5 è il numero perfetto tra il grottesco e il reale: Napoli diventa il West

Presentato alla giornata degli autori di Venezia 76, il film del regista Igort è un western all’italiana in piena regola. Toni Servillo è Peppino Lo Cicero, gangster dei sobborghi di una Napoli perennemente sotto la pioggia e quasi sempre deserta. Lo Cicero è un guappo in pensione, uno che uccideva su richiesta del boss per cui lavorava ma che ora si gode la vita da pensionato lasciando il testimone a suo figlio Nino, che porta avanti con onore il “mestiere” di famiglia tutt’altro che nobile.
Nel suo campo, Lo Cicero è un gentiluomo di altri tempi, Napoli è sempre stato il suo mondo e, come nel vecchio West, è la piccola comunità che regola i conti e decide in che posizione farti stare. Nella Napoli degli anni 70 o sei un boss o sei un sicario, subisci fino a che qualcuno non perde la pazienza.
Questo è quello che succede a Peppino che vede la tragica morte del suo amato figlio in uno scontro a fuoco durante il quale il carnefice lo depreda del regalo di compleanno: una pistola “di marca” che Peppino aveva donato a Nino.
Da quel momento il padre decide di vendicarsi e tornare alla sua vecchia occupazione, l’omicidio. E questa volta lo fa da solo, senza la protezione di nessuno, uccidendo quello che era il boss della famiglia per cui lui aveva lavorato per tutta la sua vita. Al suo fianco il suo più o meno fedele amico Totò ‘o Macellaio, un Carlo Buccirosso che fa da spalla più che da coprotagonista e Rita interpretata da Valeria Golino in una parrucca con la frangetta.
“Due più due più uno fa cinque” dice Servillo indicandosi gambe, braccia e testa. E cinque è il numero perfetto, non si deve dipendere da nient’altro né nessuno se non da sé stessi, andare per la propria strada senza prendere ordini.
Igort è in questo caso regista del film ma è prima di tutto autore della graphic novel (fumetto) a cui è ispirato. All’inizio la sua intenzione era quella di restare nella sceneggiatura ma è stato Servillo stesso a convincerlo del fatto che solo lui avrebbe potuto rendere i personaggi al meglio, esattamente come li aveva immaginati sulla carta.
E in effetti la pellicola sembra proprio un fumetto: sparatorie coreografate come se fossero balletti, personaggi al limite fra il grottesco e il reale, movimenti ampi e irreali rendono tutto finto, esattamente come forse l’autore voleva che fosse. E’ una favola d’altri tempi, ci sono le bianchine, i cappelli e gli impermeabili. E Napoli all’improvviso diventa il West.