di Giancarlo Sacrestano
Ricerche storiche ASSOARMA
Domenica 2 ottobre, presso la cripta del Monumento al Marinaio d’Italia, alle 11,30 si rinnova l’appuntamento con la memoria. I’episodio storico che si ricorda è la morte di 454 uomini periti nell’esplosione della corazzata Benedetto Brin.
La mattina del 27 settembre 1916, esplodeva nel porto di Brindisi la corazzata “Benedetto Brin”. Nel bollettino di guerra delle azioni navali del 28 settembre 1915 si legge: “Cause non ancora ben determinate hanno provocato, nel porto di Brindisi, un incendio seguito da esplosione nella santa barbara dl poppa della Regia nave Benedetto Brin. È da escludersi l’intervento di qualunque agente esterno. “Come ormai acclarato, – si legge in una nota ufficiale della Marina Militare nella ricorrenza del centesimo anniversario della tragedia – si trattò di una disgrazia non diversa da quelle accadute in altre marine da guerra dell’epoca: la causa dell’affondamento era infatti da attribuire ai nuovi esplosivi utilizzati per le cariche di lancio e di scoppio che, indispensabili e sempre più potenti, erano stati introdotti da troppo poco tempo perché se ne conoscessero tutte le caratteristiche relative alla loro stabilità.”
Non si trattò pertanto di un attentato, così come si cominciò a dubitare, allorquando dopo qualche mese, esplodeva nel porto di Taranto la corazzata “Leonardo Da Vinci” e questo ulteriore dramma contribuì a sostenere, per molti anni, la tesi del complotto delle spie che mettevano a segno un vasto programma di sabotaggio. Maggiori informazioni, a quanto sembra, le avrebbe potute fornire l’ing. Ugo Cappelletti di Trieste, ma la storiografia ufficiale difficilmente riesce a districarsi nei meandri disegnati dai “se”, i “forse”, i “ma” dei servizi segreti. Per il sabotaggio della “Benedetto Brin” pare furono sborsati un milione di lire!!!.
Ad un secolo di distanza la Marina nella pagina dedicata alla tragedia non lascia dubbi: La Benedetto Brin subì un incidente tecnico.
Per quanto riguarda le vittime perirono 21 ufficiali e 433 i sottufficiali e i marinai, tra i quali l’ammiraglio Rubin de Cervin comandante della 3ª Divisione Navale della 2ª Squadra e il comandante della nave Fara Forni. I superstiti furono 9 ufficiali e 473 fra sottufficiali e i marinai.
La cripta, sacrario custodisce al proprio interno la memoria marmorea dei troppi caduti in mare.
Sono riportati sui marmi di color nero i nomi, sia dei marinai militari che della marina mercantile, morti a partire dal 1860 sino alla data di costruzione del Monumento. Della seconda Guerra Mondiale sono riportati solo i nomi delle Medaglie d’Oro alla Memoria e sono incisi sui 4 marmi di colore grigio posti sulle 4 colonne vicino all’altare (sono incisi anche i nomi delle Medaglie d’Oro alla Memoria della prima guerra mondiale). Sicuramente NON sono riportati i nomi degli oltre 39000 caduti della Seconda Guerra Mondiale ma SOLO I NUMERI nelle nicchie ai lati dell’altare (uomini e mezzi persi divisi per specialità: navi da battaglia, sommergibili, navi ausiliarie, ecc…). Da un calcolo approssimato (contando i nomi riportati in un marmo verticale ed in uno a pavimento e moltiplicando per i marmi complessivi presenti) il numero dei nominativi dei caduti della prima guerra mondiale riportati dovrebbe avvicinarsi a circa 6000.