Il futuro è stato rubato, ma c’è chi l’ha ritrovato

Il mio messaggio è che vi terremo d’occhio”, ha dichiarato a denti stretti ed occhi infuocati di rabia Greta Tunberg, paladina del movimento “Fryday for Future”. È tutto sbagliato, io non dovrei essere qui, devo tornare a scuola, dall’altra parte dell’oceano, eppure venite tutti qui da noi giovani a cercare speranza. Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia, con le vostre parole vuote”. Il suo intervento alla conferenza stampa presso il palazzo delle Nazione Uite a latere dell’assemblea plenaria, chiamata a discutere del cambiamento climatico del pianeta, ha concluso il suo intervento, dicendo: “il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”.
Al banco degli imputati, la generazione dei potenti della terra e con loro quei milioni di adulti che hanno fatto, dell’uso indiscriminato ed illimitato delle risorse del pianeta, un vero e proprio modello di comportamento in cui il concetto dell’usa e getta, dell’appropriarsi di ogni opportunità, senza pensare alle sue ricadute sul prossimo, sono divenute l’ossessivo traguardo da raggiungere e mantenere in una bulimica fame di potere.
Quanto, ad esempio, debba essere caro al pianeta, lo stato di benessere della regione amazzonica, che da sola rappresenta il 20% dell’ossigeno globale, lo racconta l’intervento del presidente brasiliano Bolsonaro che sostanzialmente ha voluto affermare che nessuno può avere parola sulle sorti dell’Amazzonia, se non il Brasile, interessato ad un piano di deforestazione, per l’incremento delle aree da destinare a produzioni agricole. “L’Amazzonia non è patrimonio dell’umanità”.
Quanto alle azioni di decremento delle emissioni di anidride carbonica, non siano interessati Cina, India e Stati Uniti, vere ciminiere del pianeta, lo si comprende dalla guerra commerciale in atto, alle barriere dei dazi e alle tensioni economiche che nell’immediato si fronteggiano per garantirsi le migliori occasioni di mercato.
Al termine della giostra, gli scioperi del venerdì di Greta non hanno ragione di essere fermati e cresce attorno a lei una istanza nuova, forse tutta da capire, tutta da scrivere, che vorrebbe sopravvivere, all’imminente “crash” del pianeta.
L’arma vincente dei giovani non è la leva economica o la clava degli scioperi, fossero pure violenti, bensì la cultura, la ricerca, l’innovazione.
Per quanto l’Italia sia messa molto male per il numero dei laureati, per l’alto numero di quanti emigrano perché nel Paese manchino le opportunità di lavoro, accade che piccoli segnali lasciano accesa una fiammella della speranza, che allo stare del credere, non si sa se catalogarla alla voce, “continuiamo a farci del male” illudendosi di trovare posto o spazio nell’asfittico ed egoistico mondo degli adulti o se invece siano da inserirli, nella cartella delle bozze, al file “progetti da sviluppare”.
Accade così che un programma della Fondazione Mondo Digitale e Microsoft abbia raccolto le sfide inclusive dell’intelligenza aumentata. Hanno tra i 15 e i 17 anni (la stessa età di Greta) i sei studenti, selezionati e nei giorni scorsi, hanno presentato a Milano al CEO Microsoft Satya Nadella i primi prototipi realizzati con applicazioni inclusive di intelligenza artificiale.
“Con l’intelligenza artificiale bisogna avere cervello” è lo slogan del corso su artificial intelligence che negli ultimi mesi ha appassionato oltre 12.000 studenti e docenti italiani. Disponibile sia in presenza, con laboratori interattivi, sia online, il percorso formativo fa parte del programma Ambizione Italia per la scuola, che consente a 250mila giovani e 20mila insegnanti di scoprire come le tecnologie stiano rivoluzionando con grande rapidità il modo di apprendere, vivere e lavorare.
“Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale contribuirà alla crescita dell’economia italiana con 135mila nuovi posti di lavoro ICT entro il prossimo anno. Con il programma Ambizione Italia per la scuola vogliamo contribuire alla formazione di una nuova generazione, pronta a cogliere le opportunità professionali offerte dalle nuove tecnologie, ma soprattutto in grado di sviluppare una coscienza critica e una forte attenzione etica e sociale”, ha detto Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale.
dall’esperienza di volontariato di una studentessa dell’Istituto Ettore Majorana di Brindisi è nato un progetto pensato per facilitare la comunicazione con i bambini con il disturbo dello spettro autistico.
PABLOBOT si chiama il robot realizzato a Brindisi, tra le aule della scuola superiore. Pablo è un pittore, capace di realizzare fantastici disegni e dipinti cercando di interpretare sentimenti e emozioni di chi ha di fronte. Se sei triste userà poche linee e colori freddi. Se registra emozioni positive, creerà immagini molto belle, vivaci e colorate. disegna e colora le emozioni.
Sognare, disegnare, colorare, sognare è il diritto eterno di ogni sensibilità che dinanzi a questo tempo grigio e insulso, chiuso nella incapacità di comunicare il bello, regala uno spicchio di futuro e che questo accada a Brindisi, ci meraviglia, ma infondo, non ci soprende!