Le epigrafi cittadine? Quasi tutte scomparse

di Gianfranco Perri

Molto ed in molti abbiamo ripetutamente detto e scritto, raccontando e stigmatizzando la pessima e triste vecchia abitudine dei brindisini, specialmente degli amministratori di turno di questa nostra città, di voler sempre “ricostruire” e soprattutto di voler “abbattere per ricostruire”: il teatro Verdi, la torre dell’orologio, il rione sciabiche, l’edificio del banco di Napoli, il parco della rimembranza, la fontanella dei giardinetti, etc., etc.

Ebbene, un capitolo meno noto, ma ugualmente riprovevole e triste, è quello dell’abbattimento o, quanto meno, della rimozione e puntuale smarrimento, delle epigrafi cittadine. Ed il riferimento non è certo alle epigrafi romane, o preromane, o altomedievali ma, è incredibile, alle epigrafi anche recenti, a quelle che i nostri bisnonni, o i nostri nonni, o i nostri padri, hanno letto o hanno, addirittura, loro stesso murato. Bene, la “carta canta” ma, anche, limita lo spazio, le pagine, le righe… e quindi, vengo al dunque. Perché sono state rimosse e non più diligentemente riposte, e quindi abbandonate ed in parte definitivamente smarrite, tante epigrafi cittadine? Dove sono andate a finire quelle tuttora introvabili? Le potremo mai riscoprire? Provo a fare qualche esempio, procedendo in ordine cronologico, all’indietro. Antonio Varisco, nacque a Zara il 29 maggio del 1927 e morì a Roma il 13 luglio del 1979, tenente colonnello dei carabinieri assassinato dalle Brigate rosse – terrorismo d’altri tempi, verrebbe da dire, ma purtroppo terrorismo altrettanto reale ed altrettanto doloroso – e medaglia d’oro al valor civile alla memoria.

L’11 maggio 2009, nell’Istituto G. Marconi di Brindisi fu scoperta una targa in sua memoria, in memoria di Antonio Varisco, che dai brindisini e dai Muli del Tommaseo, tutti suoi amici, era chiamato affettuosamente Tonci.

Questo il testo dell’epigrafe: ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE MARCONI DI BRINDISI IN RICORDO DEL TENENTE COLONNELLO DEI CARABINIERI ANTONIO VARISCO MEDAGLIA D’ORO AL VALORE CIVILE PER LA DIFESA DELLA COLLETTIVITA’ E DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE ROMA 13 LUGLIO 1979 BRINDISI 9 MAGGIO 2009 Sì, perché Tonci appartenne a quel folto gruppo di giovani studenti Dalmati e Giuliani che alla fine della seconda guerra mondiale furono accolti nel Collegio Navale di Brindisi e studiò fino a diplomarsi nel 1947 presso l’Istituto Commerciale Marconi di Brindisi. “Uno studente esemplare, un grande amico, un buontempone, che si distingueva nello sport e negli studi. Noi Brindisini, almeno quelli rimasti, ed i Muli del Tommaseo, lo ricordiamo con tantissimo affetto” – Enrico Sierra, 2009. Ebbene, come è noto, lo storico edificio dell’Istituto Marconi versa da alcuni anni in stato di abbandono, senza che la targa commemorativa di Varisco sia stata protetta, conservata e ricollocata in un’altrettanta degna sede.

Una situazione che, dati i tanti precedenti cittadini, desta non poca preoccupazione sul presente e, soprattutto, sul futuro dell’epigrafe. Nl corso della seconda guerra mondiale, anche Brindisi ebbe a soffrire un grande numero di vittime, militari e civili, e ben due militar brindisini meritarono di essere condecorati con la medaglia d’oro: Leonardo Ferrulli, tenente pilota nato a Brindisi il 19.1.1918 e Aldo Spagnolo, camicia nera nato a Brindisi il 15.5.1920. Ebbene, finita la guerra e proclamata la repubblica, due targhe marmoree furono affisse sulla parete dell’edificio del Banco di Napoli che affacciava su piazza Vittoria, a orgoglioso ricordo dei cittadini e a commemorazione di quelle tre medaglie d’oro brindisine. Poi, nel 1971, adducendo una supposta inefficienza funzionale di quel bel palazzo che, in perfetto stile liberty, era stato inaugurato dal re nel 1931, fu deciso di abbatterlo per sostituirlo con uno “più funzionale”. Le due targhe furono divelte ed in seguito se ne persero le tracce. Dopo tanti anni, il collezionista di antichità brindisine, Giancarlo Cafiero, si mise alla ricerca dell’epigrafe di Aldo Spagnolo e finalmente, pochi anni fa, la ritrovò in un deposito comunale: abbandonata, dimenticata, impolverata ed in parte frantumata. Fu così riportata alla luce, riparata ed affissa sulla facciata della palestra Galiano.

Questo il testo dell’epigrafe: BRINDISI MADRE DI EROI MARTIRI E SANTI ADDITA ALLE FUTURE GENERAZIONI ALDO SPAGNOLO MEDAGLIA DI ORO AL VALORE MILITARE ALLA MEMORIA ESPRESSIONE FULGIDA DELLA GIOVINEZZA EROICA ITALIANA ESEMPIO SUPERBO DI LEGGENDARIO ARDIMENTO MEMORE DEL SUO SUPREMO SACRIFICIO PER LA PATRIA 4 NOVEMBRE 1958 FRONTE GRECO 9-1 1941 La lapide di Leonardo Ferrulli fu invece ritrovata da Giuseppe Genghi, solo grazie alla fatalità, abbandonata ed irriconoscibile in un altro deposito comunale. Fu pazientemente diligentemente e gratuitamente restaurata da un artigiano brindisino del marmo e fu, finalmente, riposta presso la sede dell’Associazione arma aeronautica di via Nicola Brandi.

Questo il testo dell’epigrafe: PIÙ CHE SUL MARMO È INCISO NELLA GRATITUDINE DELLA PATRIA E NELL’ORGOGLIO DI BRINDISI IL RICORDO DEL NOBILE OLOCAUSTO DEL GIOVANE S. TEN. PILOTA DEL 4° STORMO CACCIA LEONARDO FERRULLI CADUTO IN COMBATTIMENTO AEREO PER L’ITALIA IL 5 LUGLIO 1943 LA SPOGLIA MORTALE SPLENDENTE DI 4 MEDAGLIE D’ARGENTO RIDISCESE DAI CIELI AUREOLATA DI MEDAGLIA D’ORO AL V.M. LO SPIRITO ELETTO RISALÌ NEI CIELI NELLA GLORIA DEGLI EROI Il 28 aprile del 1897, quando nell’elegante e sobrio edificio situato nel pieno centro della città al vertice tra corso Roma e corso Umberto I, costruito nella seconda metà dell’800 da Natale Pinto da cui prese il nome, era ospitato l’Hotel d’Europe, vi soggiornò il noto garibaldino e parlamentare repubblicano Antonio Fratti in attesa dell’imbarco per Corfù, dove era diretto per combattere al fianco degli ellenici nella guerra contro i turchi. In una delle sale del palazzo, il deputato originario di Forlì istituì un ufficio reclutamento di volontari disposti a partire e combattere con lui al seguito del generale Ricciotti Garibaldi. Imbarcatosi quindi da Brindisi con i suoi volontari, quattro giorni dopo essere sbarcato in Grecia, il 17 maggio, Antonio Fratti fu colpito al cuore e morì mentre era in trincea nel villaggio di Domokos in Tessaglia: fu il primo dei volontari italiani a perire nel conflitto. La notizia causò ovunque grande commozione e a Brindisi fu commissionata a Giovanni Bovio una epigrafe ed allo scultore Ettore Ferrari un busto marmoreo, opere poi collocate sulla facciata del palazzo sul lato di corso Umberto, inaugurate nel 1902. Poi, entrambe le opere marmoree furono rimosse nel 1928 per fare spazio ad una insegna voluta da un commerciante dell’epoca ed abbandonate in un deposito comunale e mai più ricollocate, quindi, apparentemente, purtroppo smarrite.

Questo il testo dell’epigrafe: IL 28 APRILE 1897 IN QUESTA CASA ALBERGÒ ANTONIO FRATTI QUANDO SPARGEA QUELLA FEDE CHE DAL TIROLO A DOMOKOS EBBE TERMINE LA SPERANZA E LA MORTE La settecentesca torre dell’orologio, nel febbraio 1956, fu ignominiosamente abbattuta per volere di quegli inqualificabili amministratori che all’epoca signoreggiavano la vita politica cittadina.

Ebbene, al secondo piano della torre, nel 1889 e nonostante il solido regime monarchico in vigore, fu murata dalla massoneria brindisina una lapide in omaggio al famoso politico repubblicano Giuseppe Mazzini con l’epigrafe seguente: A GIUSEPPE MAZZINI LA RICONOSCENZA DELL’UMANITÀ E DELLA PATRIA LA FAMIGLIA BRINDISINA TESTIMONIAVA A X MARZO MDCCCLXXXIX Quando la torre fu abbattuta, nessuno si preoccupò di preservarne i tanti cimeli, a cominciare dallo stesso orologio e, tanto meno, ci si preoccupò dell’epigrafe mazziniana. Unica eccezione la maschera di Crono, recuperata solo grazie all’impegno dei giovani di Archeo ed oggi conservata nel palazzo Granafei Nervegna. Nel 1483 i veneziani, con una flotta forte di 56 vele salpata da Corfù, sbarcati sulla spiaggia di Guaceto, occupate e saccheggiate Carovigno e San Vito degli Schiavoni – oggi dei Normanni – si diressero, capitanati da Giacomo Marcello, alla volta di Brindisi, piazzaforte aragonese, con il proposito di occuparla. E allora? Fino a quando in questa nostra bistrattata città si continuerà a maltrattare, disdegnare, trascurare e finalmente cancellare ogni elemento, piccolo o grande, prominente o secondario, che rimanda al passato prossimo o remoto che sia, e solo perché non rispondente all’utile misurato con il metro del rendiconto del tangibile immediato? È ormai giunto il momento di richiamare l’attenzione sul rischio che si possa finire con il perdere del tutto e irrimediabilmente la memoria storica della nostra città. È tempo di cambiare marcia! La storia e la città con le sue future generazioni, certamente ne rimarrebbero molto grate, perché – dovrebbe esser cosa alquanto nota – “la rimozione del passato corrisponde inesorabilmente alla rimozione del futuro”.

E così concludo: «Il recupero della memoria storica deve rappresentare il momento fondamentale di ogni esperienza civica. La consapevolezza del nostro passato qualifica il rapporto con la città. Il corredo di testimonianze a noi vicine, alcune ritrovate e altre perdute o recuperate, sono tratti di un’identità alla quale una comunità ha il dovere di conformarsi allorché progetta il suo futuro» – Domenico Mennitti, 2005.