Quattro esponenti della Sacra Corona Unita sono stati fermati questa mattina in un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce con la collaborazione della Squadra Mobile di Brindisi e della SISCO di Lecce. Tra questi il boss storico della Sacra Corona Unita Salvatore Buccarella, il suo fedele braccio destro il 59enne Umberto Attanasi, Vincenzo Schiavone (47enne di Brindisi), e il figlio di Attanasi, Pasquale (37 anni).
Buccarella e Attanasi appartengono ai vertici della storica frangia dei “tuturanesi” e si trovavano già in regime di semilibertà. Le accuse spaziano dall’associazione di tipo mafioso, aggravata in alcuni casi dalla recidiva e dal regime penitenziario, alla tentata estorsione con metodo mafioso.
Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero imposto a un imprenditore agricolo del Brindisino il pagamento di una somma di 3.000 euro, oltre a una quota fissa di 150 euro mensili, presentata come “guardiania”. Il denaro serviva a garantire la possibilità di proseguire l’attività economica su terreni ricadenti sotto il controllo del clan, con la minaccia esplicita di danneggiare una vasta piantagione di noci realizzata a Tuturano.
Il fermo arriva al termine di settimane di indagini serrate, supportate da intercettazioni che hanno documentato una fase di forte fibrillazione interna al gruppo criminale. Le conversazioni hanno rivelato diversi summit tra gli indagati, intenti a riorganizzare il clan in vista del ritorno in libertà del capo storico e di un suo fedelissimo, entrambi beneficiari della semilibertà.
Durante questi incontri non solo si discuteva delle attività illecite già avviate, in particolare estorsioni agli imprenditori locali, ma anche di azioni punitive contro un esponente della frangia giovanile dei “tuturanesi”. A quest’ultimo venivano contestati il mancato sostegno economico ai vertici durante la detenzione, l’auto-proclamazione a referente della Sacra Corona Unita per Tuturano e il presunto coinvolgimento nell’incendio doloso che l’8 gennaio scorso ha distrutto il Domus Café, un noto locale della frazione brindisina.
Le tensioni interne erano tali da far temere lo scoppio di una vera e propria guerra di mafia. Nei giorni immediatamente precedenti al fermo, gli investigatori hanno accertato un incontro diretto tra i fermati e il rappresentante della fazione contrapposta. In quell’occasione furono ventilate minacce di azioni violente, fino alla possibilità di omicidi, per ristabilire l’egemonia della vecchia guardia sugli emergenti giovani affiliati.
Il quadro delineato dalle intercettazioni ha convinto la DDA della necessità di un intervento immediato. Un eventuale ritardo, con la semplice segnalazione alle autorità di sorveglianza penitenziaria, avrebbe rischiato di far saltare la copertura investigativa e spinto gli indagati alla fuga.
L’ordine di fermo è stato eseguito all’alba tra Tuturano, Brindisi e Napoli, con l’impiego di oltre 50 uomini delle forze dell’ordine. I quattro fermati, due dei quali già condannati in passato per omicidi legati a dinamiche interne alla Sacra Corona Unita, sono ora a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Gli investigatori sottolineano la pericolosità del gruppo e il rischio concreto che i progetti criminosi, se non bloccati, potessero degenerare in nuove azioni di sangue. L’indagine, tuttora in corso, mira a ricostruire l’intera rete di rapporti e interessi economici della frangia tuturanese, che da decenni rappresenta uno dei nuclei storici della Sacra Corona Unita nel Brindisino.
Le indagini proseguono per chiarire i rapporti tra le diverse fazioni e verificare eventuali collegamenti con altre aree della Puglia e della Campania.