di Giovanni Membola per IL7 Magazine
Non vi era nulla di romantico nel matrimonio medievale. Questi venivano pianificati e organizzati secondo precisi interessi di opportunismo politico, o per accordi economici, patrimoniali e sociali e raramente per amore e attrazione fisica. Alla sposa praticamente non era mai concessa una possibilità di scelta.
Ciò avvenne anche per le nozze tra l’imperatore Federico II di Svevia e la giovanissima principessa Isabella (o Jolanda) di Brienne, celebrate nella cattedrale di Brindisi il 9 novembre del 1225.
L’evento è stato raccontato in diverse versioni basate su “fonti narrative” tramandate da testimonianze di autori contemporanei agli eventi, talvolta discordanti tra loro poiché arricchite di dettagli ritenuti frutto della “fervida fantasia” dei cronisti medievali ma anche di storici moderni.
Accurati e lunghi furono i preparativi per questa unione matrimoniale. Tutto ebbe inizio nel novembre del 1222 quando a Brindisi si incontrarono Federico II con Giovanni di Brienne, reggente in nome della figlia Isabella del regno di Gerusalemme, il cui territorio era ormai ridotto ad una esigua fascia costiera comprendente le città di Tiro e San Giovanni d’Acri. Il sovrano giunse in occidente per ottenere aiuti al suo Regno e sbarcò nella nostra città nella prima decade di novembre, accompagnato dal cardinale Pelagio, legato papale, da Rodolfo di Merencourt, patriarca di Gerusalemme e Garin de Montagu, gran maestro degli ospitalieri. Qui furono poste le basi del futuro matrimonio tra l’imperatore svevo, rimasto vedovo della sua prima moglie Costanza d’Aragona da circa cinque mesi, e l’allora undicenne Isabella di Brienne, erede al trono. L’impegno al matrimonio fu confermato nel marzo del 1223 al cospetto di papa Onorio III, principale fautore dell’unione in vista di una rapida riconquista dei luoghi santi, con l’occasione infatti venne fissata la partenza per la crociata promessa ma più volte rimandata.
Nonostante il regno gerosolimitano fosse ormai di dimensioni ridotte, rappresentava comunque un territorio strategico sia sotto il profilo politico che dal punto di vista militare. Per Federico, inoltre, fregiarsi di un nuovo titolo, quello della corona di Gerusalemme, consolidava ulteriormente il suo prestigio politico.
Nell’agosto del 1225, su ordine dell’imperatore, una flotta composta da quattordici galee imperiali partì da Brindisi diretta ad Acri – principale porto del regno di Gerusalemme – con lo scopo di portare in occidente la giovanissima Isabella. Al comando era stato posto l’ammiraglio Enrico di Malta, messaggero anche del “principesco contratto nuziale” che rappresentava la premessa alla prima parte delle nozze, celebrate per procura da Giacomo vescovo di Patti nella chiesa di Santa Croce della cittadina siriana.
Isabella, considerata ormai adulta, il mese dopo venne incoronata a Tiro con un rito celebrato dal patriarca di Gerusalemme alla presenza di tutta la più alta nobiltà “d’oltremare”. Il lungo viaggio verso le coste pugliesi proseguì dopo una sosta a Cipro, dove Isabella fece visita alla zia Alice di Champagne (regina dell’isola) al quale confidò tristi parole di addio alla sua terra che non avrebbe più rivisto. Quando finalmente la giovane regina giunse a Brindisi trovò ad accoglierla il padre e lo sposo, entrambi avevano atteso il suo arrivo nel castello di Oria, probabilmente a definire gli ultimi dettagli politici.
La seconda parte delle nozze furono officiate il 9 novembre del 1225 dal vescovo Giovanni nella Cattedrale romanica di Brindisi, edificio sacro crollato con il terribile terremoto del 1743 ed interamente ricostruito. I festeggiamenti furono “in tale pompa – scrive lo storico tedesco Ernst Kantorowicz – che già il racconto di come si svolsero i fatti ci restituisce in tutto il suo abbagliante splendore il tempo delle crociate”.
Per l’occasione sarebbero state traslate a Brindisi le reliquie di San Teodoro d’Amasea dalla città anatolica di Euchaita, insieme all’Idria di Cana (oggi conservata nel Museo Diocesano), forse come doni di nozze.
Il breve matrimonio tra i due non ebbe un buon inizio. Isabella era ancora una bambina immatura di soli tredici anni, piuttosto bruttina e quindi poco attraente. Per questo l’imperatore, secondo l’aneddoto riportato in alcune cronache medievali, preferì trascorrere la prima notte di nozze con la procace e disinibita Anais, la ventenne cugina ed accompagnatrice della regina. Anche se con Isabella ebbe due figli, Federico potrebbe aver continuato a frequentare la bella Anais ancora per qualche tempo, infatti a lei avrebbe dedicato la canzone “fior di Soria” (fiore di Siria), composta probabilmente dallo stesso sovrano intorno al 1229.
Il giorno successivo le nozze, o persino la sera stessa, si verificarono violenti diverbi con minacce e offese tra Federico e il suocero, non solo per quanto avvenuto durante la notte, ma soprattutto perchè Giovanni di Brienne sperava di conservare la reggenza del regno vita natural durante, mentre l’imperatore volle tenere per se tutto il potere regale, escludendolo completamente da ogni tipo di incarico. Lo Svevo partì subito dopo per Foggia, senza neppure salutarlo.
Isabella morì a soli 16 anni per i postumi del parto subito dopo dato alla luce Corrado IV, futuro erede della corona di Gerusalemme.
Secondo l’opinione dello storico Hubert Houben l’unione tra Federico e Isabella è da considerarsi come “un ‘normale’ matrimonio dinastico senza particolari conflitti tra i coniugi”, l’illustre professore infatti mette in dubbio l’attendibilità di alcune fonti narrative medievali, poiché prevenute negativamente nei confronti di Federico II: l’imperatore è stato raccontato in tanti modi, in maniera ostile dai guelfi – suoi nemici – che lo ritenevano un ateo, un eretico e persino l’anticristo in persona, al contrario veniva esaltato dai ghibellini come uomo saggio, principe della pace e sovrano modello. Di certo fu uomo di grande valore, conosceva la lingua latina, quella volgare, il tedesco, il francese, il greco e anche l’arabo. Si dimostrò grande stratega e uomo di pace, nel 1228 approdò in Terra Santa riuscendo a prendere Gerusalemme con un accordo diplomatico e senza spargimento di sangue.
E’ stato il personaggio più discusso dell’intero Medioevo, dalle molteplici contraddizioni, che ha dominato la scena politica e militare del XIII secolo in tutto il meridione d’Italia, dove ha lasciato un indelebile ricordo di sé con i numerosi e pregevoli castelli sparsi tra la Puglia e la Sicilia, che continuano ancora oggi a mantenere vivo il mito del Puer Apuliae. A Brindisi volle realizzare un maniero come propria residenza fortificata e alloggio per le sue guarnigioni, riutilizzando materiali derivanti dalle vecchie mura e dai monumenti cittadini in rovina. Il nucleo svevo è caratterizzato ancor’oggi dalle tipiche torri cilindriche.
Nel Museo Diocesano è esposta la pergamena del 1219 sul quale vi è la firma autografa dell’imperatore con il quale confermava all’arcivescovo di Brindisi Pellegrino d’Asti le prerogative patrimoniali e giurisdizionali.