Da oggi la terapia cellulare immunitaria con CAR-T (Chimeric antigen receptor T-cell therapies), l’ultima frontiera della tecnica medica per la cura di alcuni tumori del sangue, è disponibile anche nella Asl Brindisi, all’ospedale Perrino.
Brindisi è il secondo centro in Puglia (dopo l’ospedale Moscati di Taranto) e il settimo in Sud Italia, a poter utilizzare quello che viene definito come farmaco “vivente”, massima espressione di medicina personalizzata, perché può essere utilizzata solo in quel paziente, e di medicina di precisione, perché colpisce solo le cellule tumorali.
All’incontro di presentazione sono intervenuti il direttore generale Maurizio De Nuccio, il direttore sanitario Vincenzo Gigantelli, il direttore amministrativo Loredana Carulli e il direttore dell’Aress, agenzia regionale per la salute e il sociale, Giovanni Gorgoni.b
A presentare la CAR-T il dottor Domenico Pastore, direttore dell’Unità operativa complessa di Ematologia con trapianto del Perrino, Antonella Miccoli, direttore del Servizio di Medicina trasfusionale e, in collegamento da remoto, Teresa Calamia, direttore del Dipartimento farmaceutico.
Presenti anche Maurizio Portaluri, direttore del Dipartimento Oncoematologico radioterapico radiodiagnostico, Tommaso Gioia, consulente per la Sanità del presidente della Regione Michele Emiliano, i referenti delle aziende i cui laboratori sono parte integrante del processo e i rappresentanti di alcune associazioni di volontariato.
“L’autorizzazione all’utilizzo di questa terapia nel nostro ospedale è stata rilasciata dalla Regione Puglia nel mese di giugno scorso, a conclusione di una articolata procedura di accreditamento. La CAR-T rappresenta una vera eccellenza: la Asl Brindisi da oggi diventa un centro di riferimento in questo settore, non solo per i pazienti del territorio ma anche per quelli di tutte le regioni del Sud”, ha affermato il dg Del Nuccio.
Il dottor Pastore, spiegando che si tratta di un processo terapeutico molto complesso, che necessita di un team multidisciplinare con ematologi, trasfusionisti, farmacisti, neurologi, cardiologi e intensivisti, ha precisato che le terapie con CAR-T offrono una possibilità di cura a pazienti con alcuni tipi di linfoma non Hodgkin o di leucemia acuta linfoblastica B che non rispondono alle terapie convenzionali.
I linfociti del paziente vengono separati dal resto del sangue e processati in laboratori altamente specializzati in Olanda, Svizzera o Stati Uniti: qui viene inserito il recettore CAR (Chimeric Antigenico Receptor), capace di individuare le cellule tumorali e di distruggerle, grazie ai linfociti trasformati che vengono poi reinfusi nel paziente.
Gorgoni ha evidenziato, infine, che “la CAR-T rappresenta il punto di snodo delle terapie oncologiche: in futuro potrebbe essere utilizzata anche per altri tipi di tumori del sangue e per i tumori solidi. Un investimento su questo processo è doveroso e va valutato non guardando alla sostenibilità economica ma ai risultati che si potranno ottenere a lungo termine”.
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