
Brindisi più che mai Capitale d’Italia: il convegno svoltosi a palazzo Nervegna, sotto la regia di Mauro D’Attis e con relatori appassionati, ha aperto un’ulteriore luce su quei mesi tra il settembre 1943 e il febbraio 1944 durante i quali a Brindisi furono poste le basi per la repubblica e per la democrazia. Particolarmente suggestiva la testimonianza di Katiuscia Di Rocco, direttrice della Biblioteca arcivescovile, che ha raccontato le storie inedite di due brindisini (Beppe Patrono e Gaetano De Vita) che vissero i giorni di Brindisi Capitale lontani dalla loro città. E quella di Giancarlo Sacrestano che riportiamo integralmente qui di seguito insieme al filmato che ha proposto al pubblico.
di Giancarlo Sacrestano
Durante il secondo conflitto mondiale, si registra una maggiore incidenza dei mezzi di comunicazione, principalmente la carta stampata, come pure la radio e la produzione audio-visiva cinematografica, quali strumenti capaci, al pari delle armi da fuoco, di sovvertire le sorti della guerra.
Alla fortissima restrizione del diritto alla informazione operato in Italia dal potere fascista, con le veline, vero foglio d’ordine con le disposizioni che il regime impartiva alla stampa, si contrappone, dopo l’arresto di Mussolini, un forte bisogno di liberare il diritto di conoscenza col ripristino della stampa di nuove iniziative giornalistiche.
Il 28 agosto del 1943, usciva a Catania il primo numero del “Corriere di Sicilia” con questa dichiarazione di intenti in prima pagina: “Il Corriere si batterà per tutte le libertà, di stampa, di pensiero, di azione”. Non è casuale la circostanza che l’incipit del giornale riprenda i temi cari che gli anglo-americani, appena sbarcati sull’isola, avevano posto nel 1940 a fondamento della Carta Atlantica.
Si deve ad Agostino Degli Espinosa, addetto stampa del Governo Badoglio, insediatosi a Brindisi ed autore del volume “IL REGNO DEL SUD” la denominazione di Brindisi quale capitale del Regno, da qui buona parte della storiografia ha fatto discendere per contrapposizione alla repubblica di Salò insediatasi nel nord del paese, l’incertezza lessicale del perdurare dello stato di diritto del Regno d’Italia dal sett. ‘43 al giu. ‘44.
Per i comandi anglo-americani, Brindisi è più propriamente Capitale della King’s Italy. L’Italia del Re con cui intrattengono in esclusiva rapporti e sanciscono accordi.
Brindisi è capitale di quel che resta di libero del Regno d’Italia. Sulla città, dall’Unità del 1861 non ha mai sventolato altra bandiera se non il tricolore italiano.
A Brindisi si scrivono e si pubblicano i decreti reali. Si sottoscrivono fondamentali accordi internazionali, quali la dichiarazione di guerra alla Germania, l’adesione alla Carta Atlantica, preludio dell’ONU, la revoca delle leggi razziali, ma anche, appunto due importanti decreti reali, del gennaio 1944 che regolamentano la produzione e la diffusione del materiale stampato in tempo di guerra.
A Brindisi si incontrano a più riprese i diretti delegati di Roosevelt, Churchill e Stalin, che nel frattempo definiscono a Teheran i nuovi assetti geopolitici d’Europa. La creazione dell’ONU, lo sbarco in Normandia ed i nuovi confini della Polonia.
Quanto e come le decisioni di Teheran si trasformano a Brindisi in azione per il diritto all’informazione e alla conoscenza dei popoli oppressi è scritto col sangue nelle pagine della storia.
Tre sono i delegati americani presenti a Brindisi, il colonnello Foley per le questioni finanziarie, il generale Taylor per le questioni militari ed il capitano riservista Ellery Stone, quest’ultimo, apparentemente personaggio secondario è di fatto il responsabile della più importante emittente radiofonica statunitense. Un vero e proprio guru della comunicazione di massa, fautore della svolta liberista in parte consistente degli organi d’informazione che si diffondono tra i paesi dell’Europa occupata.
A Brindisi anche Lord Harold Mcmillan, amico personale di Churchhill ed Andrej Vyshinskij (Commissario del Popolo per gli Affari Esteri dell’URSS. Il loro compito è quello di coordinare le azioni che da Brindisi gli alleati metteranno in atto per la liberazione d’Europa.
Dal diario di lord Mcmillan alla data del 3 dicembre 1943 si legge tra l’altro: “Quando il re e Badoglio sono riparati a Brindisi, ci è sembrato bene lasciare intatta una specie di enclave sotto la sovranità del re, così che gli italiani avessero un piccolo angolo in cui continuava giuridicamente ad esistere lo stato”.
Le decisioni prese a Teheran, vedono pertanto Brindisi quale luogo privilegiato dell’azione di supporto alle iniziative preliminari allo sbarco in Normandia, come pure all’azione di sostegno alla lotta popolare di liberazione in Francia, nelle regioni italiane ancora sotto il dominio tedesco, nella Jugoslavia occupata, sino a giungere in Polonia a sostenere le locali cellule della resistenza.
Dal 6 dicembre, si insedia a Brindisi uno squadrone da bombardamento della britannica Royal Air Force, attribuito ai piloti di Polonia, la nazione che più delle altre subisce l’azione di compressione dei totalitarismi, stretta com’è tra i nazisti tedeschi da ovest ed i comunisti sovietici da est.
Al reparto sono attribuiti particolarissimi compiti di assistenza aerea agli eserciti di liberazione nazionali dell’Europa Occupata. Da Campo Casale, questo il nome dell’aeroporto di Brindisi, decollano continuamente voli no-stop che durano anche 13 ore. Le destinazioni, individuate in stretto raccordo tra i comandi alleati e gli eserciti di liberazione nazionali, hanno il compito di sostenere la resistenza.
I particolari e preziosi carichi che sono trasportati, riguardano principalmente materiale di stampa, giornali con notizie altrimenti censurate. Documenti e disposizioni per formare ed addestrare le cellule della resistenza. Libri e manuali per consentire la circolazione delle idee degli intellettuali in esilio.
A Brindisi, presso le sale di Palazzo Tarchioni, sede dell’Amministrazione provinciale e degli uffici della Prefettura, il delegato italiano, Renato Prunas, Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri ed il francese Renè Massigli, delegato della Francia Libera di Charles De Gaulle, sono i diretti interlocutori dei delegati anglo-americani per la definizione delle azioni di sostegno alle rispettive guerre di liberazione.
Per i tramite di particolari sistemi di carico, i velivoli scaricano o paracadutano gli importanti carichi che subitamente sono intercettati dagli agenti delle cellule partigiane, preavvertiti via radio con messaggi in codice. Famosi quelli di Radio Londra, preannunciati dalle primissime note della nona sinfonia di Beethoven, il cui inno alla gioia è stato scelto, appunto, quale inno dell’Unione Europea.
Gli stessi aviatori si trasformano in cronisti e con macchine fotografiche e cineprese riproducono su pellicola a beneficio dei comandi alleati le reali condizioni del territorio appena sorvolato.
La guerra è tempo drammatico, il diritto d’informazione si coagula col più ampio diritto di libertà, respira dello stesso bisogno e chi scrive e chi legge si unisce nel medesimo fine, ripristinare la normale dialettica tra le opinioni. I giornalisti, gli scrittori, gli intellettuali, diventano parte integrante del movimento di ribellione alla oppressione, pronti al sacrificio della vita, perché la libertà di ognuno, in un Paese libero ed autodeterminato è il vero supremo bene comune.
Emotivamente toccante è per gli aviatori polacchi, ogni volo da Brindisi di assistenza alle cellule dell’Armia Krajowa, l’esercito della resistenza popolare a cui fanno giungere i carichi di strumenti di libertà. Libri, giornali, manuali, stampati in esilio, perché oltremodo vietati e censurati in patria.
E’ opportuno ricordare che Varsavia è la prima capitale europea ad insorgere contro gli oppressori.
La capitale polacca muore gridando i principi ed i valori che qualche mese prima erano stati raccolti in un manifesto a Ventotene da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann.
Al suolo le vite di oltre duecentoventimila civili, sacrificatisi al diritto di libertà che nessun oppressore può schiacciare.
Brindisi è vero, è stata capitale di pochi, ma porta di libertà per tutti!
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