Truffa, il “Gris” dei vescovi parte civile contro Paola Catanzaro

Il Tribunale di Bari ha ammesso la costituzione parte civile del “Gris” nel processo in corso a Bari contro Paola Catanzaro, alias Sveva Cardinale, l’ex veggente accusata di truffa nei confronti di una professionista di Conversano. Allo stato si tratta dell’unico procedimento giudiziario in cui è imputata la donna nota un tempo come “Paolo il mistico”.
La costituzione parte civile del Gris contro la Catanzaro ha un significato particolarmente rilevante: il “Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa” è un’organizzazione cattolica culturale e religiosa, senza fini di lucro, fondata nel 1987 per promuovere la ricerca e lo studio sulle sette, i nuovi movimenti religiosi e la fenomenologia ad essi correlata. Ha sede a Bologna ed è direttamente collegata con la Conferenza episcopale italiana che ne ha approvato lo statuto a norma del codice di diritto canonico.
La sezione di Taranto del Gris ha avuto un ruolo fondamentale nella ricostruzione di alcuni momenti “storici” dell’attività di Catanzaro. Per primo evidenziò il fatto che nonostante già nel 1994 l’allora arcivescovo Settimio Todisco avesse sconfessato ufficialmente Catanzaro, il suo successore Rocco Talucci – senza mai abrogare il precedente provvedimento – consentì al sedicente veggente (che nel frattempo aveva fondato il gruppo musicale “I Signum”) di insediarsi nella parrocchia San Giustino de Jacobis di Bozzano con il beneplacito del parroco don Francesco Caramia (condannato recentemente a otto anni di carcere per pedofilia). Nella parrocchia venivano organizzati concerti di “beneficenza” per restaurare la chiesetta di Uggio dove Catanzaro sosteneva di incontrare la Madonna.
Sempre il Gris di Taranto evidenziarono che Catanzaro aveva fondato a Conversano una comunità religiosa con l’autorizzazione “ufficiosa” del vescovo di Monopoli, Domenico Padovano. E furono ancora i Gris di Taranto a informare l’attuale arcivescovo di Brindisi, Domenico Caliandro, che si dichiarò all’oscuro del progetto di ristrutturazione di Uggio e che poi emanò a sua volta un duro documento contro Catanzaro e la sua “Congregazione per la dottrina della Fede”.
Lo stesso Gris inviò tutte le informazioni raccolte all’Ufficio disciplinare della Congregazione per la Dottrina della Fede, che volle ascoltare anche le testimonianze di alcune persone che avevano avuto a che fare con Catanzaro.
Il “Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa” si è costituito parte civile attraverso il suo legale Giovanni De Cataldi. Il processo barese, nato da un’indagine iniziata addirittura nel 2012, è solo la prima inchiesta che coinvolge Catanzaro, frutto della prima, coraggiosa, denuncia presentata all’autorità giudiziaria da una presunta vittima.
Imputata con Catanzaro è Lucia Borrelli, una commerciante di Conversano che si sarebbe prestata a incassare i soldi per conto del veggente. Entrambi sono accusati di truffa aggravata.
Secondo il capo d’imputazione, avrebbero (tramite artifici e raggiri) convinto la professionista di Conversano – il cui padre in quel periodo lottava con una gravissima malattia che lo portò poi alla morte – e che frequentava i loro “incontri spirituali” ad aiutarli nella realizzazione di quello che era definito da loro “il progetto dei doni”, consistente nel distribuire ogni mese, con l’aiuto economico di persone loro vicine, croci in legno prodotte gratuitamente da un falegname di Bassano del Grappa (poi risultato inesistente) e inviate da tale “Suor Maria della Croce” (pure lei inesistente), al costo di duemila euro per ogni viaggio.
Dal mese di novembre del 2007 la presunta vittima del raggiro versò in contanti seimila euro al mese (necessari per la consegna di tre croci al mese), somme consegnate nelle mani della Borrelli che a suo dire le avrebbe poi date alla suora.
Oltre a questo “mensile”, in altre occasioni la donna versò somme superiori: 12 mila euro, 13 mila euro, in una circostanza 20 mila euro (Natale del 2007), nonché la somma di 60 mila euro per la distribuzione di 30 croci (agosto 2008), somma per cui fu costretta a contrarre un mutuo, consegnando la somma richiesta, in contanti, nelle mani di Catanzaro. In sostanza, sino al 2009 la presunta vittima versò a Catanzaro circa 100 mila euro, somma che – apprese successivamente – non fu mai utilizzata per il progetto delle croci, di fatto mai esistito.
Successivamente, dal 2009 al 2011, la donna consegnò somme mensili di vari importi per il sostentamento della comunità fondata da Catanzaro.
Nell’udienza svoltasi la scorsa settimana a Bari, l’avvocato difensore di Catanzaro ha chiesto di rimandare gli atti in procura per la riformulazione dei capi d’imputazione che, a suo dire, risultano essere non definiti. Soluzione cui si è opposto il difensore della parte lesa, l’avvocato Valerio de Cataldi. Il Tribunale ha rigettato l’istanza rinviando il processo al prossimo mese di febbraio quando saranno ascoltati in aula i testimoni dell’accusa e della difesa.