Gelosia 2.0 – Racconti al balcone

Il telefono squilla mentre mi sto infilando i collant. Quelli leggermente contenitivi, che richiedono concentrazione e notevole abilità dinamica. Resto in bilico su un solo piede e mi allungo per afferrare il cellulare sul comodino. Una voce tremolante: “Tuo padre mi tradisce”. I miei genitori sono abituati a disconoscere i ruoli legittimi ogni volta che non gli conviene: tuo fratello, tuo figlio, tua sorella eccetera. Solo i nipoti sono di loro esclusivo legame di sangue. “Come ti viene in mente una cosa del genere?” le chiedo, con tutta la pacatezza di cui sono capace, intrappolata come sono in una specie di coda da sirena che comincia a rallentare la circolazione del sangue alle caviglie. “L’ho sentito. La settimana scorsa, stava parlando con il suo amico, quello della palestra. Lo sapevo io, che non ci doveva andare. A settant’anni, voleva il fisico di Gabriel Garko. Ecco, l’avrà incontrata là”. Sospiro, per l’assurdità del dubbio oltre che per i suoi gusti in fatto di bellezza maschile.
“Mamma, la ginnastica isometrica gli è stata prescritta dal fisiatra per il mal di schiena, non c’entra niente il fisico da attore. E poi, che gli stava dicendo di preciso?” continuo, alla ricerca di una spiegazione più logica di un’altra donna. “Parlavano di questa, che ti credi? Ha preso il telefono, ha letto i messaggi e se ne è andato nell’altra stanza. Perché, visto che sta sempre sotto a me? Allora mi sono avvicinata zitta zitta e ho sentito che chiedeva al complice se l’aveva vista e se gli era piaciuta e quello deve aver detto di sì, perché si è messo a ridere tutto contento e poi ha detto una cosa terribile”. Si è interrotta sul più bello. Fa sempre così. Ci lascia fra color che son sospesi, con questo vizio di dire le cose a rate. Decido di non darle gusto e taccio. “Ci sei? Mi senti?” riprende. “Certo mamma, allora cos’è questa tragedia annunciata?”. “Ha detto che me la vuole fare trovare a casa a sorpresa! Hai capito? Io non ci ho pensato subito, ad un’altra, che lo sai che tuo padre fa il misterioso. Credevo a qualche schifezza che va comprando e poi me la porta come se mi avesse fatto un favore. Però stamattina stava trafficando di nuovo con il telefono. Ad un certo punto ho sentito il campanello e stavo andando al citofono e lui mi ha superato di corsa e non ha neanche chiesto chi era, ha detto che scendeva subito ed è uscito”.
Altra pausa. Questa volta però non resisto: “E allora chi era?”. “Non lo so” mi urla nell’orecchio provocandomi una momentanea sordità, “non mi ha detto niente. È rimasto giù un sacco di tempo e quando è salito aveva le chiavi della macchina in mano. L’aveva accompagnata da qualche parte, sicuro. A sbaciucchiarsela, come i ragazzini. Poi è andato a telefonare di nuovo all’amico suo. E ha cominciato a raccontare che era arrivata, che gli piaceva assai, che aveva la voce gentile, che non era scocciante, che faceva tante cose e poi, guarda, non ce l’ho fatta più ad ascoltare. Ti rendi conto? Perché, io non la tengo la voce gentile, non gli piace quello che cucino, come tengo pulito, come gli stiro le camicie? Oggi facciamo quarantacinque anni di matrimonio, che bastardo. Ma tanto, se vuole il divorzio, quanto pare che fa la valigia e se ne va, che da questa casa non mi smuove nessuno. Chiama i tuoi fratelli e diglielo. Che devono venire a testimoniare al giudice”. Ora sono preoccupata anche io. Mi sembra sempre inverosimile, ma se ne sentono tante. La monotonia della pensione, la noia, i nipoti adolescenti. L’andropausa tardiva gli avrà causato uno squilibrio ormonale in grado di alterare la sua coscienza razionale? “Ma adesso dove sta?” chiedo. “È uscito, tutto agghindato. Si è messo pure il profumo. Per questo mi ha detto di farvi venire tutti a pranzo. Io mi sto scannando da stamattina per fare le cose che gli piacciono e lui mi vuole portare un’altra a casa. Non ce la posso fare. Ora devo andare dal parrucchiere, che mi volevo fare bella per l’anniversario. Avevo pensato di restare di guardia, ma poi ho deciso che devo essere in ordine, per conoscere a quella. Che se è più giovane, almeno un poco mi devo difendere. Poi vi aspetto sotto casa. Voglio figli e nipoti accanto, così mi faccio forza”.
Non l’ho mai sentita così sconvolta. Cerco di rassicurarla, la saluto e poi chiamo i miei fratelli, incurante degli alluci che stanno diventando blu sotto il nylon. Quando arriva siamo tutti lì, con le mascherine di ordinanza e il giusto distanziamento. Lo so che le riunioni familiari non sono raccomandate, ma è una causa di forza maggiore. Un divorzio è traumatico tanto quanto il rischio di contagio. L’auto di papà è parcheggiata al solito posto, segno che è già rientrato. Saliamo in silenzio, con i bambini che ci guardano sorpresi, percependo l’atmosfera lugubre. Apriamo la porta e ci accoglie una suadente voce di donna: “Bentornati. Volete ascoltare della musica?”.
“Certo, Alexa, metti De Gregori” dice gongolante mio padre. Ci guardiamo intorno. Un globo argenteo diffonde le note di Buonanotte Fiorellino. Da figli ingrati non riusciamo a trattenere le risate. Mio padre è contento per l’accoglienza riservata alla sua sorpresa: “Allora ti piace” chiede alla mamma, “ti può fare compagnia, sceglie le canzoni, detta le ricette, sa cosa danno in televisione, il meteo, fa anche da sveglia”. Lei annuisce, poi ci fa scoprire un’altra delle qualità di Alexa. Sa volare. Peccato non l’abbiano ancora programmata a scansare i muri.

Ringrazio per lo spunto, sviluppato con grande libertà creativa, Patrizia Lapertosa e Francesco D’Aprile, coppia inossidabile e simpatica. N.B. la loro Alexa non ha mai riportato alcun tipo di lesione.