Feng Shui – Racconti al balcone

L’articolo sul Feng Shui è veramente interessante. Riappropriarsi della propria energia facendo ordine in casa. La mia è un tale casino che, se il principio funzionasse, dopo sarei in grado di correre la maratona di New York. L’esperto consiglia di liberarsi delle cose inutili prima di disporre i mobili rispettando Yin e Yang, che non ho capito proprio bene cosa significa ma cercherò di scoprirlo. Decido di cominciare dal vestiario, eliminando tutto ciò che è vecchio o passato di moda o che non metto più per vari motivi. Anzi, per uno solo, l’aumento della circonferenza proporzionale all’esperienza, perché parlare di età è brutto, per una donna.
La mia cabina armadio è piccola ma per fortuna ho una stanza in più. L’idea era di farne uno studio dove scrivere e, all’occorrenza, ospitare qualche amico o parente. Per questo avevo comprato un bellissimo divano che si trasforma in un letto alla francese, una piazza e mezza. Comodo per un singolo e “affettuoso” per una coppia. Però l’idea di rinchiudermi a esercitare la fantasia pigiando tasti in un ambiente angusto mi è sembrata angosciante, potendo disporre di un ingresso-salone-cucina con vista sul mare. Quanto agli eventuali visitatori, il mio umore al risveglio ha finito col convincerli a riguadagnare il proprio letto invece di farsi ospitare a casa mia. Ad eccezione di mio nipote che, col naso sempre sul tablet, ignora sia me che il luogo dove dorme e si accontenta di un giaciglio d’emergenza sulla poltrona allungabile. Così la camera è diventata un deposito e il divano un’estensione dell’armadio. E poggia oggi, poggia domani, la mole di vestiario in attesa di essere stirato ha raggiunto proporzioni monumentali.
Niente di polveroso, ogni tanto la coscienza mi induce a infilare capi di vario tipo in lavatrice, per dare una sciacquatina. Salvo poi riportare tutto dov’era. Ho trascorso un’estate indossando solo indumenti non sgualcibili. Sempre le stesse cose, insomma. Prendo tre scatoloni e li distinguo con il pennarello rosso. Cose da gettare via, cose da regalare, cose che potrebbero ancora essere utili. La regola dice che tutto ciò che non è stato utilizzato negli ultimi due anni deve essere eliminato. Inizio dai costumi da bagno, una ventina, che ho tirato fuori dal cassetto a maggio salvo poi usarne uno solo, il più comodo, per tutta l’estate. Sono tutti in buone condizioni e quindi portabili. Da donne con taglie inferiori alla mia. Li regalerò alle amiche o li darò in beneficenza. E se poi riesco a rientrarci? Non è che i bikini diventano fuori moda, la forma resterà uguale anche fra dieci anni. Va beh, ci penso, scatolone numero tre. Un cumulo di pantaloni. Vale lo stesso discorso, più poi che prima magari mi andranno. Questo paio di jeans è quello del liceo. Probabilmente la marca non esiste più. Il che ne fa un capo vintage raro da trovare. Potrei fare una ricerca e vedere quanto valgono. Poi decido se venderli o disfarmene. Elimino quelli strappati e quelli stinti, non mi si adattano più. Tengo gli altri. Anche la taglia 42. La realtà è che riuscirei a indossarli solo dieci mesi dopo la morte, ma la speranza è l’ultima a morire. Metti che un personal trainer trentenne si innamori di me, le palpitazioni sentimentali potrebbero indurmi a frequentare una palestra più di quelle patologiche. Forse lo stesso effetto potrebbe farmelo una liaison con il dottor Nowzaradan, ma è difficile che io vada a Houston in vacanza. O per un ricovero. E se proprio devo sognare un futuro da esile, preferisco il personal nostrano. Il tubino nero! Un passe-partout! Poco importa se non si chiude la cerniera, mi potrebbe tornare utile per una qualche serata elegante.
Digiuno una settimana e mi infilo una guaina. Lo posso abbinare ai sandali col tacco dieci. L’ultima volta che li ho provati erano così stretti da bloccarmi la circolazione delle dita dei piedi, ma con una spolverata di borotalco si risolve il problema. Le camicette, un tempo, mi stavano strette solo sul seno. Bastava sbottonarle un po’ di più sotto il collo e, da strette, diventavano sexy. Se scucio le riprese, guadagno qualche centimetro. Oppure metto un push up e tiro dentro la pancia. Questo top lo avevo addosso quando Giorgio mi ha dato il primo bacio. Chissà se si sente ancora il suo profumo? Romantico ma difficile. Era blu mare e ora è diventato celeste pastello. Ma come si fa a disfarsi di un ricordo? Anche se ho desiderato per anni di vederlo finire sotto un tir, il tempo ha mitigato l’astio. Almeno in parte. Se un rancore postumo dovesse impossessarsi di me, potrei trasformare il top in una bambolina voodoo. Qualcosa di lui deve esserci rimasto per forza. Faccio il punto sul mio lavoro. Gli scatoloni sono quasi vuoti e le sedie accanto al divano piene. Questa cosa del Feng Shui funziona poco con me. Rileggo l’articolo. E se cominciassi con qualche piccolo cambiamento? Qui si parla di candele e di campanelli. Dovrei avere quelle con il numero che accendo per il compleanno. Tre e cinque. In quest’ordine. Almeno un giorno all’anno mi piace ingannarmi. Scovo in fondo ad un cassetto il campanello scaccia spiriti che ho comprato in Thailandia. Bellissimo viaggio on the road, quando ero verde. Lo appendo sullo stipite della porta. In fondo me ne basta poco di Yin e Yang. Anche solo lo Yang. Forever.