Brindisi quando fu Capitale: la vita dei reali in fuga nel 1943 in un libro

Martedì 15 dicembre, con inizio alle ore 17, presso il Salone dell’Università di Palazzo Nervegna, sarà presentata l’ultima ricerca di Antonio Caputo: “1943 Brindisi… persino capitale – Storia ignorata di una Città fiera, operosa, ospitale”. Il libro, edito dalla Hobos Edizioni, sarà in vendita nelle librerie al prezzo di 12 euro.
A presentare il lavoro di Caputo, alla presenza dell’autore, saranno il prof. Gianfranco Liberati, docente di Storia Contemporanea dell’Università di Bari, che ne ha curato anche la prefazione, e il prof. Giacomo Carico, della Società di Storia Patria della Puglia.
Sulla fuga da Roma del re Vittorio Emanuele III, e dei suoi generali, l’8 settembre 1943, dopo la firma dell’armistizio di fronte al disastro della guerra, in questi settant’anni e passa di storia è stato scritto di tutto e si sono cimentati storici e memorialisti di tutto il mondo, privilegiando ovviamente gli aspetti politici e militari di quel tragico evento, che erano poi i più rilevanti. Caputo, invece, con la sua ricerca ha voluto dare risalto anche all’impegno, alla funzione che la città e il suo circondario svolsero effettivamente nei mesi in cui Brindisi fu Capitale d’Italia, che non fu un semplice ricovero di fortuna, scelto a caso. A cominciare dal modo, tutto sommato “oscuro”, con cui si decise di far entrare la “Baionetta”, la nave sulla quale era imbarcato il Re e il suo seguito, nel porto di Brindisi dopo che gli Alleati avevano preso possesso della città.
Caputo nella sua ricerca, e non poteva che essere così, fa certamente riferimento anche ai grandi eventi che in quel periodo si svolsero in Europa, ma racconta soprattutto come da Brindisi ripartì lo Stato, si risvegliò l’orgoglio nazionale che la dittatura fascista e la tragica e disastrosa guerra avevano disperso. Anche se non era certamente a Brindisi, o comunque in Italia, che si decidevano le sorti della guerra, però da Brindisi, diventata in quei giorni “…persino Capitale”, a quegli eventi si partecipava, garantendo collegamenti e supporti fondamentali alle unità combattenti, oppure assistendovi impotenti, anche per le pesanti condizioni imposte a chi era uscito sconfitto dalla guerra, come fu per la tragedia dei nostri soldati nelle isole greche.
Il libro di Caputo racconta come si svolgeva a Brindisi la vita dei Reali, e del loro seguito, quali erano le loro frequentazioni, come avevano risolto alcuni elementari problemi di quotidianità, dove si approvvigionavano di viveri e merci, chi cuciva i vestiti e i cappellini alla Regina, o fabbricava le scarpe gli stivali al Re ed in più si riportano anche gustosi e intriganti aneddoti. Senza trascurare ovviamente un significativo ritratto della città e della grande compostezza con cui fu partecipe di quelle storiche e tragiche giornate e che forse avrebbe meritato un più significativo riconoscimento da parte della Storia e delle istituzioni.