La bambina seduta sul carrarmato dà le spalle al visitatore ma lo guarda dritto negli occhi, gli mostra la spalla tatuata con la leggerezza della piuma e l’energia potente del sole, lo sfida sul terreno insidioso della guerra, che resta l’espressione più distruttiva del potere patriarcale, e al grigiore desolato della violenza oppone il rosso deciso dei papaveri che spiccano aperti e volitivi sul campo di battaglia, attirando inevitabilmente l’attenzione di chi osserva: si chiama “Resilienza” quest’olio su tela che racconta e forse sintetizza più autenticamente lo spirito della personale “Feminae virtus” dell’artista mesagnese Angioletta De Nitto, allestita sino a domani 17 marzo a Brindisi, al primo piano di Palazzo Nervegna (aperta dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 20), patrocinata dall’amministrazione comunale di Brindisi e sponsorizzata da Palazzo Virgilio, Locopress e Az Legno.
La mostra si compone di 17 olii, 2 installazioni e 5 quadricromie acquarellate a mano con polveri minerali dorate e argentate.
Con la semplicità che la distingue, De Nitto ne spiega la genesi, raccontando della necessità di mettere su tela le virtù della donna, la sua attitudine autoriparativa e la capacità di elaborare, affrontare e risolvere i conflitti interiori ed esterni in un momento storico nel quale la condizione femminile risente di discriminazioni e violenze, spesso sottovalutate.
Nata a Mesagne nel 1963, dove vive e lavora, Angioletta De Nitto dopo gli studi scientifici si è diplomata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce e dal 1996 ad oggi è inserita attivamente nella vita artistica nazionale ed internazionale con mostre personali e partecipazioni in collaborazione con prestigiose gallerie d’arte.
La sua ultima personale è un viaggio limpido e potente nelle qualità archetipiche delle donne, guidato dagli animali che ne esprimono i caratteri: De Nitto, come una Grande Madre, tutte le contiene e le rivela, con sentimenti che vanno dall’indulgenza all’orgoglio. L’impressione finale è quella di una pacificazione necessaria e faticosa con il sé più profondo, mediata dal tratto deciso dell’artista, dall’utilizzo misurato del colore e dallo sfondo bianco dal quale la donna emerge come protagonista decisiva della sua storia e della storia del mondo.
Marina Poci