo gli accertamenti informatici. Alex, questo il nome dell’uomo, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di sequestro di persona a scopo di estorsione: secondo fonti confidenziali, si sarebbe sottoposto spontaneamente al prelievo di materiale organico finalizzato ad estrarre il profilo genetico da comparare con quello di Salvatore Legari.
Nelle scorse settimane, un video di un furgone bianco in transito tra Lesignana e Sassuolo (luogo dove poi il mezzo è stato ritrovato) in orario compatibile con quello della scomparsa di Legari è stato estratto dall’antifurto satellitare di un’automobile e inviato alla famiglia, a seguito della richiesta di collaborazione della Prefettura di Modena, che aveva chiesto a tutti i mezzi di informazione di collaborare diffondendo la fotografia dell’imprenditore.
Sono di alcune settimane fa anche le dichiarazioni rese a Il Resto del Carlino da Salvatore Milella, avvocato di Nicolas Legari, figlio di Salvatore. Secondo quanto affermato dal legale, la mattina della scomparsa Legari aveva incontrato a Campogalliano due collaboratori della ditta edile che gestiva con il socio rumeno Doru, che avevano effettuato per lui alcuni lavori di posa per i quali non erano ancora stati pagati (del debito Legari aveva parlato anche con la ex moglie, alla quale aveva espresso la propria preoccupazione per il fatto che non era nella sua disponibilità il denaro dovuto ai due uomini). Sembra che queste persone, nei giorni successivi alla scomparsa, abbiano ripetutamente provato a contattare il figlio.
Una volta incassato il compenso per i lavori effettuati a Lesignana, Legari avrebbe dovuto dividerlo con Doru e poi raggiungere Nicolas a Reggio Emilia.
Al momento, gli unici passaggi che appaiono certi sono l’arrivo di Legari a Lesignana, circostanza che avrebbe confermato al telefono ad un’amica e a Doru stesso, e lo spostamento del suo furgone (guidato da non si sa chi) da Lesignana a Sassuolo, dove è stato ritrovato nei pressi del fiume Secchia.
Ulteriori perplessità sono state sollevate dall’avvocato Milella circa il telefono dell’imprenditore, dal quale è stato inviato alla compagna il famoso sms preimpostato con la frase “sto arrivando” intorno alle 20 del giorno della scomparsa. Sembra che il numero, irraggiungibile dal 14 luglio, risulti adesso addirittura inesistente, la qual cosa lascerebbe presupporre che qualcuno abbia disattivato la scheda.
Nel frattempo, continuano gli appelli alla collaborazione da parte della famiglia di origine, residente a San Pancrazio Salentino: la sorella Floriana ha scritto sul proprio profilo Facebook invitando chiunque pensi di avere informazioni a contattare, anche in forma anonima, le forze dell’ordine e la redazione di Chi l’ha visto?, affidando al social le speranze che il Natale imminente risvegli le coscienze, perché “Salvatore (mio fratello) non merita né di sparire così, né di essere dimenticato”.
Marina Poci
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