Il riflesso di Babinski – Racconti al balcone

Una voce maschile con un marcato accento piemontese mi risveglia dal pisolino postprandiale: “Una lesione corticospinale dei fasci piramidali ha in comune con l’orgasmo maschile il riflesso di Babinski positivo, cioè lo sventagliamento delle dita del piede”. La didascalia in basso sullo schermo indica il relatore come Prof. Bertolacci Francesco Primario Neurochirurgo della prima clinica blablabla.
Questo Babinski non mi è nuovo, da un recesso della mia mente visualizzo una matita che parte dal tallone, segue l’arco plantare fino alla base dell’alluce e produce una istintiva flessione delle dita. Reminiscenze della mia passione per le trasmissioni sulla salute. Le seguivo sempre, prima di realizzare che molti degli argomenti trattati cominciavano a riguardarmi. Ho preferito l’ignoranza all’ipocondria. Non sapevo di questa particolare relazione con l’orgasmo maschile. Praticamente, il segnale del massimo godimento virile è una specie di ciao ciao fatto con i piedi, che potrebbe essere anche indice di una lesione neurologica. E poi dicono che le donne sono complicate…
Mi volto verso mio marito. Sono le quattro di un pomeriggio di maggio e ci godiamo il fresco del patio stravaccati sul dondolo con le gambe distese su uno sgabello, immersi nella visione passiva di un programma televisivo. Una specie di dipendenza. Abbiamo bisogno di un brusio di sottofondo prima di abituarci alla quiete della campagna dopo il caos della città. Mio marito ha piedi lunghi, con dita proporzionate e al momento immote. L’abbiocco ha colpito anche lui. Non ricordo di aver mai assistito ad un fenomeno come quello descritto, alla fine delle nostre performance erotiche. Per la verità non ricordo di avergli mai guardato i piedi in simili circostanze, neanche quando la gioventù ci garantiva posizioni più acrobatiche di quelle odierne, non meno appaganti ma certamente più caute. Siamo passati da “Nove settimane e mezzo” al modello Sting. Un Nirvana raggiunto attraverso la meditazione, che garantisce ore e ore di prestazione. Almeno così sostiene lui. Ci credo poco, alla durata. Penso c’entri più con una punta d’ernia, che con la pace interiore. Trovo più plausibile una lenta quiete dell’atto. Persino i ricchi e famosi, a un certo punto della loro vita, devono fare i conti con gli acciacchi. Il sesso, anche quello tantrico, diventa faticoso, col passare dell’età. Va centellinato. Come un rum scuro doc. Mi guardo gli alluci, poi allargo le dita. A destra ho un principio di cipolla. È di famiglia. Invece di ereditare il naso dritto di mio padre, mi è toccato il gene del dito storto di mia madre. Dovrò decidermi a operarmi, prima o poi. Varrà anche per le donne, lo sventolio delle dita? Forse ognuno di noi ha un segnale personale per indicare i momenti speciali. “Mi piace quando socchiudi gli occhi” mi sussurrava nell’orecchio mio marito, quando ancora eravamo sposini novelli e non dovevamo incontrarci in silenzio sotto le coperte, per timore di farci scoprire dai figli. Lo faccio ancora. Anche se per motivi diversi. All’inizio le palpebre si chiudevano per indicare il momento wow. Dopo qualche anno, ha preso il sopravvento uno sguardo torvo del tipo “Non ti azzardare a mollarmi proprio ora!”. Adesso, quando accade, è la stanchezza. Di solito reagisco alla corte di Morfeo imponendomi una scarica di adrenalina e spalancando gli occhi, sperando che mio marito non si accorga dell’attimo di défaillance. Ho una scusa pronta per entrambe le situazioni. Se mi addormento, la colpa è di Sting e se invece mi sorprende con l’occhio dilatato, posso affermare che sono stupita per la sua incredibile prestanza. Nessun uomo è insensibile all’adulazione se ha come argomento la sua virilità. Mio marito si stiracchia sulla poltrona. Muove le gambe. Cavolo! Eccolo lì, il riflesso di Babinski. Non me ne sono mai accorta, prima. Che cosa starà sognando? E soprattutto, chi? Una punta di gelosia comincia a solleticarmi. Mi sento una moglie disattenta. C’è qualche segnale che non ho colto? E se invece fosse sintomo di qualcosa di grave? Quel tale, Bertolacci, ha fatto riferimento a un danno spinale. Preferirei il tradimento a una malattia. Devo studiare una linea di azione. Fare domande che siano rivelatrici in un senso o nell’altro. “Devi aver fatto un bel sogno. Sorridevi…”. Se arrossisce o cambia discorso allora c’è un’altra di mezzo. “Queste poltrone sono scomode, non è venuto anche a te mal di schiena?”. Se ammette l’intorpidimento prenoto una visita dal medico. Devo decidere quale fare per prima. Si agita. Sussulta. Grida: “Goool” prima di mettersi a sedere di colpo. Allunga la mano alla ricerca del telecomando: “Perché non mi hai svegliato? È già cominciata la partita?”. Avrei dovuto pensarci. L’unico sommo piacere in grado di provocare il riflesso di Babinski in mio marito è la Juve.