Germanico scomparso ad Antiochia, onorato a Roma, pianto a Brindisi

Se chiedi in giro a Brindisi, chi sia Germanico, al limite ti diranno che è una via titolata a un tizio, forse tedesco, che si trova al limite occidentale del quartiere Commenda.
Il tessuto urbano incrocia in quella via, l’edilizia pubblica e quella privata, laddove il verde langue e la vivibilità è ingrata.
Germanico invece, come tantissimo altro, rappresenta per Brindisi, una miniera di risorse, di quelle che la memoria concede al solo costo del ricordo di una storia, che maledetta memoria, dimentichiamo e spesso ignoriamo.
Chi era, allora, Germanico?
La storia raccontata dallo storico Tacito, nei sui “Annales” ci racconta che egli si chiamasse Nero Claudio Druso Germanico. Nacque a Roma nel 15 a.C, sotto il regno di Augusto. Era figlio di Druso Maggiore, fratello del futuro imperatore Tiberio e da questi fu adottato per volere dello stesso Augusto, che voleva assicurarsi una successione e aveva molta stima del giovane.
Germanico, infatti, fece una brillante carriera politica e militare, che lo portò nei Balcani, in Germania e in Oriente, lasciando dietro di sé una scia di onore e gloria, ma anche tanta invidia, essendo lui il predestinato a divenire imperatore di Roma.
Mentre era in Siria, ad Antiochia, tuttavia, venne colpito da una misteriosa malattia, che lo portò alla morte a soli 35 il 19 d.. Si sospetta che dietro alla sua prematura scomparsa ci fosse la mano del padre adottivo Tiberio, che non vedeva di buon occhio Germanico a causa della sua crescente popolarità.
L’amata moglie Agrippina, raccolse le ceneri di Germanico e le portò personalmente sino a Roma, sostando a Brindisi. Dalla città adriatica, vennero quindi portate sino a Roma, dove fu sepolto con tutti gli onori accanto allo stesso imperatore Augusto. In suo onore vennero erette diverse statue che lo raffiguravano, sia in Italia che nelle province dell’Impero Romano.
Raccontata così, brevemente, Brindisi pare il solo luogo di passaggio, se invece si contestualizza al tempo, invece, se ne comprende come la circostanza assumeva un significato che confermava Brindisi come luogo della ritrovata pacificazione, l’approdo che smorzava i pericoli e li faceva confluire in un più sereno dialogo tra le varie fazioni politiche che si spartivano l’eredità dell’impero. Allora, come oggi, nelle mani di una elite ristretta e cannibalesca.
A Brindisi però sarebbe restata uccisa, di morte sospetta, o più semplicemente scomparsa, Martina, la divinatrice amica di Pisone il possibile capo dei congiurati che volevano la morte di Germanico,. A Martina, le cronache farebbero risalire la creazione del veleno con sui sarebbe morto il famoso condottiero.
Leggenda vuole che Martina, in preda agli spasmi della morte abbia maledetto la città di Brindisi, proferendo un sortilegio che negava il diritto alla memoria, ai suoi abitanti e alla loro progenie.
Taluni, fanno risalire al suo maleficio, l’endemica propensione dei brindisini a dimenticare facilmente e a dar credito, con altrettanta facilità a quanti raccontano quelle che solo alle loro orecchie, suonano novità.
Per la ricorrenza del bimillenario della morte di Germanico, datata al 10 ottobre, a Brindisi, il nulla pneumatico, che ci starebbe pure, se il calendario fittissimo di iniziative che si potrebbero tenere a Brindisi, fossero tutte avviate e floridamente contribuissero all’economia cittadina.
Sarà certamente colpa della strega Martina, visto che pure di lei abbiamo dimenticato il bimillenario della morte, da qui a qualche mese, atteso che l’approdo brindisino sarebbe avvenuto i primi mesi dell’anno 20 d.C.
La memoria invece è viva e vegeta altrove da Brindisi, dove si ricordano questi accadimenti, anche se a fini e per ragioni diverse.
Accade così che faccia bella mostra di sé l’approdo delle ceneri di Germanico a Brindisi, un dipinto di Benjamin West del 1768, conservato alla Yale University Art Gallery, che raffigura, appunto, Agrippina, moglie di Germanico, nel momento dello sbarco a Brindisi con l’urna contenente le ceneri del marito ben strette tra le mani.
Il tema del quadro è tratto pari pari dagli “Annale” di Tacito della Roma imperiale, un classico tra i pittori di scuola neoclassica, come West.
La tela non riproduce le possibili architetture brindisine, anzi, ma nella consuetudine di West, queste raccoglie elementi di un vissuto che riecheggia ad esempio l’Ara Pacis di Roma e il palazzo di Diocleziano di Spalato.
Il quadro è del 1768 e l’autore americano, sfoggia una consapevolezza storica che gli deriva dallo studio di altri autori, come per esempio l’architetto scozzese coevo, Robert Adam.
Anche un altro artista, lo scozzese, Alexander Runciman, ha realizzato lo stesso soggetto, raffigurando una scena con soli due personaggi, mentre si deve a Gavin Hamilton il quadro molto efficace nella rappresentazione che riecheggia quello di West, da cui si separa per la forza espressiva dei colori più intensi e scuri. La pressoché posizione prospettica, lo rende molto simile, ma non per questo meno efficace ed evocativo.
Formulare auspici che una copia di queste tele, possano arricchire una possibile pinacoteca comunale, è un tentativo necessario che lasciamo alla buona attenzione di chi può.
Si intitola invece “Germanico Cesare…a un passo dall’Impero”, la mostra installazione che la città di Amelia, in provincia di Terni, dedica al generale e politico romano, che si può visitare fino al 31 gennaio 2020 presso le sale del Museo Archeologico. Un’occasione in più per – dice l’organizzazione – regalarsi un weekend nella splendida Umbria.
La mostra, che si propone come un viaggio interattivo alla scoperta della figura di Germanico e del contesto storico in cui ha vissuto, all’interno della potente famiglia giulio-claudia.
sistemi di realtà aumentata il visitatore è trasportato nel mondo del condottiero romani tramite una narrazione visiva a carattere immersivo.
La ragione per cui il piccolo centro del ternano promuove questo evento lungo 3 mesi con un calendario di eventi da gustare, risale nella scoperta di una statua in bronzo di Germanico durante l’estate del 1963.
Il percorso espositivo è a pagamento ma gratuito per i portatori di handicap e per i loro accompagnatori, residenti ad Amelia. Così sta scritto.