La cultura della furbizia e il legittimo diritto di rammarico

Caro amico Apunto,

ti ringrazio per esserti interessato a leggere ed a commentare il mio recente blog intitolato «Una nazione, un popolo o solo un insieme di individui?». E­d è con piacere che rispondo ai tuoi commenti, non senza prima confessarti che mi aveva un pò preoccupato la tua prima frase quando mi annunciava che, a tuo avviso, “questa volta ero incappato in uno svarione”. Una preoccupazione però destinata a presto svanire, nella misura in cui dovevo scoprire, continuando la lettura, que quel supposto svarione era in realtà, probabilmente e solo, il semplice travisamento in cui il mio scritto ti aveva indotto. E sapendoti lettore attento ed acuto, non ho poi neanche trovato difficoltà alcuna a riconoscere che la ragione del travisamento andasse ricercata in buona parte, anche se credo non proprio del tutto, nell’articolazione stessa del mio scritto.

In realtà caro Apunto, quell’orgoglio che si legge tra le righe di quella bellissima scritta sul colosseo quadrato dell’Eur, quell’orgoglio “…di essere diversi, di non esserci mai piegati alle imposizioni, di rimanere unici di fronte all’appiattimento generalizzato, di disubbidire, di essere rimasti noi stessi contro tutto e tutti …anche contro la storia. Quell’essere unici e diversi, quella presunzione, quella pazzia, quell’estro, quell’otium”, è esattamente anche -te lo posso assicurare- lo stesso mio orgoglio d’essere italiano. 

Ed è infatti abbastanza ovvio che è stato proprio il timore scaramantico a poterlo eventualmente perdere -quell’orgoglio- che mi ha fatto scrivere “…torneremo mai a meritar d’essere veramente un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori? O, invece siamo ormai condannati a restare per sempre un assieme di individui, magari intelligenti incisivi e creativi, ma anche tanto furbi?…”

E si, perchè non credo proprio mi si possa contestare il diritto al rammarico che mi è indotto nell’intimo dal constatare quanto stia dilagando nella nostra società la “cultura della furbizia”, quella della fattispecie più riprorevole che minaccia sempre più da vicino di vanificare tutto “quell’essere diversi”. O non è forse certo che, purtroppo e peccato, “…siamo, anche, un popolo di mafiosi, di politicanti ciarlatani e predatori, di mammoni e di ultras imbecilli?…” Del resto proprio da quegli imbecilli avevo cominciato a scrivere il mio blog.

E se quel popolo di “poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori” annoverasse tra i suoi meno “mafiosi politicanti ciarlatani e predatori mammoni e ultras imbecilli”, non sarebbe forse meglio? Magari con ciò si rischierebbe di finire, ahimè, con assomigliare un pochino a quei popoli “tedeschi o statunitensi”, ma forse si potrebbe anche riuscire a costruire un futuro meno grigio e meno frustrante per i nostri giovani d’oggi, perlomeno per quei tantissimi poco artisti poco eroi poco santi poco pensatori poco scienziati poco navigatori e poco trasmigratori.

E’ comunque certo che in quella bellissima scritta sul colosseo quadrato dell’Eur non c’è “…la lode ad un popolo di geometri, ragionieri, operai specializzati, medici, ingegneri, portantini e idraulici”, però in essa non c’è neanche traccia della stigmatizzazione di quel popolo. E chi mai può allora escludere che possa trattarsi di uno stesso popolo?

Un certo Leonardo che ben conosciamo, ne sono sicuro, non lo escluderebbe affatto caro Apunto ed io, ad esempio, conosco un ingegnere progettista di gallerie che a mio “modesto ed un pò troppo autostimante” avviso potrebbe, con l’aiuto di una buona dose di benevolenza, aiutare quanto meno ad ingrossare le fila della seconda metà delle otto categorie di italiani citati dalla famosa scritta, hahaha!

Grazie di nuovo amico Apunto, …ed alla prossima!

Gianfranco Perri