Il «binge watching»: quando la serie tv diventa una maratona

di Elena Giuliano per IL7 Magazine

Se una volta per guardare un episodio di “Baywatch” o di “Beautiful” si aspettava impazientemente settimana dopo settimana che uscisse finalmente un nuovo episodio in cui Brooke e Bill si sarebbero baciati creando sicuramente scompigli familiare di ogni genere, con l’avvento dello streaming a pagamento e compagnia bella, il gusto dell’attesa è diventato demodè.
Come se la nostra società non fosse già abbastanza malata, si aggiunge al vocabolario dei disturbi sociali una nuova patologia: parliamo del “binge watching”. Traduzione letterale è niente di più che la nostrana maratona, che si suppone essere un’attività principalmente da compiere con gli amici, in cui si decide che serie tv o saga guardare e, con una media di circa 2 caffè all’ora, lo si fa possibilmente fino alla fine, a che anche l’ultimo membro della compagnia non ha esalato l’ultimo respiro: l’eroe che riesce ad arrivarci vince una simbolica e ideale medaglia al valore.
Niente di nuovo sotto il sole, è una pratica oramai diffusa, eppure pare che questa disciplina olimpionica non sia un granchè adatta alla salute umana (chi lo avrebbe mai detto).
Se un tempo era prerogativa dei cosiddetti nerd, ragazzi particolarmente solitari, proprio con il boom registrato dai colossi dello streaming, primo fra tutti il buon Netflix, la patologia sembra essersi propagata in tutta la popolazione giovanile.
Tutto questo non sarebbe mai successo se Netflix non avesse imposto, da regolamento, il rilascio di tutte le puntate delle stagioni in una volta sola, senza seguire alcun palinsesto televisivo, rendendo fruibile immediatamente il contenuto completo ai suoi utenti.
Ed è proprio qui che, ultimamente è venuta fuori un’altra strategia di business a costo 0 (o quasi): si è pensato “perché non approfittare il fenomeno dilagante del binge watching per ricevere valutazioni oggettive sui prodotti originali? E perché no, pagare anche chi si renda disponibile a passare ore e ore davanti allo schermo, prendendo nota e scrivendo un’analisi del contenuto”. Se una volta il sogno nel cassetto di ogni bambino era diventare astronauta, pompiere o perché no gelataio, i bambini del futuro, nei loro cassetti immaginari avranno aspirazioni completamente diverse, essere un “bind watcher” magari.
Del resto, diciamoci la verità sarebbe il lavoro più rilassante del mondo: nessuno spostamento, nessun bisogno di lavarsi e vestirsi bene per andare in ufficio, solo una tv e davvero poco sonno. Nessun requisito particolare tranne che una conoscenza di base dei telefilm degli ultimi anni e, sicuramente una vita sociale scarsa.
Non solo in America, ma soprattutto l’Italia ha registrato uno dei più alti tassi di bind watching. Le più gettonate sono ovviamente le serie tv crime come “Narcos” o “Breaking Bad”, seguiti dal cosiddetto genere mistery – come “Stranger Things” – e le sitcom, che a noi italiani sono sempre tanto piaciute.
Insomma, si punta sugli eccessi che del resto sono sempre stati un’ottimo veicolo di denaro, ma purtroppo qualcuno si farà male: anche questa volta gli psicologi di tutto il mondo avranno su che lavorare.