
La premessa è che ometteremo tanto in questo racconto che è la ricostruzione del presunto stupro da parte del regista Paul Haggis nei confronti di una donna inglese di 28 anni, così viene ricostruita dalle indagini della squadra mobile di Brindisi, dalla denuncia della ragazza e dallo stesso Haggis durante l’interrogatorio. Il tutto è confluito nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip Wilma Gilli ha disposto gli arresti domiciliari per il regista premio Oscar.
Ometteremo le parti in cui la presunta violenza viene descritta in tutta la sua crudezza.
Lei la chiameremo Jean.
Il racconto di Jean.
Lei lo aveva conosciuto a Monte Carlo, a lui evidentemente era piaciuta. Lei si era proposta come consulente, il regista aveva preso il suo numero di telefono. L’aveva chiamata la settimana scorsa: “Sono a Ostuni per dirigere un film festival. Raggiungimi”. Era andata a prenderla in aeroporto a Brindisi, la mattina di domenica 12 giugno. L’aveva subito portata a Ostuni, nel b&b di lusso dove lui alloggiava, sulla strada principale. Neanche il tempo di mettere piede nella stanza che lui le era saltato addosso. Lei si era divincolata con una scusa ed era andata a fare una doccia. All’uscita dal bagno, seconda aggressione. Particolare non secondario in tutta la vicenda, Jean aveva il ciclo. Una circostanza che, secondo il racconto di lei, per Haggis era tutt’altro che un problema. Poco più tardi escono per il pranzo e lui la rassicura confidandole di voler instaurare con lei una relazione sentimentale.
Nel pomeriggio Jean va a dormire ma poco dopo si sveglia con lui che l’assale un’altra volta, lei gli resiste e poco dopo si fa accompagnare all’ospedale di Ostuni perché utilizzava un tampone interno.
Per la prima volta chiede aiuto: scrive e fa leggere a un medico due bigliettini in cui racconta l’accaduto poi li cestina per timore che ritornasse Haggis. Il medico, letti i biglietti, le chiede se si sente sicura a tornare in albergo. Lei minimizza, spera che sia vera la storia che Haggis vuole iniziare una relazione amorosa.
Nei giorni successivi – racconta Jean – il regista la tiene lontana da Ostuni facendola rientrare solo in tarda serata. La ragazza si sente sola e in difficoltà, in un Paese del quale non conosce la lingua. La mattina del 14 giugno chiede conforto al farmacista da cui acquista i medicinali che le sono stati consigliati in ospedale, scrive un messaggio a un suo amico, va a Lecce in treno. Al rientro a Ostuni, la sera, Haggis si rifiuta di andare a prenderla in stazione: “Usa un taxi”, le dice. E solo dopo varie insistenze acconsente.
Nella notte la terza aggressione, mentre lei dorme, dalle spalle, incurante delle raccomandazioni fatte dai medici dell’ospedale di non avere rapporti sessuali. Lui poi si addormenta, per Jean è una notte insonne.
Il 15 giugno la spedisce di nuovo a Lecce, si confida al telefono con un amico che gli consiglia di lasciare ad Haggis un biglietto del seguente tenore: “«Caro Paul, grazie per il tuo invito improvviso, ho apprezzato la tua gentilezza ed ospitalità ad Ostuni, ho amato l’arte. Ho passato del tempo meraviglioso in tua compagnia, mi manca il tuo toccarmi e le tue carezze, speriamo di vederci prossimamente in Francia o a Londra o alle Mauritius… l’uccello della felicità si posa sulla spalla di chi sa attendere”. L’intenzione era quella di far capire al regista che non era stato in grado di attenderla, usandole violenza.
La sera Jean fa rientro comunque nel b&b e nella notte viene bruscamente svegliata da Haggis accortosi del fatto che lei, involontariamente, nel sonno ha bagnato il letto di urine: “Tu non ti rendi conto di quello che hai appena fatto, dobbiamo andare via, dobbiamo cambiare posto”. Il regista teme per l’inconveniente considerato che l’hotel era tra i suoi sponsor e che diceva di avere “affari” con la chiesa cattolica.
In tutta fretta l’aiuta a rivestirsi e alle cinque del mattino la lascia davanti all’ingresso dell’aeroporto di Brindisi. Jean avrebbe dovuto attender il suo volo previsto dieci ore dopo, alle 15.
La ragazza inizia a girovagare senza riuscire a prepararsi per la partenza visto che i dati del suo biglietto aereo erano conservati nel telefonino, scarico, il cui caricabatteria ha dimenticato nel B&B. In preda alla confusione e al panico vaga nello scalo sino a quando non viene notata da personale dell’aeroporto. Viene accompagnata negli uffici della Polaria e poi arriva la dirigente della Squadra mobile, Rita Sverdigliozzi. Che non la lascerà più.
L’interrogatorio di Paul Haggis.
Il regista si è presentato in Tribunale con uno zainetto nel quale portava un memoriale scritto nelle ore precedenti e consegnato al giudice Gilli. Sostiene che i rapporti sessuali ci sono stati ma pienamente consenzienti. Che era stata la donna a cercarlo e recarsi da lui a Ostuni. Che si era offerta anche sessualmente “ma in modo naturale e spontaneo” e dunque che non sapeva spiegarsi quelle accuse. Aggiunge che l’assenza di violenza, sessuale e psicologica, è documentata dal fatto che la donna ha scelto di alloggiare nella stessa stanza sino al giorno della partenza. Haggis consegna anche lo scambio di messaggi registrati sui telefonini durante la permanenza, sintomatico di una serenità tra loro. Della disponibilità di assecondare le ichieste di lei: accompagnarla in ospedale, prelevarla e accompagnarla in aeroporto, prelevarla dalla stazione ferroviaria. Comunque – spiega Haggis – non si trattava di una relazione sentimentale auspicata dalla donna.
Il giudice
“Posto che la versione difensiva offerta offre numerosi spunti investigativi, non è allo stato idonea a demolire il quadro indiziario sulla violenza sessuale, laddove vi sia un consenso non libero o revocato dalla vittima”.
Nell’ordinanza di arresti domiciliari, il gip specifica che è assolutamente pregnante il pericolo di inquinamento delle prove in vista dell’interrogatorio della presunta vittima che avverrà, come richiesto dalla procura, sotto forma di incidente probatorio.
Per la giudice è dunque indispensabile garantire l’acquisizione asettica e genuina di ulteriori prove, limitando la libertà di movimento e di comunicazione dell’indagato potendo la parte offesa essere indotta, mediante contatti diretti o indiretti con Haggis, o con persone a lui vicine, ritrattare, modificare, inficiare la genuinità delle dichiarazioni rese.
Secondo la giudice esiste anche il rischio di reiterazione del reato vista la “assoluta incapacità dell’indagato di controllare i propri istinti e di desistere dai propri propositi, in un contegno di prevaricazione e dominanza. Inoltre Haggis ha ammesso di essere comparso davanti alla Corte Suprema di New York in una causa civile promossa contro di lui per fatti analoghi a quelli odierni che, pur se ancora non sanciti da una sentenza, costituiscono secondo il gip “un segnale di possibile inclinazione a delinquere in ambito sessuale da parte dell’indagato”.
Haggis è dunque detenuto agli arresti domiciliari in una masseria nelle campagne di Ostuni, con divieto di qualsiasi tipo di contatto esterno. Prossimo passo l’incidente probatorio. E’ liì che si giocherà probabilmente per lui la partita decisiva.