Brindisi e chi la racconta: la Festa dei Giornalisti. E di chi li legge

di Giancarlo Sacrestano

Nella ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei comunicatori, ma anche di chi è muto, la Santa Sede ha diffuso il tema per la 51.ma Giornata dedicata dalla Chiesa ai mass media e che si svolgerà il prossimo 28 maggio. “Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo” è il suggestivo obiettivo che suona sfida senza possibilità di essere vinta, nel tempo in cui l’incertezza, la paura e l’inquietudine, soffocano ogni bisogno di costruire tra le persone fiducia e tutti insieme progettare, con speranza, il proprio futuro. Nella consapevolezza che la Chiesa è altrettanto impastata delle angosce del tempo e che pochi sono quelli disposti a darle credito incondizionato, il tema proposto resta comunque un caso, se non proprio emergenza, che efficacemente fotografa una nuova parola eletta vocabolo dell’anno 2016: “post-verità”.

Ovvero siamo al tempo di chi alla ragione, preferisce l’emozione. Siamo al tempo in cui, la velocità di un clic su un like, ha la supremazia sulla lettura riflessiva e critica. Quel che è peggio, si è finito col distorcere sino all’offesa valori maturati nei secoli, setacciati dalla storia, prodotti dal sangue e dal sudore di intere generazioni.

Sono fermamente convinto che un comunicatore (ed oggi chi è che non è?) prima di scrivere debba porsi dinanzi alla pagina bianca del monitor, con l’umiltà di essere testimone di un percorso di ragioni e di valori che oltrepassano la miopia del presente quotidiano e che male, molto male faccia chi carica il mouse come fosse un kalasnikov e spari raffiche di incondizionate emozioni, relegando i fatti – chi – cosa – dove – quando – a mero ammendingolo dello scritto.

Prendi Brindisi, per esempio. Chi la racconta, come la racconta, perché la racconta? Tutti hanno il diritto di farlo, spessissimo lo fanno male, malcelando le vere ragioni per cui lo fanno. (il ventaglio comprende i troll, odiatori professionisti, sino agli egolatri, sorta di tuttologi cacasenno) Si finisce col creare un indigeribile minestrone in cui residui di umido provenienti dalla discarica dell’odio, si vogliono nascondere sotto il profumo di spezie profumate e costose come “democrazia, partecipazione, rispetto” valori semplicemente enunciati. A farne le spese, quel esagerato bisogno di normalità, di cui soffre principalmente il ceto medio brindisino, che si vede sempre più schiacciato verso i margini dell’inascolto e della esclusione e che non trova ospitalità in nessun progetto di speranza e di fiducia. I ruoli confusi tra i vari attori sociali – non si capisce più chi, faccia cosa – crea sfiducia ed incertezza. Nella logica della precarietà di ogni certezza, ognuno cerca affannosamente un riferimento che non c’è.

In queste ore, la drammatica crisi politico-amministrativa del comune di Brindisi, alimenta il virale scambio di emoticon tra incandescenti smartphones, un avvilente scadimento dei toni nell’unica agorà partecipativa a cui noi brindisini siamo costretti: il web su cui bivaccano stuoli di webeti! Seppure abbia simpatia e condivida talune argute, aspre e puntuali riflessioni che ho letto sulle diverse testate online o cartacee, dall’altra, intendo denunziare il vuoto pneumatico in cui è costretta la piazza reale, vissuta e partecipata dai corpi e dalle voci di chi sa parlare e dalle orecchie di chi sa ascoltare. Comunicare speranza e costruire fiducia è fondamento ineludibile per chi professionalmente, oppure solo occasionalmente, intenda proporre una parola, una frase, uno scritto a chi vorrebbe leggere. Comunicare è anzitutto rispetto per chi ascolta, ancor prima di parola proferita.

Brindisi, fra i tanti patrimoni ha svilito, offeso quello culturale. Non c’è luogo reale o virtuale dove esercitare la formazione alla civile convivenza. Fra tutti, si sente la estrema mancanza di un mezzo, un giornale, una radio, una TV che sappia raccogliere i cocci di un corpo sociale che necessita di ascolto, per offrirgli un progetto di comunità. E’ chiaro agli addetti ai lavori quanto sia lontana dalla realtà la mia ingenua richiesta. I mezzi della comunicazione di massa, vivono e prosperano della convergenza culturale ed economica di un gruppo sociale. Gruppo sociale, Brindisi, peccato, non lo è. Si attendono smentite.