Il Re Leone, le seconde possibilità di Walt Disney

I film revival della Disney sono diventati quasi, come ha detto qualcuno, un genere a sé. Ce ne sono talmente tanti e talmente tanto spesso che potremmo categorizzarli tutti insieme nella grande cartella “tentativi Disney di vincere facile”. Tra revival fatti bene e altri no, c’è adesso il Re Leone, grande classico di animazione uscito per la prima volta nelle sale nel 1994 che ebbe già allora un grande successo. Sembra che anche stavolta gli incassi al botteghino siano volati alle stelle, il film era già campione di incassi ancor prima di uscire in Italia, anche perché la partecipazione straordinaria di Beyoncè, molto amata negli Usa, ha dato al film quel tocco di attrazione in più.
Per chi non conoscesse la storia del Re Leone, questo sarebbe un’ottima occasione per farlo, perché questo film è se non identico, quasi uguale all’originale. L’unica differenza sono gli anni di innovazione tecnologica che la Disney porta sul groppone. Infatti, è stata usata una tecnologia paurosamente avanzata, che rende i personaggi e tutto il resto così realistico che a tratti si fa fatica a distinguere il digitale dal vero. Anche il termine “live action” con in quale il film era stato pubblicizzato è abbastanza errato, non si tratta di personaggi veri, animali in carne ed ossa, ma è come se lo fossero (è forse anche questo che aveva suscitato la curiosità del pubblico, vedere un leone vero che canta Hakuna Matata è di sicuro un’esperienza unica). Sembra che la grande casa di produzione di Walt Disney si stia raffinando sempre più nelle sue riproposizioni. E se pensavamo fosse finita qui ci sbagliavamo, a breve usciranno altri capolavori riproposti e ri-adattati al nuovo millennio.
Parlare di differenze dal film d’animazione è davvero difficile, se non altro perché la somiglianza è paurosa, le scene sono ricostruite spesso con una fedeltà assoluta, dalle inquadrature al testo. Gli animali sono sicuramente meno umani, vengono raccontati come farebbe un regista della National Geographic e spesso sono molto meno comici. Mufasa, il papà di Simba è il re della savana, fiero e gigantesco porta con sè un’aura di solennità molto piacevole. Ad essere penalizzati sono i cattivi: Scart, lo zio malefico è più fiero e meno reietto. Le iene, che nel cartone erano tanto isteriche quanto inquietanti, qui sono animali emarginati sì, ma non perdono la loro posatezza neanche quando si tratta di cedere al loro istinto più primordiale. Se nel cast inglese figurano come già detto, Beyoncè ma anche Elton John che ha collaborato alla colonna sonora, in quello italiano ci sono Marco Mengoni come voce di Simba ed Elisa che doppia Nala. Il risultato è notevole e, se forse la trama non ci regala niente di nuovo, almeno la colonna sonora forse sì.