Noi come “consulenti” non dovremmo mai disprezzare, condannare o rifiutare una qualsiasi parte della condotta del ragazzo semplicemente perché è oppositivo, irragionevole o irrazionale. Il comportamento dei ragazzi fa parte del problema portato in studio . Costituisce l’ambiente personale entro cui la consulenza deve agire. Può costituire la forza dominante nella relazione consulente/ragazzo. Quindi qualsiasi cosa i ragazzi portino nello studio, essa è in qualche modo una parte del loro problema. Il ragazzo dovrebbe essere osservato con occhio comprensivo, valutando la totalità che è di fronte al consulente…… Nel fare questo , le persone preposte alla relazione di aiuto non dovrebbero limitarsi a una valutazione di ciò che è buono e ragionevole nell’offrire una possibile base per le procedure della consulenza…… “più di quanto si creda , la consulenza può essere saldamente fondata su una base valida solo tramite l’utilizzazione di manifestazioni sciocche, assurde, irrazionali e contraddittorie. Non è implicata la propria dignità professionale, ma la propria competenza professionale Sì”. (Erickson 19980, vol.IV, p. 213) Ad esempio: I ragazzi perfezionisti sono studenti che mostrano uno scarso progresso nel rendimento scolastico perché sono eccessivamente preoccupati più di evitare errori che di apprendere. Essi non sono soddisfatti semplicemente di fare bene e nemmeno di fare meglio dei compagni. Al contrario, essi trovano gratificazione solo se hanno fatto il lavoro in maniera perfetta, in modo tale che il risultato non riveli la presenza di alcun difetto o errore.
Alcune spiegazioni
Le cause dei problemi di perfezionismo negli allievi delle classi elementari sono normalmente riferibili alle dinamiche tra genitori e figli. Hamachek (1978) ha sostenuto che tali soggetti provengono da famiglie nelle quali:
• non ricevono approvazioni o ricevono approvazioni incoerenti, cosicché non imparano mai come piacere ai genitori
• ricevono solo approvazioni condizionate cioè legate a cose fatte in maniera perfetta. cerchino continuamente di convincere i loro genitori che sono degni di affetto provando a essere perfetti.
Altre cause possibili, compatibili con quelle già menzionate, includono:
• l’esposizione dei ragazzi a modelli di comportamento (modeling) forniti da genitori che sono essi stessi perfezionisti e impongono aspettative perfezioniste a figli
• i tentativi di competere con un fratello “perfetto”
la tendenza di insegnanti attuali o passati a dare eccessiva importanza al lavoro perfetto e a criticare le imperfezioni. Invece i ragazzi ostili -aggressivi Sono ragazzi che esprimono ostilità con comportamenti diretti e forti.
• fanno intimidazioni e minacce, picchiano e spingono
• dimostrano poca empatia per le loro vittime
• danneggiano le cose degli altri
• si mettono sempre in antagonismo, sono ostili
• hanno appreso a fronteggiare le frustrazione e ad ottenere ciò che vogliono con comportamenti violenti
• si arrabbiano facilmente.
Alcune spiegazioni
Gli alunni che sviluppano modelli generalizzati di comportamento ostile, antisociale e aggressivo:
• provengono spesso da famiglie dove emozioni e comportamenti simili trovano validi modelli in almeno un genitore
• sono “poco socializzati” Õ scarsamente controllati e sottoposti ad una disciplina discontinua o inadeguata, cosicché il loro comportamento aggressivo è rinforzato piuttosto che sostituito da metodi più accettabili che vadano incontro ai bisogni e risolvano i conflitti.
Alcune strategie: non coercizione ma educazione
• presentare modelli di comportamento non aggressivo alla soluzione dei conflitti (a voce e in modo cooperativo)
• rinforzare affermazioni e comportamenti cooperativi
• assicurarsi che l’aggressore non tragga benefici dagli atti aggressivi
• insegnare alle vittime potenziali strategie assertive per scoraggiare tentativi di aggressione contro di loro
astenersi dal punire fisicamente gli studenti aggressivi o dall’incoraggiare
ad esprimere aggressione contro oggetti inanimati:
• .N.B.: se il ragazzo è etichettato come deviante, il comportamento aggressivo può diventare assai difficili da cambiare
Non ci sono ricette lo sanno bene tutti quelli che vivono a fianco ai giovani in un modo o nell’altro, ma ognuno di noi, per esempio, può tentare la strada della relazione empatica al posto di una relazione comune con loro.
Se la relazione comune è quella situazione in cui due persone si scambiano informazioni, notizie, fatti, idee…
la relazione empatica consente di avere consapevolezza delle emozione dell’altro, di sentirsi come l’altro in quel momento si sente, provare compassione, simpatia, integrate con una cerca introspezione che facilita l’avvicinamento ai sentimenti dell’altro.
L’empatia, vorremmo sottolineare, permette di entrare in sintonia con l’altro di comunicare senza schemi precostituiti ma in modo genuino e spontaneo:
è quella che viene definita Sintonizzazione affettiva da Louis Willliam Stern, che si occupò molto, in qualità di filosofo e psicologo, di relazioni e di atteggiamenti consapevoli legati agli aspetti intellettivi e razionali: significativamente il titolo di un suo saggio è “Persona e cosa”.
Quando un adulto riesce ad esprimere frasi come Io sento…Anche io quando…può sbloccare un dialogo interrotto, mettere fine a chiusure comunicative, mettere in pratica a esprimere la capacità di entrare nel mondo adolescenziale e non solo.
E’ sicuramente una strada su cui riflettere ma ne siamo sicuri vale la pena…..avvicinarsi con sempre maggiore disponibilità al mondo giovanile non può che produrre arricchimento al mondo
Dott.ssa Federica Protopapa
Dott. Luigi Persano